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 2015  gennaio 06 Martedì calendario

«Mio padre fu candidato al Colle con un voto segreto di grandi elettori e parlamentari nella Dc. Una cosa simile alle primarie. Poi, però le schede furono bruciate». Parla Mario Segni, figlio di Antonio, presidente della Repubblica dal 1962 al 1964. L’uomo dei referendum parla anche di Porcellum, Mattarellum e Italicum

«Mio padre? Si potrebbe dire che venne scelto, come candidato al Quirinale, con le primarie». 
Mario Segni è figlio di Antonio, che fu Presidente dal 1962 al 1964, dimissionario per motivi di salute. Le primarie? 
«Qualcosa del genere. Il segretario della Dc, Aldo Moro, decise di designare il candidato del partito attraverso un voto segreto dei parlamentari e dei grandi elettori Dc». 
Chi erano i concorrenti? 
«Non ricordo, le schede furono bruciate». 
Suggerimento per Renzi, le primarie per il Quirinale? 
«Le condizioni mi sembrano assai diverse. Situazione sparpagliata, il Pd ha bisogno di poter cambiare in corsa». 
Mario Segni è l’uomo dei referendum elettorali: quello del ’93 portò in Italia il sistema maggioritario, due grandi poli. Cosa pensa della legge elettorale in discussione? 
«Nella migliore delle ipotesi, staremo un po’ peggio che dopo quel referendum. Ci sarà una forte spinta alla stabilità, ma un buco grande come una casa sulla rappresentatività: si mantiene un Parlamento in gran parte di nominati, il peggio del “Porcellum”». 
A causa dei capilista decisi dai partiti? 
«I collegi saranno cento: con i sondaggi di oggi l’unico partito che supera i cento deputati sarebbe il Pd, che nominerebbe in ogni caso cento capilista. Gli altri partiti nominerebbero solo capilista. In totale, almeno 380 nominati, ben oltre metà». 
Liste bloccate mascherate? 
«Avremo una democrazia stabile in mano a partiti o gruppi di potere. Non certo una democrazia moderna». 
Chi ha voluto questo sistema? 
«Si è sempre detto che Berlusconi sia il più interessato a decidere gli eletti. Ma Renzi, su questo tema, mi pare non abbia neanche provato a cambiargli le idee». 
L’alternativa sono le preferenze? 
«L’alternativa è quella votata dagli italiani col referendum del ’93». 
Il «Mattarellum»? 
«Lo spirito del referendum fu annacquato con il 25 per cento dei seggi “proporzionali”. Ma la sostanza era: collegi uninominali». 
Un candidato per ciascun partito, un solo vincitore. 
«Sì, e quei candidati dovrebbero essere scelti con le primarie: molto potere agli elettori». 
Renzi afferma che con la nuova legge «chi vince governa». 
«Io ho portato in Italia il maggioritario e venti anni dopo dico: fu un grande passo avanti, ma non basta. In un sistema parlamentare il governo non ha mai forza ed efficacia necessarie». 
Dunque? 
«Ci vuole un sistema presidenziale, il governo eletto direttamente dai cittadini». 
In Italia si abbina il presidenzialismo ai pericoli autoritari. 
«Oggi è più probabile una deriva autoritaria proveniente dal caos che dal presidenzialismo». 
Renzi ha voluto il premio di maggioranza per la lista e non per le coalizioni. 
«È giusto, ma neanche questo ci garantisce stabilità: anche in questi giorni assistiamo a cambi di casacche e creazioni di gruppetti, il trasformismo è vivo». 
La legge elettorale deve essere approvata prima dell’elezione del presidente della Repubblica? 
«Renzi avrebbe dovuto varare la legge elettorale immediatamente dopo “il patto del Nazareno”, senza andare al governo e senza imbarcarsi in riforme costituzionali. Ora co-munque prima si approva e meglio è». 
Ci sarà un referendum contro l’Italicum? 
«Nel ‘93 c’era la sensazione nel Paese che si potessero cambiare le cose, la vittoria del maggioritario arrivava da un’ondata di speranza. Oggi fiducia e speranza sembrano svanite».