Corriere della Sera, 2 gennaio 2015
Cuba 1962 e Ucraina 2014. Crisi militari a confronto
Può chiarirci se, a suo parere, esistano analogie tra la crisi dei missili a Cuba e presenze militari occidentali in Ucraina, dove la crisi è manifesta, o altri Paesi confinanti con la Russia? Non per il contesto internazionale, totalmente diverso, bensì ragionando in ordine a soluzioni e conseguenze.
Mario Carzana
Caro Carzana,
Ho già accennato a questa analogia in altre circostanze. Nel 1962 gli americani scoprirono che l’Urss stava costruendo rampe missilistiche in territorio cubano e reagirono con un blocco navale nel mezzo dell’Atlantico per impedire alle navi sovietiche di raggiungere l’isola. Il blocco è una misura estrema che precede generalmente l’inizio di un conflitto. Se le navi sovietiche avessero invocato la libertà dei mari e cercato di raggiungere Cuba, vi sarebbe stata una guerra. È possibile confrontare il tentativo d’installare missili sovietici a Cuba con il colpo di Stato che costrinse alla fuga il presidente ucraino Viktor Janukovic?
Per molti aspetti sì. Al vertice della Nato, a Bucarest nel 2008, il presidente Bush ha proposto l’ingresso dell’Ucraina e della Georgia nella Nato. Più recentemente gli Stati Uniti hanno stanziato 5 miliardi di dollari per finanziare progetti destinati a consolidare il processo democratico ucraino. Durante le dimostrazioni di Kiev, mentre la folla chiedeva le dimissioni di Janukovic, l’assistente Segretario di Stato per l’Europa Victoria Nuland è apparsa su piazza Maidan per distribuire pane e rincuorare i manifestanti.
Nel caso della crisi ucraina non vi è apparentemente un problema di missili, come in quello della crisi cubana nel 1962. Ma gli Stati Uniti hanno già denunciato da più di un decennio il trattato stipulato con l’Urss nel 1979 sulla limitazione dei missili anti-missili che ciascuno dei due Paesi avrebbe avuto il diritto d’installare. I missili, in questo caso, sono gli intercettatori che gli americani intendono collocare in Polonia e in altri Paesi dell’Europa centro-orientale. È davvero sorprendente che la Russia abbia cercato di evitare l’accerchiamento facendo leva sulle popolazioni russe della Crimea e del Donbass.
Ancora una osservazione, caro Carzana. Il 23 dicembre il Parlamento di Kiev ha deciso di abolire la legge con cui, nel 2010, dopo il Vertice di Bucarest del 2008, aveva ribadito la neutralità militare del Paese. È un altro passo verso la Nato, una iniziativa inevitabilmente destinata a peggiorare i rapporti delle democrazie occidentali con la Russia.