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 2015  gennaio 02 Venerdì calendario

È la compagnia di navigazione greca che fece salire sul Norman Atlantic più persone e mezzi di quelli che risultavano dai documenti di bordo. «Una cosa è la colpa nautica, un’altra quella commerciale». La difesa di Comazzi

La risposta più lunga alla domanda più scontata. E cioè: cosa prevede la procedura in caso di incendio? Il comandante Argilio Giacomazzi è entrato in mille dettagli. Ha spiegato dei sensori antifumo, per incominciare. «Inviano il segnale che viene ricevuto in una postazione precisa dove c’è qualcuno che controlla e che riferisce al comandante, il quale manda immediatamente un componente dell’equipaggio della squadra antincendio a controllare di che si tratta. A seconda della gravità il comandante impartisce i primi ordini e fa scattare l’allarme che però in un primo momento riguarda soltanto il personale di bordo perché la situazione potrebbe anche essere controllabile con i mezzi di bordo e in quel caso è inutile rischiare il panico». 
Il Norman Atlantic non faceva eccezione. Procedura standard. Il comandante ha ricostruito accanto al suo avvocato Alfredo Lonoce e davanti al pm Ettore Cardinale ogni passaggio, compresi quelli che in qualche modo non gli tornano perché sono fuori dalle regole. Uno su tutti: le scialuppe. «Il traghetto ne aveva a disposizione quattro, ciascuna delle quali poteva ospitare 150 persone» ha spiegato Giacomazzi. Ce n’era a sufficienza per salvare tutti, in teoria. «Ma quando il calore ha rotto gli oblò le fiamme sono fuoriuscite da un lato e con il vento forte che c’era hanno raggiunto due delle lance, distruggendole». Ne rimanevano altre due. «Ho dato l’ordine di approntarle» ha detto il comandante al pubblico ministero, «ma non ho mai dato nessun ordine di ammainarle (calarle in mare ndr )». 
Prima di farlo era necessario assicurarsi che tutti avessero il salvagente addosso, che l’equipaggio potesse stabilire chi far salire a bordo seguendo la regola delle priorità: bambini, donne, malati, anziani e infine uomini. 
Quindi l’ordine era: «Approntatele e distribuite i salvagente prima di calarle in mare». La squadra che doveva distribuire i salvagente era al ponte 5 che però si è surriscaldato troppo rendendo impossibile l’operazione. Da qui il passaggio della gente a bordo sul ponte 6. Ed ecco cosa ha raccontato il comandante a questo punto: «Mentre venivano distribuiti i salvagente al ponte 6 qualcuno ha calato in mare una scialuppa senza che io l’avessi ordinato». Chi l’ha fatto deve aver utilizzato il sistema manuale, così la scialuppa – con a bordo soltanto una cinquantina di persone – è caduta in mare pesantemente. 
È stato qualcuno dell’equipaggio? Oppure qualche passeggero fra quelli più esagitati e nel panico? «Su una scialuppa di salvataggio», ha spiegato Giacomazzi nel suo verbale, «possono salire al massimo tre componenti dell’equipaggio». E ha detto che si, ce n’erano «almeno tre» anche su quella. «Almeno tre», quindi probabilmente anche di più. Marinai che adesso dovranno rispondere di quell’operazione. 
«In quella situazione il comandante non poteva certo stare a bada delle lance di salvataggio» si è difeso Giacomazzi. «Dovevo occuparmi della stabilità del traghetto». Ha raccontato che il fuoco ha raggiunto la sua cabina, che sono andati distrutti i documenti di bordo come il giornale nautico e che il fuoco è arrivato fino alla plancia di comando. Ha rievocato ore di angoscia e di attesa mentre si aspettavano i soccorsi, ha spiegato che dalla Grecia non sono arrivate risposte al suo chiedere aiuto. Quindi ha aggiunto: «Una cosa è la colpa nautica, un’altra quella commerciale». Riferendosi al fatto che la Anek, la compagnia di navigazione, possa aver fatto salire sul traghetto più persone e mezzi di quelli che risultavano dai documenti di bordo. Infine, ha definito i ruoli di ciascuno dei suoi uomini. E ha abbracciato l’ammiraglio che ha partecipato all’interrogatorio. Un abbraccio liberatorio, la conferma che non è solo una sua convinzione: lui ha fatto tutto per salvare la Norman Atlantic e il suo carico umano. 
Fuori verbale, ieri il comandante ha ripetuto: «Ho fatto il mio dovere, nessun eroismo. Mi ha fatto molto male che ci siano state delle vittime, quello che è successo è una tragedia, ma mi dico che chi ha seguito le istruzioni che abbiamo dato, chi ha ascoltato le nostre indicazioni nel lasciare la nave si è salvato, purtroppo in quei momenti il panico può spingerti ad azioni incontrollate». E ancora: «Non volevo lasciare la nave, quando sono stati portati a terra tutti, passeggeri e equipaggio, sono rimasto con alcuni ufficiali della Marina e ho insistito per provare a condurre la nave in porto come era nelle mie consegne, ma il Norman Atlantic era ingovernabile e alla fine ho ceduto alle insistenze dei militari: dovevamo abbandonare la nave. È un passo duro per un comandante».