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 2014  dicembre 31 Mercoledì calendario

Lo sfogo del papà del piccolo Loris: «Tutti parlano di Veronica ma nessuno ricorda il mio bambino. Mi viene un groppo in gola ogni volta che vedo i suoi giochi, i suoi vestiti, le sue cose... Era meraviglioso»

C’è un tempo per vivere e uno per ricordare e ormai è più di un mese che Davide Stival non vive più. Lascia che i giorni passino quasi senza di lui, fermo all’esatto momento in cui ha saputo che suo figlio Lorys era morto. Strangolato e buttato giù in un canale. Fino a quel punto era vita, dopo è stato tempo che gli è passato accanto. Un tempo disperato.
«Mi viene un groppo in gola ogni volta che vedo i suoi giochi, i suoi vestiti, le sue cose....». Evocare anche il più piccolo dettaglio è diventata una sofferenza. Fare le stesse scale che faceva lui, muoversi negli stessi spazi, vedere un compagno di scuola, una maestra... Non che gli serva avere qualcosa o qualche amichetto di Lorys per pensare a lui. «È come se fosse sempre qui con me, ce l’ho accanto da mattina a sera e so che non mi lascerà mai».
Ogni santo giorno è una fatica da superare, «soprattutto per l’altro piccolino che ha bisogno di me» ripete Davide, quasi che farcela per se stesso non sia una possibilità contemplata. Il figlio ucciso e la moglie in carcere con l’accusa di essere l’assassina lo fanno barcollare ogni volta che ci pensa. Ma cerca di stare in piedi come può, «per il fratellino che Lorys adorava», dice a Daniele Scrofani Cancellieri, l’avvocato (ormai un amico) che ha scelto per farsi accompagnare nella parte giudiziaria di questa storia nera.
Lunedì, a un mese esatto dall’omicidio di Lorys, Davide ha passato due ore nello studio del legale per parlare dell’udienza di oggi davanti al tribunale del riesame di Ragusa: quella che dovrà decidere se sua moglie Veronica rimarrà in carcere oppure no. «Ho il dovere di dirti che i giudici potrebbero anche scarcerarla» si è sentito dire. Ma sembrava che quell’ipotesi quasi non lo interessasse, non c’era nessuna ansia all’idea che Veronica possa davvero tornare a casa. Se succederà si vedrà al momento come fare.
È come se, comunque vada a finire, per lui niente possa cambiare: ha preso le distanze e le manterrà, fino a prova contraria, cioè fino a quando qualcosa di nuovo non gli farà cambiare idea. E questo vale anche per una ipotetica prossima visita in carcere: «Adesso no ma non lo escludo in futuro» ha sempre detto Davide.
Nelle ultime due settimane si sono moltiplicate le voci innocentiste che vorrebbero Veronica libera o che la sostengono via Internet. Ma a Davide tutto questo sembra scivolare addosso. «Veronica, sempre Veronica... solo di quello sanno parlare» si è sfogato con l’amico avvocato. «Sento sempre quel nome, e le telecamere, e il percorso, e facebook....Io non voglio dire più niente su questi argomenti. Mi sembra quasi che si parli sempre di altro e che nessuno si ricordi più di Lorys. Aveva otto anni, era un bambino meraviglioso e come tutti i bambini aveva cassetti pieni di sogni. Adesso di lui e dei suoi sogni non è rimasto più niente e per me la sola cosa giusta da fare è non dimenticarlo. Nessuno dovrebbe dimenticarlo. I miei pensieri vanno a lui, soltanto a lui».
Ed è per lui, Lorys, «l’emozione indescrivibile» raccontata sempre all’avvocato nell’incontro dell’altro giorno. «Mi ha commosso moltissimo – gli ha detto Davide – quando il campione italiano di taekwondo ha dedicato la sua medaglia d’oro al mio bambino». «Questa vittoria è per Lorys» aveva annunciato il 21 dicembre Leonardo Basile salendo sul podio nazionale per l’undicesima volta. Leonardo taekwondoka, proprio come Lorys. Che aveva fatto di quell’arte marziale e della palestra a due passi da casa sua, il suo secondo mondo. Quello in cui sembrava trovare mille energie malgrado fosse così piccolo e magro, quello che gli consentiva di mettersi in posa sorridente con addosso la corazza dei combattimenti per scattare una foto da mandare a papà via WhatsApp. «Quando penso a lui e a dove può essere in questo momento mi piace immaginarlo da qualche parte, in un luogo bellissimo, mentre si allena felice, com’era quando lo faceva nella palestra di Santa Croce».
Tutto lì, a Santa Croce Camerina: la palestra dei sogni di Lorys e il Vecchio Mulino dove l’hanno trovato morto, nel canale. Era il 29 novembre, per Davide era una vita fa. Quella in cui viveva e non si lasciava vivere, come fa adesso. Non era ancora il tempo dei ricordi.