Corriere della Sera, 31 dicembre 2014
Oroscopo 2015. Nel cielo, il grande libro in cui leggere non solo i movimenti degli astri, ma il senso del loro destino. Da Galileo e Newton che ci sbarcavano il lunario, allo scettiscismo sarcastico di Leopardi. Storia di un’illusione
«Robin, guarda i segni del cielo. Certamente significano qualcosa, anche se non so che cosa». Di fronte allo spettacolo della volta stellata, parla così nientemeno che il severo Oliver Cromwell che si rivolge a chi ha perso una persona cara in una delle tante battaglie del suo esercito. Da millenni gli esseri umani hanno fatto del cielo il grande libro in cui leggere non solo i movimenti degli astri, ma il senso del loro destino. Astronomia e astrologia sono nate insieme, due discipline «gemelle» dall’antica Mesopotamia alla nostra modernità, quando i nuovi «filosofi della natura» (il termine «scienziati» non era ancora in uso) come Galileo, Cartesio e Newton non sdegnavano di compilare oroscopi, proprio quando facevano a pezzi l’antica cosmologia geocentrica che costituiva il quadro concettuale più adatto per le predizioni degli astrologi! Era soprattutto un modo di guadagnare prestigio presso i potenti o addirittura di sbarcare il lunario, come talvolta ammettevano con singolare franchezza. Ma un gigante della scienza come Isaac Newton non nascondeva di apprezzare quella che allora era nota come «astrologia giudiziaria»: in breve, il tentativo di calcolare dalle configurazioni celesti il futuro non solo di personaggi importanti, ma di regni e repubbliche e forse dell’intera civiltà. Lo scetticismo sarebbe venuto dopo, come testimonia lo stesso Giacomo Leopardi che nella sua giovanile Storia dell’astronomia non risparmiava il sarcasmo per i compilatori di oroscopi, che altro non erano che venditori di illusioni. Ma il voler fare a meno delle illusioni non è a sua volta... un’illusione? Il gioco degli oroscopi rivela più di un aspetto della nostra psicologia, cioè del nodo di passioni che la razionalità talvolta controlla, ma non abolisce; e rappresenta una traccia di una nostalgia del cielo che qualunque rigida concezione del sapere non può cancellare.