Corriere della Sera, 31 dicembre 2014
Alexander il re, il finto trader che incideva i volti delle donne con le sue iniziali e le costringeva a dimagrire. Follie e ossessioni di un palestrato che voleva spostare sempre più in là i limiti dei suoi deliri di macho
Bisogna ripartire da due scene.
Ora di pranzo di lunedì, aula delle direttissime del Tribunale. Martina indossa un pile verde, il volto sporcato dalla notte dell’arresto, l’avvocato le parla sottovoce, prova a convincerla in ogni modo: «Devi avvalerti della facoltà di non rispondere. Prima dobbiamo studiare le carte». Lei rifiuta, ostinata, vuole rispondere. Per un solo motivo: gridare di fronte al giudice che Alexander non c’entra nulla nell’aggressione con l’acido. Lo fa poco dopo: «La responsabilità è tutta mia». Nega l’evidenza: la mossa processuale non potrebbe essere più sbagliata, ma a lei non interessa nulla di sé, della sua sorte, vuole solo proteggere lui. Sacrificarsi per lui.
Poco dopo tocca ad Alexander. Lui non risponde. Declina solo le sue generalità e la professione. Dice: «Lavoro in Borsa». Non è vero. Fa solo un po’ di trading online di fronte al suo computer, in casa. Ma si presenta al giudice come broker finanziario. Un altro tassello del delirio d’onnipotenza impastato di narcisismo che trasuda dalle sue foto su Facebook : palestrato, tatuaggi che riproducono profonde ferite sulle spalle, tra messaggi di donne che lo fomentano tra un «quanto sei bello» e un «quanto sei sexy».
Ecco, poi c’è il lato nero. In casa i poliziotti gli trovano due coltellacci da combattimento, un tirapugni, una bottiglia di cloroformio, un bisturi che lui giustifica così: «Alcune ragazze mi chiedono di incidere le mie iniziali sul loro corpo. È un reato?».
A casa ha una moglie, da 7 anni. Nel suo stesso stabile, ha la residenza sua madre, che è proprietaria di tutto il palazzo e di altri appartamenti in giro per Milano, un piccolo impero immobiliare gestito attraverso quattro società. Alexander, nato a Munster (Germania), vive di queste rendite. Nel 2013 s’è anche candidato alle elezioni regionali in Lombardia per la lista «3L», movimento fondato da Giulio Tremonti. Di quell’avventura resta un «santino» da campagna elettorale con la cravatta e la faccia sbarbata da bambolotto, il Duomo sullo sfondo. Risultato: una manciata di preferenze, qualche amico e poco più.
E poi c’è ancora il lato nero. Le relazioni con le donne che diventano ossessione di possesso (così è stato con Martina). S’erano conosciuti in discoteca. «Una ragazza con gravi fragilità emotive che ha incontrato la persona più sbagliata», sintetizza un investigatore. I genitori di lei, due professori di matematica che vivono a Bollate, a Nord di Milano, l’avevano conosciuto. Alexander s’era fatto vedere a casa della ragazza. Hanno raccontato: «Da quando è iniziata questa storia i suoi risultati all’università sono peggiorati giorno dopo giorno. E poi è dimagrita moltissimo». Perché il sentiero sottile come una lama sul quale lei ha iniziato a camminare seguiva l’ansia continua di compiacere il suo Alexander the king (come si presenta su Facebook ). «Era lui a volere che dimagrisse perché doveva avvicinarsi ai suoi canoni di fisico sportivo», ha raccontato il padre di Martina.
Pezzi di storia di un piccolo re narciso che ha bisogno di «nemici», di vivere anche le relazioni sentimentali come una competizione, di affermarsi attraverso l’esibizionismo. Pietro, quel ragazzo che ora ha il volto sfigurato dall’acido, non poteva avere idea di questo gorgo in cui era entrata la sua ex compagna del liceo bene di Milano, il Parini, con cui aveva avuto una piccola storia. Dopo aver detto a Martina di staccarsi da quel tipo, il ragazzo che studia negli Stati Uniti ha ricevuto qualche messaggio da Alexander: «Facciamogliela pagare insieme a quella là», gli diceva. Scendeva nell’intimità estrema e sadica del loro rapporto; sosteneva di poterglielo dimostrare con delle fotografie. Perché? Forse solo per spostare sempre più in là i limiti dei suoi deliri di macho.