Libero, 31 dicembre 2014
Le nuove rotte degli immigrati nell’Adriatico. Si pensava che il flusso migratorio dall’Est si fosse arrestato dopo gli arrivi in massa dall’Albania degli anni Novanta. E invece emerge la realtà di uno sporco traffico di esseri umani che aggira i sistemi di sorveglianza, ormai tutti puntati verso l’Africa
C’è un fronte scoperto sulla costa del Mare Adriatico. Si pensava che il flusso migratorio dall’Est si fosse arrestato dopo gli arrivi in massa dall’Albania degli anni Novanta. E invece emerge la realtà di uno sporco traffico di esseri umani che aggira i sistemi di sorveglianza, ormai tutti puntati verso l’Africa.
Occorrono organizzazioni criminali di livello internazionale, non semplici scafisti, per riempire di profughi una nave mercantile come la Blue Sky M, battente bandiera moldava, che ieri ha lanciato l’sos al largo dell’isola di Corfù, mentre stava dirigendosi verso la Croazia, e poi ha cambiato rotta, puntando la prua verso le coste pugliesi. Secondo gli organi d’informazione greci, a bordo del cargo alla deriva si troverebbero circa 400 clandestini, oltre a un numero imprecisato di persone armate. Altre fonti riferiscono di 500 persone, ma le autorità ne ipotizzano addirittura 600.
Tutti gli sforzi di Italia ed Unione Europea si concentrano sulle coste siciliane, per accogliere i barconi partiti dalla sponda meridionale del Mediterraneo. E non c’è un sistema d’allarme sufficientemente efficace puntato verso Est. I controlli avvengono via terra, come dimostra l’attività della polizia di frontiera del 2014. Nella sola zona di Udine, negli ultimi dodici mesi, sono stati rintracciati 1.812 clandestini. Nello stesso periodo, il Settore Polterra di Trieste ha stroncato due associazioni, una composta da afghani, albanesi e romeni e l’altra prevalentemente da ungheresi, che favorivano, attraverso la cosiddetta «rotta balcanica», l’ingresso illegale in Italia di clandestini provenienti dal Corno d’Africa, dall’Afghanistan e dal Maghreb. Altre due operazioni sono state concluse dalla polizia giudiziaria in cooperazione con le polizie di Slovenia, Germania, Croazia, Serbia e Ungheria, portando all’arresto di 13 «passeur» e a bloccare oltre 300 clandestini.
È un impegno gravoso, importante e indispensabile da parte delle nostre forze dell’ordine. Ma non basta, perché spuntano sempre nuovi mercanti di esseri umani, apparentemente imprendibili e insospettabili come il personaggio di Keyser Söze nel film «I soliti sospetti».
Del loro business, non si occupano certo le ong come Amnesty International che, meno di due settimane fa, in occasione della Giornata internazionale dei migranti, si è limitata a puntare l’indice contro il pericolo del razzismo e della xenofobia perché «nel 2014 in Europa si è assistito a un profondo aumento dei sentimenti anti-immigrazione, di cui ha beneficiato l’estrema destra nelle elezioni locali, nazionali e per il Parlamento europeo».
È la denuncia di una parte del problema, quella visibile nell’aumento del numero delle persone che «per fuggire dalla guerra, dall’instabilità e dalla povertà, hanno intrapreso viaggi pericolosi nel tentativo di raggiungere l’Europa». Sulle mafie che si alimentano con il fenomeno delle migrazioni, non si dice nemmeno una parola.