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 2014  dicembre 31 Mercoledì calendario

Record al ribasso per il Btp. Il Tesoro ieri non ha avuto problemi a collocare circa 7,3 miliardi di nuovi titoli di Stato a scadenza medio lunga. Rilevante in particolare è stato il rendimento medio a cui sono stati piazzati i 2,846 miliardi di euro di nuovi Btp decennali: 1,89 per cento

Effetto Grecia non pervenuto all’ultima asta di titoli di Stato del 2014. Ieri il Tesoro non ha avuto problemi a collocare circa 7,3 miliardi di nuovi titoli a scadenza medio lunga. Rilevante in particolare è stato il rendimento medio a cui sono stati piazzati i 2,846 miliardi di euro di nuovi BTp decennali: 1,89 per cento. Mai infatti il costo di rifinanziamento del debito italiano sul mercato primario è stato tanto basso sulla scadenza strategica dei 10 anni. Alla precedente asta di novembre il tasso era stato del 2,08 per cento. Non particolarmente elevata la richiesta visto il periodo festivo: la domanda è stata pari a 1,28 volte contro un rapporto di copertura di 1,58 volte del precedente collocamento. Meglio da questo punto di vista è andata per gli altri due titoli in asta ieri: il CCTeu con scadenza dicembre 2020 e il nuovo BTp a 5 anni. Del primo ne sono stati piazzati per un valore di 1,5 miliardi ed un tasso sceso dall’1,1 allo 0,96 per cento. Per il titolo quinquennale il tasso è leggermente risalito passando dallo 0,94 allo 0,98 per cento. Il Tesoro ne ha piazzati per un ammontare pari a 2,846 miliardi di euro.
Il buon esito delle aste del Tesoro testimonia come il rischio di un effetto contagio dalla Grecia, che dopo la mancata elezione del presidente della Repubblica andrà al voto anticipato il prossimo 25 gennaio, sia contenuto. Almeno per il momento. Questo in parte è dovuto alla rete di sicurezza della Bce su cui i mercati sanno di poter contare. E in parte a un ridimensionamento della percezione del rischio legato a una possibile vittoria di Syriza. Se è vero che il partito di Tsipras rigetta in toto l’austerity è vero anche che un’uscita uscita della Grecia dall’euro non è nei suoi programmi. Diversi osservatori hanno poi fatto notare che, prendendo per buoni gli ultimi sondaggi, difficilmente Syriza sarà in grado di ottenere un numero di seggi tale da governare da sola. Più facile pensare a una coalizione con partiti della sinistra moderata che, comprensibilmente, potrebbero ammorbidire le posizioni più estreme di Tsipras.
Certo le incognite sul tavolo non mancano ma per il momento i mercati non sembrano temere un «effetto contagio» preferendo concentrarsi sulle prossime mosse della Bce. La scommessa è quella di un piano di acquisti di titoli di Stato (QE). Una mossa che, negli obiettivi della Bce, dovrebbe contrastare la flessione dei prezzi in atto in Europa. Flessione che non sembra arrestarsi. Lo dimostrano gli ultimi dati sull’inflazione pubblicati ieri dalla Spagna: a dicembre il calo è stato dell’1,1%, ben oltre il -0,7% atteso dal mercato. Questo ha alimentato le aspettative di un intervento della Bce giustificando gli acquisti che ieri si sono visti su tutti i principali titoli di Stato del Vecchio Continente. Il tasso del BTp decennale è tornato sui minimi storici toccando quota 1,88% mentre il differenziale di rendimento con l’analogo Bund tedesco è sceso in giornata fino a 130 punti per chiudere a quota 134.
Questa forte propensione al rischio non ha interessato le azioni. Ieri le principali Borse europee hanno chiuso in calo per effetto dell’ondata di vendite tornata a colpire le azioni delle società petrolifere. Sulla scia dei nuovi ribassi del prezzo del petrolio (vedi articolo nella pagina a fianco) l’indice settoriale europeo è arrivato a perdere oltre il 2 per cento. Negli ultimi 6 mesi il settore Oil & Gas europeo si è svalutato di oltre il 23 per cento.