Il Messaggero, 31 dicembre 2014
Giovanni, Carmine e Michele, i tre camionisti dell’Eurofish che non dovevano essere sulla maledetta Norman Atlantic. In Grecia erano andati perché con i loro camion dovevano portare a Napoli il pesce da vendere per le festività di Capodanno
Non era il traghetto su cui avevano programmato di salire. Non dovevano essere lì spaventati dalle fiamme divampate dai garage della Norman Atlantic, disperati su una scialuppa, mentre Carmine gridava dal cellulare alla moglie Maria «la nave sta bruciando, sono riuscito a salire su una scialuppa», morti quando un’onda li ha travolti. Non ci dovevano essere, non era previsto, ma l’avaria di un aereo ha causato un effetto a catena che è terminato con la morte di Giovanni Rinaldi, 34 anni, Carmine Balzano (anche se il suo corpo non è stato ancora riconosciuto ufficialmente), 55, e Michele Liccardo 32. E forse è stato anche un errore fatale quello di correre a cercare un gommone, perché quasi tutti coloro che sono rimasti sul traghetto si sono salvati. In Grecia erano andati perché con i loro camion dovevano portare a Napoli il pesce da vendere per le festività di Capodanno.
IL VOLO PER LA GRECIA
È il 26 dicembre quando i camionisti, tutti dipendenti della ditta Eurofish, salgono su un aereo. Funziona così: prima si inviano i camion i Grecia, le cui celle frigorifere vengono caricate di pesce. Poi, con un volo dall’Italia, arrivano i camionisti. Quando partono sono in quattro, perché l’effetto a catena del destino ha risparmiato la vita a uno del gruppo. «Ci dispiace, per un’avaria tecnica siamo costretti a tornare indietro», spiega il comandante dell’aereo poco dopo il decollo. I quattro napoletani, delusi, sono costretti ad aspettare un altro volo. Pensano sia un normale contrattempo, ma è da lì che comincia tutto. «Faremo tardi, al ritorno forse dovremo prende un altro traghetto», si dicono. Quando finalmente atterrano in Grecia corrono a recuperare i Tir con il pesce e poi via verso il porto di Igoumenitsa perché, come fanno di solito vogliono salire sul traghetto della Superfast diretto a Bari. Uno dei quattro è più veloce, c’è la fa, sale su quell’imbarcazione e, senza saperlo, evita l’inferno della Norman Atlantic.
Gli altri tre Giovanni, Carmine e Michele no. «Vabbuò», si dicono, prendiamo l’altro traghetto, quello per Ancona. È lì che si trovano quando scoppia l’incendio, lì dove non sarebbero mai stati se l’aereo non avesse avuto il problema tecnico, o se solo fossero arrivati qualche minuto prima, come il quarto collega, e avessero preso il traghetto per Bari. All’alba sentono l’odore del fuoco, vedono il fuoco, scappano, restano uniti, sono tra i primi a salire su una scialuppa, la gettano in mare e pensano di potercela fare. Sono tutti e tre sposati, hanno dei figli, pensano ai familiari che in Italia si preoccuperanno per loro. Fino a quando i cellulari trovano segnale e la batteria resiste, telefonano a casa. Racconta Enzo Spina, cognato di Carmine Balzano (sposato, padre di tre figli, un contratto breve dopo un periodo di disoccupazione): «Per lui sarebbe stato l’ultimo viaggio.
«SOCCORSI IN RITARDO»
Quando sono saliti sulla scialuppa hanno chiamato. Carmine ha parlato con la moglie, mia sorella, e le ha detto dell’incendio e che loro si erano messi in salvo. Poi è andata come è andata. Hanno chiamato anche con il loro titolare e raccontato che speravano che i soccorsi sarebbero arrivati rapidamente perché non sapevano quanto avrebbero potuto resistere, perché il mare era grosso. Il gommone deve essersi ribaltato e i tre sono morti per ipotermia. Quando da Napoli qualcuno ha provato a richiamarli rispondeva la cantilena del messaggio pre registrato.
Sì, è andata come è andata e i parenti sono stati costretti, in attesa che le salma venissero riportate a terra, a fare il riconoscimento tramite una foto dei cadaveri mostrata loro dalla Capitaneria di porto di Bari. Maria, la moglie di Balzano, dice che però quello non è suo marito, perché ha un crocefisso al collo e «Carmine è evangelico, non lo porta». Accusa: «L’incendio è divampato alle 3, i soccorsi sono arrivati solo alle 8».