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 2014  dicembre 30 Martedì calendario

Barack Obama non esclude la possibilità di riaprire un’ambasciata americana a Teheran, purché l’Iran mantenga fede agli impegni presi sul dossier nucleare

«Mai dire mai». Barack Obama non esclude la possibilità di riaprire una rappresentanza diplomatica a Teheran, qualora la Repubblica islamica mantenga fede agli impegni presi sul dossier nucleare. «Never say never», dice il presidente degli Stati Uniti, nel corso di una intervista con «Npr», nella quale non esclude che la riapertura dell’ambasciata Usa in Iran possa avvenire persino entro la fine del suo mandato, ovvero il 2016.
Dopo il disgelo con Cuba
Una svolta, quella preannunciata da Obama, che arriva dopo la storica apertura nei confronti di Cuba, e con la quale il presidente vuole rafforzare la sua immagine di «facilitatore» sul piano internazionale. L’Iran potrebbe diventare «una potenza regionale di grande importanza», spiega Obama, aggiungendo che Teheran ha oggi «la possibilità di mettersi in buona luce dinanzi al mondo». E per farlo deve dare il suo contributo sul dossier atomico, nell’ambito del negoziato inaugurato oltre un anno fa, dopo l’elezione di Hassan Rohani alla guida della Repubblica islamica, e lo storico incontro tra John Kerry e il collega Javad Zarif all’Onu.
Un passaggio storico
Il confronto sul dossier nucleare tra Iran e i Paesi del sestetto (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) è proceduto a fasi alterne, sebbene a un certo punto sembrasse vicina una bozza di accordo. Così la scadenza del 24 novembre è stata prorogata al prossimo giugno per consentire di giungere a una soluzione pacifica, che permetta all’Iran di procedere con un proprio programma atomico a uso civile, garantendo però di non sviluppare tecnologie militari. In cambio la comunità internazionale, e in primis gli Usa, si sono impegnati a rimuovere le sanzioni. «Se loro faranno quanto promesso, ci saranno benefici per tutto il Pianeta, e i talenti e le risorse che l’Iran ha a disposizione ne faranno un grande Paese», ha proseguito Obama nel corso dell’intervista. L’eventuale riapertura di una sede diplomatica a Teheran segnerebbe un passaggio storico, dal momento che gli Usa non hanno rappresentanze nel Paese dal 1979. Ovvero dalla rivoluzione khomeinista e dalla presa dell’ambasciata di Teheran di cui dipendenti e funzionari furono tenuti in ostaggio per 444 giorni.
La guerra all’Isis
Un cambiamento storico, quindi, figlio di una lenta ma visibile convergenza, non solo sul piano nucleare, ma anche su quello della guerra all’Isis. Washington, infatti, si è trovata nell’insolito ruolo di alleato di Teheran nella campagna per fermare il Califfo. Da un lato, gli Usa sono i promotori della coalizione che vede schierati diversi Paesi arabi sunniti nei raid aerei, dall’altro l’Iran conduce in modo autonomo proprie operazioni militari. Nessuna alleanza ufficiale, quindi, ma un gioco di sponda in nome del medesimo obiettivo.