La Stampa, 30 dicembre 2014
Norman Atlantic, perché l’incendio non è statto fermato? Le fiamme sono divampate nel garagedove erano parcheggiati auto e Tir. La nave era dotata di impianti antincendio, non hanno funzionato o c’è stato un errore umano?
Come è possibile che si sviluppi un incendio nel garage di un traghetto come il Norman Atlantic?
Le cause scatenanti possono essere diverse, dall’autocombustione di un carico al malfunzionamento di una batteria di un’auto, da un corto circuito di un impianto elettrico di bordo al sabotaggio.
È verosimile, come riferito da alcuni passeggeri,che a scatenare il rogo siano state scintille sprigionate dall’attrito dei Tir contro il “cielo” del garage, durante le fasi di rollio e beccheggio del traghetto?
Tutti i mezzi stivati nel garage sono fissati (rizzati) con cavi d’acciaio (rizze) a punti fissi (margherite) del ponte, del «pavimento» del garage stesso e sono tutt’uno con la nave e i suoi movimenti. Il garage è costruito per ospitare mezzi pesanti, dunque ha un’altezza idonea. Quindi, salvo un mancato rizzaggio di alcuni Tir, ipotesi limite, questa circostanza sarebbe da escludere.
È consentito trasportare passeggeri, mezzi pesanti, auto e altri carichi su una stessa nave?
Sì, questo tipo di traghetti (ro/pax) sono costruiti proprio per questo fine. E ci sono normative internazionali, comunitarie e statutarie che disciplinano questo tipo di trasporti, con una serie imponente di prescrizioni e di comportamenti virtuosi che servono proprio a prevenire i sinistri e che devono avvenire sotto il controllo del comandante della nave.
È possibile che siano stati imbarcati sul Norman Atlantic troppi mezzi pesanti o comunque sistemati senza criterio?
C’erano 250 veicoli sul traghetto e di questi 128 erano Tir. Un numero che rientra nella norma per una nave di 177 metri di lunghezza. Vi è inoltre un piano di carico che vincola la sistemazione dei mezzi nel garage alla loro natura e a quella del loro carico. Piano al quale il personale deve attenersi.
C’erano Tir carichi di olio d’oliva. Poteva essere imbarcato e trasportato questo materiale?
Sì. Anche in questo caso ci sono normative ad hoc. Le diverse tipologie di carico sono divise in classi, da 1 a 9, che tengono conto della loro pericolosità. Le autobotti con gasolio e benzina, ad esempio, non possono viaggiare su queste navi. Solventi e pitture e altre sostanze pericolose possono essere imbarcate, in contenitori, e devono essere sistemate solo in zone all’aperto, sopra coperta. Naturalmente, fa fede la dichiarazione del trasportatore: essendo mezzi comunitari, non ci sono controlli specifici sui carichi.
Ci sono i dispositivi antincendio su questi traghetti? Quali nel garage?
Sui traghetti più moderni, come il Norman Atlantic, vi sono almeno due impianti antincendio, uno ad acqua che funziona tramite sprinkler (delle specie di docce posizionate in alto) e l’altro con la fuamite (schiuma), che viene sparata in tutto il garage per «mangiare» lo spazio e l’ossigeno: così, in mancanza di comburente, il fuoco si spegne. Perché il rogo soffochi, però, tutta l’area deve essere «stagna»: sigillate tutte le porte tagliafuoco, chiusi tutti gli estrattori – le prese d’aria aperte durante la fase di caricamento per aspirare i gas di scarico dei mezzi imbarcati – con apposite “serrande”.
Esistono sistemi di rilevamento?
Il garage è monitorato dal ponte di comando con telecamere e attraverso particolari dispositivi che controllano la chiusura delle porte tagliafuoco e serrande. Vi sono inoltre avvisatori di fumo, che ne segnalano la presenza alla plancia. Le norme prescrivono inoltre un servizio di ronda da parte del personale.
Che accade se scoppia un incendio nel garage?
Scatta l’allarme in plancia. Il personale di guardia aziona gli sprinkler sulla zona interessata dalle fiamme e chiude le porte tagliafuoco. Se ciò non basta, viene avviato il sistema di spegnimento con la schiuma.
Che cosa può essere successo sulla Norman Atlantic? Il personale può anche non essere intervenuto tempestivamente?
Nulla si può escludere, al momento, anche se è un’ipotesi improbabile. Il comandante è tra l’altro un ufficiale di grande esperienza. Resta il dubbio che i dispositivi di rilevamento del fumo e che il sistema antincendio (una porta tagliafuoco rimasta aperta, una serranda non chiusa) non abbiano funzionato a dovere. Il rogo non è stato soffocato in tempo, il calore è divampato (magari alimentato dall’olio d’oliva), le fiamme si sono propagate ad altri ponti della nave, che sono costruiti per resistere solo fino a certe temperature. A questo punto, non è stato più possibile controllare l’incendio.