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 2014  dicembre 30 Martedì calendario

I 60 anni di Fiorella Mannoia. «Ora sono libera, canto l’onestà e la compassione. Non mi sento Madre Teresa di Calcutta ma aiutare, nel mio piccolo, chi è meno fortunato di me è un dovere che mi fa star bene con me stessa»

   C’è chi gli anni li nasconde come se il passato fosse un macigno e chi, come Fiorella Mannoia, definisce i suoi 60 anni “uno splendido passato” e “ancora tanta strada da fare” da festeggiare con un’antologia musicale. Una sorta di corredo di foto e brani dei grandi autori del nostro tempo, come il suo amico di sempre Ivano Fossati. Ma anche un inedito scritto da lei: “Le parole perdute”, quelle che dovremmo ritrovare per restituire un senso all’impegno civile e politico. Semplicemente “Fiorella” il titolo dell’album, prodotto da Carlo Di Francesco, portato in tournée nelle maggiori città che si conclude stasera all’Auditorium Parco della Musica di Roma e riprenderà a marzo.
   L’album fotografico allegato al Cd si apre con l’immagine di
   una bimba di 7 anni che esordisce al “Microfono d’oro”.
   Quanto e cosa è rimasto di
   quella bimba?
   È una foto che impressiona anche me. Non volgo mai lo sguardo all’indietro, ma quando ho pensato di fare un disco antologico ho dovuto ripercorrere la mia strada. Sono andata a ripescare nei cassetti le foto di una vita. Vedere la bimba che ero che canta allargando le braccia così come faccio ancora mi ha fatto capire che non avrei potuto fare altro. Quando mi chiedono se il successo mi ha cambiata rispondo come Marguerite Yourcenar in Memorie di Adriano : “A vent’anni ero press’a poco come sono ora, ma lo ero senza consistenza”. Oggi sono più felice, l’età mi è servita a scindere e a riconoscere il valore delle cose importanti della vita.
   Quali sono le cose importanti della sua vita?
   Dare il giusto valore alle cose e al tempo. L’onestà è alla base delle azioni, dei sentimenti, è la parola importante.
   Una delle parole perdute?
   Sì, quando ho scritto questa canzone ho pensato a tutte le parole che hanno perduto di significato: onestà, etica, moralità e soprattutto compassione.
   Una parola molto cara a Papa Francesco. Cosa ha provato quando ha cantato per lui sul sagrato di San Pietro?
   Un grande onore. Papa Francesco fa la differenza: restituisce valore alle parole e alla coerenza che portano con sé, per questo le sue parole sono rivoluzionarie. Come “compassione”, parola chiave del Cristianesimo, che vuol dire sentire su di sé il dolore altrui, volgere lo sguardo verso chi fa fatica, verso chi non ha voce, chiunque esso sia e da ovunque arrivi.
   Durante il concerto sul video sfilano le immagini di Falcone, Borsellino, Martin Luther King, Che Guevara, Pertini...
   Queste persone sono morte, molte ammazzate, per le parole in cui credevano e mi sembrava doveroso onorarle. Quando appare Sandro Pertini il teatro esplode.
   Perché secondo lei?
   Perché Pertini incarna l’onestà di cui il Paese ha tanto bisogno. È la dimostrazione che chi mi segue, chi viene ad ascoltarmi, mi assomiglia e io assomiglio a loro, abbiamo lo stesso desiderio di pulizia.
   Alla vigilia dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica cosa auspica?
   Che sia una persona onesta, ovviamente, che sappia infondere questo bisogno di pulizia che c’è nel Paese con gesti, atti concreti e coerenti. E che possegga una forte umanità percettibile.
   Cosa risponde a chi, quando esprime le sue opinioni sugli accadimenti politici, le ricorda che è una “cantante”, come dire: resta nel tuo ambito?
   Che sono innanzitutto una cittadina che esprime le sue opinioni liberamente che come tali non chiedono di essere condivise da tutti. Sono partigiana, non rinuncio alla mia libertà soprattutto a 60 anni, anzi, ora – se possibile – lo sono ancor di più, libera. Ho avuto tanto dalla vita, mi considero una privilegiata, sono stata amata ed è un dovere civile spendere parte del mio tempo per sostenere cause giuste, come esprimere solidarietà al magistrato Di Matteo minacciato dalla mafia. Lo ribadisco: non lasciamolo solo. Non mi sento Madre Teresa di Calcutta ma aiutare, nel mio piccolo, chi è meno fortunato di me è un dovere che mi fa star bene con me stessa.
   Ai suoi concerti ci sono nonne, nipoti, figli... Si direbbe un successo che attraversa generazioni.
   Che gioia vedere in platea grandi e piccoli. Ascoltare una ragazza di 20 anni che mi dice “sei il mio punto di riferimento” mi inorgoglisce. Leggere le migliaia di email che ricevo da chi ha perso il lavoro, da chi ha subito la malasanità, da chi è così povero da temere che possano togliergli i figli mi fa riflettere su quanta ingiustizia sociale attraversa questo Paese e, seppure io non abbia alcuno strumento risolutivo ai loro problemi, rispondo sempre, con la speranza che si possano sentire un po’ meno soli.
   Veniamo all’album impreziosito da Celentano, Battiato, Baglioni, Ligabue, Fossati, Dori Ghezzi....
   Non immaginavo un’adesione così massiccia. La loro partecipazione è una sorta di benedizione al mio lavoro, molti anni come interprete di canzoni scritte appositamente per me e altri come interprete delle loro canzoni. L’adesione che mi ha maggiormente commossa è stata quella di Adriano Celentano. Non me l’aspettavo. Adriano centellina le sue uscite, il suo ultimo duetto è quello con Mina. Il concerto si apre con il suo brano: “Un bimbo sul leone”. Quando l’ho chiamato ricordava che avevo iniziato cantando le sue canzoni nel 1968 al Festival di Castrocaro, avevo solo 14 anni e lui era il mio beniamino. Poi c’è stato l’incontro con De André che mi ha cambiata. Alcuni amici mi fecero ascoltare “Tutti morimmo a stento”: scoprii l’altra faccia della medaglia, quella degli esclusi, dei derelitti, delle prostitute, un mondo che ignoravo. Una rivelazione che ha segnato tutte le mie scelte, i film le letture, l’impegno. Ecco perchè avere Dori Ghezzi nel disco è stato un onore enorme. L’ultima volta che Dori ha cantato è stato con Fabrizio proprio in “Khorakhanè”.
   Dicono di lei: bella, brava,
   amata e stimata... È ora di rivelare un difetto. Quale?
   Uno solo? Tantissimi: orgogliosa, distratta, gelosa...
   Ci sarà qualche ospite speciale stasera all’Auditorium?
   Sì, ci sarà mia mamma. Compirà 94 anni il primo gennaio. Magari domani non lo ricorderà ma stasera sarà felice di vedermi e ascoltarmi. La vita è fatta di attimi e questo sarà indimenticabile.