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 2014  dicembre 30 Martedì calendario

«Gentili greci, la democrazia è sacra e l’avete pure inventata voi, però insomma attenti a dove mettete la croce sulla scheda». La Troika è già al lavoro per le elezioni politiche di Atene e non nasconde preoccupazioni

Matteo Renzi, che è un ottimista di natura, esclude “totalmente un effetto contagio tra l’Italia e la Grecia”. A Bruxelles, Francoforte e Washington, dove sono meno inclini a lasciar fare al caso, invece hanno già cominciato a preoccuparsi: gentili greci, la democrazia è sacra e l’avete pure inventata voi, però insomma attenti a dove mettete la croce sulla scheda. Insomma, nel segreto dell’urna la Troika ti vede, Tsipras no. È il partito di sinistra Syriza infatti – in testa ai sondaggi con circa il 28% dei voti, circa 4 punti sopra Nuova Democrazia del premier Antonis Samaras – la principale preoccupazione della trimurti che da 5 anni governa Atene. Nell’attesa, ieri la Borsa ha lasciato per strada il 3,91% e lo spread è risalito verso quota 900.
Un breve riassunto. Il primo prestito alla Grecia, che rischiava il default, risale al 2010: il programma di salvataggio – pudicamente definito di “aiuti” pur trattandosi tecnicamente di prestiti al tasso del 5% e più – va avanti ancora oggi e il trio Ue, Fmi e Bce – garanti dei creditori internazionali – chiede ancora tagli di spesa per il 2015 da 2,5 miliardi. Questi i lusinghieri risultati finora: il Pil dal 2007 si è ridotto di un quarto (in Italia il crollo è del 9%), la disoccupazione viaggia sopra il 26%, il debito pubblico è passato dal 112% del 2008 all’attuale 175% (e nonostante un buy-back da 30 miliardi nel 2012). Nonostante questo sui giornali italiani si è più volte letto di una Grecia uscita dal tunnel della crisi e tornata a crescere: questo perché le stime preliminari indicano che il 2014 chiuderà con un +0,6% (ritmo di crescita col quale, giusto per capirci, i greci ci metterebbero cinquant’anni a tornare al livello di ricchezza del 2007). Non bastassero i numeri, c’è anche il fatto che la linea d’indirizzo della Troika ha spinto la Grecia ad aumentare le tasse e tagliare la spesa pubblica in modo selvaggio e rapidissimo: la sanità ne ha ovviamente fatto le spese, ma anche scuola e università, pensioni e dipendenti statali hanno sofferto le forbici dei “tecnici”. La società greca non si è solo impoverita, ma è diventata anche più ingiusta.
La trimurti Fmi, Ue, Bce non si accontenta di questo e nemmeno delle massicce privatizzazioni di cui si sono giovate grandi multinazionali straniere, ma impone anche aperture alla concorrenza dei mercati, ivi compresi quello dei servizi ex pubblici: nell’ultimo “Memorandum” (la lista delle richieste), la Troika chiede pure che i greci cambino per legge il modo in cui definiscono il latte fresco. Quello attuale, pur piacendo ai greci, impedisce ai grandi gruppi come quelli tedeschi di vendere il loro latte agli ateniesi: quei testoni non lo comprano perché è diverso da quello a cui sono abituati.
Adesso il buon governo dei creditori pare venuto a noia ai greci, che nei sondaggi premiano i partiti anti-austerità a sinistra come a destra. Syriza, in particolare, guida la corsa e il suo programma – pur essendo moderatissimo – preoccupa assai la Troika e chi sulla Grecia continua a guadagnare: l’uscita immediata dal programma di “aiuti”, la denuncia del Fiscal Compact e una conferenza per vedere se si può tagliare il debito dei paesi in crisi. Roba largamente irrealizzabile, persino velleitaria, ma che ha causato virginali brividi di terrore nei pezzi grossi della City invitati alla presentazione londinese alcune settimane fa: “Peggio del comunismo”, commentò al Financial Times Joerg Sponer, analista di Capital Group (un grande fondo d’investimento). Ieri, quando Samaras ha ufficializzato che si voterà il 25 gennaio, il “terrore bolscevico” è tornato a turbare i sonni della comunità finanziaria che lucra sulla crisi greca e dei suoi inviati in loco, la Troika appunto.
Per la Commissione Ue ha parlato il titolare dell’Economia, Pierre Moscovici, e non poteva essere più chiaro: “Un forte impegno a favore dell’Europa e un ampio appoggio di leader ed elettori greci a favore di un necessario processo di riforma a favore della crescita saranno essenziali perché la Grecia prosperi di nuovo nell’area dell’euro”. Per i distratti, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha spiegato che se i greci vogliono divertirsi con le elezioni facciano pure, ma la cosa sarà senza effetti: “Le elezioni in Grecia non cambiano gli impegni del prossimo esecutivo, che dovrà rispettare quanto pattuito dal governo uscente”. Il Fondo monetario ha fatto sapere che le trattative sui nuovi tagli di spesa – in stallo da mesi – riprenderanno col nuovo governo e la Bce ha fatto trapelare apposita velina: “Tocca all’elettorato greco scegliere”, ma la Banca centrale “attende che siano le autorità elleniche a pronunciarsi sull’attuazione degli impegni richiesti dalla Troika”. Traduzione: gentili greci, la libertà di voto è sacra, ma non confondetela con quella di scelta.