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 2014  dicembre 30 Martedì calendario

Ultime da Agon Chanel: dopo Caprarica anche Alessio Lanzi, personal trainer tra i protagonisti di My Bodyguard, si lamenta della tv di Tirana. «A pranzo ci davano riso e fagioli e a cena speghetti aglio e olio. Si ceneva al buio. C’era un ragazzo albanese che in casa girava con una pistola calibro 9, carica»

Non è stato un dicembre monotono ad Agon Channel. La versione italiana della tv ideata da Francesco Becchetti è nata meno di un mese fa ma il suo debutto nel palinsesto è stato tutt’altro che omeopatico.
Tra annunci, contro annunci e addii ci si stava quasi abituando ai colpi di scena fino a quando, l’altro giorno, è arrivata anche l’accusa di minacce di morte, accompagnata da una denuncia alla polizia da parte del concorrente di uno dei reality della rete. Alessio Lanzi, personal trainer tra i protagonisti di My Bodyguard, ha raccontato a Libero la sua disastrosa esperienza a Tirana, dove si registra il programma (con Maddalena Corvaglia), i cui contorni sarebbero semplicemente fantozziani se gli inconvenienti non fossero culminati nell’avvertimento che il 38enne dice di aver ricevuto da un allenatore del format, tale Antonio.
«Ti sparo in testa e ti taglio la gola». Questo sarebbe stato detto a Lanzi quando lui – esasperato dalle condizioni a cui era sottoposto: dai ritardi («Una sera abbiamo cenato sul bus, al buio, facendo luce coi telefonini») ai pasti in mensa inadeguati per chi di lavora con il fisico («A pranzo solo riso e fagioli. Tutti i giorni. E a cena solo spaghetti aglio e olio. E basta») ai coinquilini con cui doveva abitare («C’era un ragazzo albanese che in casa girava con una pistola calibro 9, carica») – aveva deciso di parlare direttamente con Becchetti. Ne è seguita una colluttazione e, appunto, una denuncia per minacce fatta dal concorrente che, nel frattempo, ha detto addio alla rete. Accodandosi a chi lo aveva già fatto prima.
Antonio Caprarica è stato il più veloce a preparare i bagagli. Arrivato con accoglienza da star per dirigere i tg della rete, ha detto arrivederci qualche settimana dopo, motivando: «Prepariamo i tg nei container, con giornalisti che lavorano per 12 ore di seguito». E ancora: «Mi hanno promesso una struttura rispondente agli standard internazionali e mi sono ritrovato con una redazione di nove persone». E al motto di Becchetti (che ha rigettato furente le accuse: «Caprarica è abituato a una tv delle spese fuori controllo e del passato»): «Noi siamo la tv del futuro», il giornalista ha risposto: «Altro che futuro, è la tv delle repliche». Che, in effetti, esistono e sono tantine.
Ma chi ha lanciato la versione albanese come Alessio Vinci (che poi però non ha trovato un accordo per fare lo stesso con quella italiana), cosa pensa di questo debutto? «Tutto mi sarei aspettato tranne che la versione albanese fosse migliore di quella italiana. In Albania ha funzionato. In Italia, tranne qualche eccezione tipo il programma della Ferilli, su cui si vedono gli investimenti, ci sono molte cose raffazzonate. Il canale fatica a partire». Però... «Però difendo il potenziale della struttura e della start-up televisiva. La qualità di una tv non dipende dal menù della mensa o dai container. Lo scorso capodanno ero con altri volti a lanciare panettoni in piazza a Tirana: non è il massimo ma se ti metti in gioco lo fai davvero».