Corriere della Sera, 30 dicembre 2014
Riflessioni su Boko Haram, una congrega di massacratori, tagliagole e stupratori e sul loro nome, che tradotto, suona così: «L’istruzione occidentale è peccato»
Da più di un anno mi capita ogni tanto di riflettere su una questione, che forse farà sorridere. La questione riguarda i Boko Haram, una delle allegre congreghe di massacratori, tagliagole e stupratori che alimentano le cronache del nostro tempo. Il nome di quella congrega, in due parole, sui nostri giornali quasi sempre viene seguito da una traduzione definita «letterale», che così suona: «L’istruzione occidentale è peccato». Un intero ragionamento. Cinque parole italiane per dire ciò che uno dei 200 linguaggi tribali nigeriani riesce a dire con due, e senza nemmeno il verbo! Quella traduzione è davvero letterale? Ci ho riflettuto a fondo e penso che non lo sia. Anche se nel mondo ci sono e ci sono state in passato lingue più sintetiche dell’italiano. Per esempio l’inglese moderno e il latino: lingue che possono anche fare a meno del verbo. In latino, le frasi senza verbo erano soprattutto le sententiae : i proverbi, gli slogan. Per esempio: Perfacilis via brevissima, «La strada più comoda è (anche) la più breve». Tre parole con due superlativi e senza verbo, riescono a dire ciò che l’italiano dice in otto o nove. Boko Haram è qualcosa del genere? Non credo. È uno slogan e fa a meno del verbo; a parte questo, però, mi sento di escludere che una parola di quattro lettere ( boko ), in qualsiasi lingua possa esprimere due distinti concetti come «istruzione» e «occidentale». Credo piuttosto che sia un modo spregiativo di riferirsi a qualcosa che non si ama. Che non sia un ragionamento ma un insulto. I tagliagole parlano da tagliagole, non da filosofi.