Corriere della Sera, 30 dicembre 2014
I passeggeri fantasma della Norman Atlantic. Tra i 427 salvati ci sono dei nomi che non compaiono sulla lista d’imbarco. Questo vuol dire che il numero dei dispersi è più alto di quanto si pensi. Si tratta di un giovane siriano, del suo amico afghano e di un altro ragazzino. Tutti e tre viaggiavano come clandestini nascosti sotto la pancia di un Tir
I conti non tornano. C’erano di sicuro dei passeggeri «fantasma» sul Norman Atlantic: tra i 427 salvati (questo il numero fornito ieri ufficialmente dalle autorità italiane) figurano infatti nomi che non compaiono sulla lista d’imbarco. Di certo non erano registrati il giovane siriano, l’amico afghano e un altro ragazzino suo connazionale, che viaggiavano come clandestini nascosti sotto la pancia di un Tir e una volta a terra, a Bari, hanno chiesto asilo politico. Oltretutto il camionista greco che li trasportava, interrogato dagli inquirenti, ha rivelato che anche altri suoi colleghi tendono a chiudere un occhio. «Non ero il solo», avrebbe spiegato agli investigatori. Perciò il numero dei clandestini potrebbe risultare addirittura più alto.
Ma il vero problema è un altro: i morti finora recuperati sono 10, la nave anfibio San Giorgio è ancora lì in mezzo al mare a cercare altri corpi nei pressi del traghetto. Sulla lista d’imbarco però i nomi registrati erano 478 tra passeggeri e membri dell’equipaggio: vuol dire, forse, che tutti gli altri – cioè 41 secondo i calcoli – sarebbero da considerarsi dispersi?
Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ieri ha invitato alla prudenza, ha parlato di «numeri ballerini» e ha già annunciato che saranno fatte tutte le verifiche e i possibili incroci tra i nomi dei salvati, dei deceduti e di quelli segnati a bordo. Perché tra l’altro non ci sarebbe solo una lista d’imbarco ma addirittura due. E sul secondo elenco i nomi registrati calerebbero a 458. Calerebbero, perciò, anche i presunti dispersi: da 44 a 24. Finito qui? Macché. Perché poi vanno considerati anche i numeri forniti dalle autorità greche, che hanno partecipato attivamente alle ricerche. Secondo il portavoce della Guardia costiera greca, infatti, i salvati sarebbero 432 (secondo il settimanale ellenico To Vima, La Tribuna, sarebbero addirittura 433) e insomma, se sommate anche le 10 vittime accertate, il conto finale cambierebbe di nuovo.
E pure sulle vittime non c’è certezza. Perché proprio ieri Lambros Doulis, primogenito di Georgios, è andato all’obitorio dell’ospedale di Brindisi pensando di riconoscere suo padre e invece la sorpresa è stata enorme: «Non è lui», ha gridato. Sua madre Teodora, però, è convinta che il marito le sia morto sotto gli occhi, una volta caduti in acqua nel gelo delle onde. Il morto all’obitorio, però, aveva degli stivali marroni che la donna, infatti, aveva notato calzati da un altro cadavere che galleggiava in acqua. Dunque, Georgios Doulis non è ancora ufficialmente deceduto. Manca il cadavere.
Chiediamo lumi, perciò, a Giovanni Casavola, dirigente dell’ufficio della Polizia di Frontiera di Bari: «L’esperienza ci dice che per essere sicuri dei numeri e dei nomi occorrerebbe toccare le teste, perché quando si è in una situazione di emergenza totale, come questa è stata, può succedere che un salvato venga portato via da un infermiere, un altro venga preso a verbale, un altro magari è in bagno e nessuno lo vede. E poi c’è la questione delle navi da soccorso, quelle che con i salvati a bordo hanno puntato verso la Grecia, verso l’Italia… E insomma, ecco che alla fine più di un passeggero, dato il caos, può essere sfuggito alla conta, senza che ci sia stata per forza colpa di qualcuno».
Non solo. Casavola invita a considerare anche la questione della doppia lista: «Non è un’anomalia, le liste abitualmente sono due, una del comandante e l’altra dell’agenzia dei biglietti. E può succedere che magari non tutti quelli che hanno preso il biglietto dell’agenzia poi si siano imbarcati. E comunque anche l’errore umano può aver causato nomi redatti per sbaglio sulle liste. Adesso ci vuole calma, pazienza e incrociare bene i dati tra Italia e Grecia. Tutto qui». C’è, dunque, ancora la possibilità che il conto torni, incrociando le dita e sperando che il mare non restituisca altri corpi. Pure sugli italiani, però, persiste un dubbio: erano 44, 22 passeggeri e 22 membri dell’equipaggio. E sarebbero tutti salvi, secondo i soccorritori. Eppure c’è grande preoccupazione per Giuseppe Mancuso, un autotrasportatore di Messina che dopo l’ultima telefonata alla famiglia, quando scoppiò l’incendio, si è come dissolto. La speranza è che sia solo vittima di questo ballo impazzito di numeri.