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 2014  dicembre 29 Lunedì calendario

Il meraviglioso 2014 di Vincenzo Nibali. «E pensare che ero partito male... Forse ho vinto a Parigi proprio perché l’antidoping funziona. Vincere non mi ha cambiato Cosa vedo nel mio futuro? Il bis al Tour e Rio 2016»

Allora Vincenzo Nibali, com’è stato per lei questo 2014?
«All’inizio mi sono un po’ preoccupato, perché non andavo come avrei voluto. Poi è stato magnifico, indimenticabile».
Il giorno più brutto e quello più bello della stagione?
«Nelle prime corse faticavo parecchio e temevo di aver sbagliato qualcosa. Poi ho conquistato la maglia tricolore. E il giorno della vittoria di Sheffield al Tour e della prima maglia gialla non potrò mai dimenticarlo».
E da allora la sua vita è cambiata?
«Ma no, io sono sempre lo stesso. Certi atleti durante la carriera cambiano manager, amici, confidenti. Io invece mi circondo sempre delle stesse persone, che mi conoscono, sanno cosa mi piace e cosa no. E resto legato alla mia Sicilia anche se vivo in Svizzera. In fondo faccio sempre le stesse cose di prima».
Però la pressione mediatica è terribilmente aumentata: adesso tutti la conoscono e vogliono...
«Ogni medaglia ha il suo risvolto, ma anche le premiazioni o le comparsate in tv fanno parte del gioco. Del resto sono cresciuto negli anni e un po’ mi sono abituato a ruoli sempre più importanti. E poi la vita di un atleta dura così poco che è meglio no perdere le occasione».
Per lei il ciclismo è...?
«Tante cose. Di sicuro fatica dal mattino alla sera, sacrificio, rinunce, lunghi ritiri, lontananza dalla famiglia, allenamenti durissimi. Ma se poi non hai passione, voglia e determinazione non vai da nessuna parte. Leggete “Di furore e lealtà” (il libro che Nibali ha scritto con Enrico Brizzi, ndr) e capirete tante cose».
E i soldi che importanza hanno?
«Non sono fondamentali, almeno per me. Per questo credo che promettere 250 mila euro a chi voglia correre nella stessa stagione Giro, Tour e Vuelta, come ha fatto Oleg Tinkov, non ha senso. Certe cose non si fanno per i soldi. Anzi: nell’ultimo Tour de France ho lasciato tutti i premi (quasi 600 mila euro, ndr) ai miei compagni e allo staff della squadra che mi avevano aiutato a vincere».
Sua moglie Rachele e la vostra bimba Emma quanto influiscono nella sua vita di atleta?
«Con Rachele divido tutto, ha una pazienza straordinaria, perché non è semplice essere la moglie di un ciclista, e spesso mi segue nelle trasferte per stare un po’ di più con me. Emma è ancora piccola, ha solo dieci mesi ma è tranquilla, dorme spesso e sorride quasi sempre. Sono la mia vita».
E adesso che succede nel 2015?
«Che purtroppo si ricomincia tutto da capo, e con più aspettative verso di me, il che aumenta le responsabilità».
Ha mai temuto di dover cambiare squadra quando il suo team Astana rischiava l’esclusione dall’élite mondiale per fatti di doping?
«Un po’ sì, ma sarebbe stato ingiusto perché la positività dei due fratelli Iglinskij è stato un doping di famiglia, che non c’entrava con la squadra. E poi lo sapete che cosa penso dei controlli: per me più se ne fanno e meglio è. Forse ho vinto il Tour anche perché l’antidoping funziona. A chi fa ancora il furbo darei 4 anni subito e multe salatissime».
Si sente già un grandissimo del ciclismo di ogni tempo o le manca ancora qualcosa?
«Ci vorrebbe una maglia iridata ma il tracciato del Mondiale di Richmond 2015 non fa per me. Invece mi piace il circuito olimpico di Rio 2016».
A proposito di Olimpiadi, fa bene Roma a puntare sul 2024?
«Certo che fa bene. La cosa non mi riguarderà più in modo diretto, ma sarà un rilancio per il nostro Paese e uno stimolo per tanti giovani».
Torniamo alle corse: sogna di più una Sanremo, una Liegi o il Lombardia?
«Con i percorsi attuali mi si addice di più la Liegi, ma punterei al Lombardia se tornasse al vecchio percorso. Nella Sanremo invece è difficile arrivare da soli. Roubaix e Fiandre no, almeno per ora».
I tifosi si chiedono: Nibali nel 2015 farà anche il Giro, prima del Tour?
«Correre entrambi al top della forma è difficilissimo e io non voglio solo partecipare».
Eppure Contador ha promesso che tenterà l’accoppiata...
«È un grande campione ma si tratta anche di una questione di immagine e di sponsor».
Dunque l’obiettivo principale per l’anno prossimo?
«Non datemi del presuntuoso, ma devo tentare il bis a Parigi».