La Stampa, 29 dicembre 2014
Per la Borsa di Wall Street questo è un anno irripetibile. Tutto questo grazie alla rimessa in moto dell’economia reale. Le banche macinano profitti e gli indici si muovono di record in record. Ma, mentre i paperoni si arricchiscono, la classe media resta indietro, ampliando il gap esistente ai massimi da 30 anni
Un anno irripetibile per le borse americane volate su picchi senza precedenti. Tutto questo grazie alla rimessa in moto dell’economia reale. Il Pil degli Stati Uniti ha segnato nel terzo trimestre dell’anno un rialzo del 5%, secondo quanto riferisce il dipartimento al Commercio nell’ultima revisione condotta per il periodo. Il dato non solo è superiore alle aspettative degli analisti, ma è ben al disopra della precedente stima del 3,9 per cento.
Record dal 2003
Si tratta inoltre dell’incremento maggiore mai realizzato dal terzo trimestre del 2003, ovvero ben prima dell’inizio della crisi finanziaria. A brindare sono i mercati finanziari protagonisti di un rally da brivido nel corso dell’anno che si sta per concludere. E a chiosa della performance, sono giunti i nuovi record sia per il Dow Jones che ha sfondato il muro dei 18 mila punti, che per lo S&P volato sopra i 2085 punti. Da segnalare che l’indice delle Blue Chip ha messo a segno dal 2009, il momento più nero per le Borse Usa dopo la crisi del credito, un progresso di oltre il 73%. Dow Jones è sopra dell’8,91% rispetto a inizio anno, lo S&P 500 del 13% ed il Nasdaq di oltre il 15%.
Le attese
Ed è sempre agli Usa che si concentra l’attenzione dei mercati globali, adesso puntata sulla Federal Reserve e su eventuali annunci relativi ai rialzi dei tassi di interesse. Chiuso il capitolo delle politiche non convenzionali a sostegno dell’economia, la Banca centrale americana potrebbe presto muoversi su sentieri restrittivi della politica monetaria, anche se per ora le spinte inflazionistiche sono ancora contenute. Le banche hanno pagato la cifra record di 56 miliardi di dollari in sanzioni e patteggiamenti con le autorità, con il 2014 che si afferma come il più «costoso» della storia per gli istituti.
La politica
Ma i sondaggi non premiano Barack Obama, arrivato alla Casa Bianca nel pieno della crisi: il tasso di approvazione è – in base al sondaggio giornaliero di Gallup relativo al periodo 20-22 dicembre – al 44% e il presidente americano non riesce a decollare e ad assumersi i meriti della ripresa economica. Nonostante i progressi e le «rivoluzioni» dal crollo del muro con Cuba alla immigrazione e alla riforma sanitaria, gli americani non promuovono il loro presidente e la sua ricetta. A pesare è il fatto che la ripresa non si sente, o almeno non del tutto. E non come si sente a Wall Street, dove le banche macinano profitti e gli indici si muovono di record in record. La classe media resta infatti indietro mentre i paperoni si arricchiscono, ampliando il gap esistente ai massimi da 30 anni. Secondo un sondaggio del Pew Research Center, il reddito delle famiglie più ricche raggiunge i 639.400 dollari, sette volte quello della classe media e 70 volte quello delle piu’ povere.