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 2014  dicembre 29 Lunedì calendario

Troppe tasse e troppi costi di manutenzione: così i castelli toscani come quello della famiglia Petrarca finiscono in vendita. La nobiltà perduta per colpa della crisi. «Centomila euro l’anno tra gestione, personale e Imu: meglio liberarsene»

Il custode, Vittorio Ciacci, sorride. «Lo sa che c’è anche la scala segreta? Eccola: stretta, buia ma utile. Marito o moglie che fossero stati trovati in compagnia non autorizzata, potevano fare scendere l’amico/amica da questi scalini». È un castello imponente, quello di Tavolese. Vissero qui gli Uberti («Vedi là Farinata che s’è dritto: da la cintola in su tutto il vedrai») e anche Eletta Canigiani, madre di Francesco Petrarca. C’è un pezzo di storia in ogni pietra. E anche tanta tristezza. «L’ultimo matrimonio c’è stato qualche mese fa. Gli sposi hanno dormito in questa stanza. Nessuno ha ancora rifatto i letti». Cinque piani, 1400 mq, un panorama da sogno sulle vigne del Chianti e gli ulivi, con le torri di San Gimignano là in fondo. C’è anche una villa colonica, con un agriturismo. Nel piccolo ristorante c’è ancora un cocomero in bella vista, segno che nessuno è arrivato qui dopo agosto.
«Di castelli come questo – racconta Dimitri Corti, titolare della Lionard, specializzata nella vendita di immobili di lusso – ne abbiamo in catalogo 37. Basta entrare nel nostro sito e scegliere. A dire il vero, disponiamo di altri 33 castelli, ma i loro proprietari non vogliono fare sapere che non ce la fanno più a mantenere quelle mura fra le quali i loro avi – conti, marchesi, duchi e tutto il resto – hanno abitato per secoli. Ci chiedono tanta riservatezza». Mantenere un castello, fra tasse e stipendi a giardinieri e custodi, può costare 100 mila euro all’anno. E così l’Imu, per il mondo del cosiddetto sangue blu, si è rivelata più efficace delle «disposizioni transitorie e finali» della Costituzione italiana, dove al paragrafo XIV fu scritto: «I titoli nobiliari non sono riconosciuti». «Almeno 50 dei 70 titolari dei castelli – dice Dimitri Conti – sono di famiglia nobile, ma ricca soprattutto di passato. Se poi devi fare una ristrutturazione sono guai. Tanti hanno tentato di ricavare qualche reddito, affittando le dimore per matrimoni e feste o trasformandoli in hotel di lusso. Ma i costi in questo caso sono superiori a un 5 stelle «Io ho un palazzo a Firenze accanto a Ponte Vecchio – racconta un proprietario – e una villa in campagna. Per il palazzo, con l’abolizione delle agevolazioni per le dimore storiche entrata in vigore all’inizio di quest’anno, le tasse sono passate da 1.200 a 22.000 euro, per la villa da 2.200 a 44.000. Immagini un castello di 5.000 mm e 10 ettari di terreni».
Sia pure in offerta speciale, i manieri non sono certo per tutte le tasche. Si va da un minimo di 1.200 euro al mq a un massimo di 8.500. Fra i più economici c’è un castello presso Casal Monferrato, 5.962 mq, con cappella privata, saloni delle feste, teatro. Costo: «Circa 7 milioni», compresi 19 ettari fra giardini e campi. Fra i più cari, un «piccolo castello» – 800 mq – con annessa villa di 2.200 e allevamento di cavalli vicino a Perugia. Si «porta via» con 20 milioni.
«I nostri clienti – dice Dimitri Corti – fanno parte di quel mondo che può comprare un appartamento di 150 metri a Londra, quartiere Myfair, per 6 milioni di euro o uno di 130 mq in Central Park a New York». Fino a un mese fa in prima fila, negli acquisti, c’erano i russi, alla ricerca di una vita da zar in qualche Cremlino italiano. «Adesso, con la crisi del rublo, c’è qualche problema. Ci sarà chi rinuncerà ad investimenti all’estero ma qualcuno sarà invece incentivato: meglio mettere al sicuro i soldi in ville e castelli in Francia e Italia, prima che il rublo perda ancora valore. Chi spende dieci milioni o più per un maniero secolare non pensa certo a Imu o altre tasse. Non sono persone che impegnano i risparmi di una vita per passare bene gli anni della pensione. Sono ricchi – proprietari di banche, costruttori, uomini della finanza – che cercano un investimento sicuro».
Per il castello di Tavolese il prezzo («molto trattabile») è di 18 milioni di euro. «E pensare – racconta il custode Vittorio Ciacci – che dieci anni fa, quando ho cominciato questo lavoro, eravamo in quattro, fra operai e giardinieri. E nel castello, pagate dalla famiglia tedesca che ha vissuto qui per qualche anno, c’erano la cuoca, la stiratrice, la donna delle pulizie. Adesso, basta guardarsi intorno…». Ci sono 5.000 piante di ulivo che da anni non sono nemmeno potate. Nelle stanze i resti di feste e matrimoni. Tv al plasma e letti di noce, armadi del ‘700 e vasche idromassaggio. Per l’affitto di un giorno, magari per una festa fra amici, si chiedono 25.000 euro. Con la crisi feste e matrimoni sfarzosi sono in netto calo, 30 l’anno scorso, 13 quest’anno». Nella cappella, fiori di plastica e un quadro con l’Annunciazione. Quattro posti nel piccolo coro, 6 banchi per i fedeli. Una grande sagrestia. Sul muro ritratti di papi: Pio X, Wojtyla e Ratzinger. Papa Francesco qui non è ancora arrivato. «Lo sa che abbiamo anche due piscine? Nel vecchio fienile ce n’è una riscaldata. Quando l’abbiamo usata l’ultima volta? Non ricordo».