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 2004  dicembre 31 Venerdì calendario

Altri terremoti colpiscono le zone devastate dallo tsunami

• Al largo di Sumatra si registra un altro terremoto di magnitudo 7 sulla scala Richter. Una settimana dopo la tragedia, il numero ufficiale di vittime è di 140mila morti, considerato ancora molto approssimativo. Tra Andamane e Nicobare si verificano oltre settanta scosse di assestamento, le più forti di 5,2 gradi sulla scala Richter. Come se non bastasse, nelle Andamane da due giorni è in eruzione l’ultimo vulcano attivo. In quest’area i morti sono almeno 712, i dispersi 3.754. L’Indonesia rinuncia ad aggiornare il conto dei caduti: comunque al momento sono circa 80mila. In India le vittime sono 12.709, in Thailandia il bilancio definitivo potrebbe essere di 7.000-8.000 morti. Attualmente quelli confermati sono 4.560 (di cui 2.230 stranieri), più di 10mila feriti e 6.541 dispersi (200-300 gli italiani). Almeno 42 isole che formano l’arcipelago delle Maldive sono state cancellate. Qui il bilancio è 75 vittime e 42 dispersi, 12mila senza tetto e 9mila evacuati dalle loro case. In Sri Lanka si parla di 43mila decessi accertati, 18mila dispersi, 12mila feriti, 889.408 sfollati. In quest’area una decina di campi che ospitano migliaia di superstiti sono stati allagati dalle piogge che hanno colpito il distretto di Ampara. Intanto arrivano le prime epidemie: i decessi per infezioni polmonari si registrano nella provincia di Aceh, proprio la zona più colpita dallo tsunami. David Nabarro dell’Oms: «Arrivano notizie di casi sempre più numerosi di disturbi gastrointestinali tra gli sfollati in Sri Lanka e India. Quelli che dipendono dagli aiuti sono circa 5 milioni e non è irragionevole la previsione di morte per diarrea e altre malattie per 50mila persone». Com’era prevedibile, non si riesce a dare un nome a tutti i cadaveri. Tra gli italiani le vittime accertate sono salite a 18, ma 660 turisti mancano all’appello. Fini: «Quando sarà possibile fare il punto sulla tragedia, il numero complessivo degli italiani deceduti sarà molto maggiore. Probabilmente non si troveranno mai i cadaveri di molte vittime e sarà necessario avviare le procedure per morte presunta». Sono quasi tutti in Thailandia i nominativi dei turisti segnalati alla Farnesina: «Il 90% di coloro dei quali non abbiamo più notizia si trova a Phuket, mentre un altro 8% è in Sri Lanka. Invece i riscontri effettuati dalle nostre ambasciate a Myanmar e India escludono che ci siano vittime italiane in quei due Paesi». Intanto rientrano le prime bare. Con il ponte aereo della Protezione civile sono stati rimpatriati circa 3.400 turisti (di cui 200 stranieri).