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 2014  dicembre 12 Venerdì calendario

«Speriamo che il 2013 sia un anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l’erba da tagliare e magari con qualche bufera di neve: evviva la cooperazione sociale». L’sms di Buzzi a Capodanno 2013

A Capodanno del 2013 l’uomo forte delle cooperative romane Salvatore Buzzi ebbe l’idea di inviare un messaggio di auguri a qualche amico, attraverso il suo telefonino che i carabinieri del Ros stavano già intercettando. Fra i destinatari c’era pure Angelo Scozzafava, che lui chiamava confidenzialmente «Scozzi», all’epoca direttore del dipartimento Promozione dei servizi sociali e della salute del Campidoglio: il suo nome compare spesso nelle carte sulla presunta associazione mafiosa di cui Buzzi è accusato di essere «organizzatore e gestore delle attività economiche».
Il 2013 era cominciato da poche ore quando, alle 14.19, Buzzi gli spedì questo testo (gli errori di ortografia sono nell’originale): «Speriamo che il 2013 sia i n anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l’erba da tagliare e magari con qualche bufera di neve: evviva la cooperazione sociale e». Un auspicio per i suoi affari che forse voleva essere solo scherzosamente cinico; ma visti gli interessi che l’inquisito per mafia finito in carcere insieme a Carminati e agli altri presunti complici aveva messo in piedi in quei settori d’intervento – dalla raccolta dei rifiuti ai campi nomadi, passando per la crisi abitativa e la manutenzione delle aree verdi —, svela una volta di più lo stato d’animo di chi accumula denaro su emergenze e catastrofi. Che riguardano gli altri. Qualcosa che ricorda molto da vicino la telefonata intercettata all’indomani del terremoto dell’Aquila, quando il costruttore Francesco De Vivo Piscicelli confidò al cognato: «Io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro al letto».
Proprio Buzzi, quattro mesi dopo quel messaggio di auguri, in una conversazione registrata dalle microspie il 20 aprile 2013, spiegava: «Noi quest’anno abbiamo chiuso... con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi... gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati. Tutti gli altri settori finiscono a zero». Ed è lo stesso artefice della ormai famosa confessione intercettata: «Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende di meno».
Anche sulla grande nevicata che colpì Roma nel febbraio 2012 il gruppo aveva lucrato centinaia di migliaia di euro: l’ex detenuto divenuto un simbolo delle cooperative romane spiega in un altro colloquio che per partecipare alla gestione di quell’emergenza aveva concordato una tangente di 40.000 euro per Claudio Turella, il funzionario del Comune al quale gli investigatori hanno trovato oltre 500.000 euro in contanti.
Ma il vero business di Buzzi, che si augurava un 2013 «pieno di profughi», sembra essere quello dell’assistenza ai migranti che sbarcano sulle coste italiane. Compreso il Centro di accoglienza per i richiedenti asilo di Cropani Marina, provincia di Catanzaro, gestito fra il 2008 e il 2009 dalla cooperativa «29 giugno». Secondo il giudice che ieri ha mandato in carcere altri due indagati per associazione mafiosa, Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, quell’appalto da un 1.300.000 euro fu vinto da Buzzi che poté godere della protezione da parte della ‘ndrangheta grazie a un accordo con la famiglia Mancuso di Limbadi, cosca dai «saldi collegamenti con i Piromalli, i Mammoliti, i Pesce».
Grazie al «favore» concesso dal clan Mancuso, Buzzi nella sua attività in Calabria ottenne rispetto e protezione dal clan, come emerge da alcune intercettazioni. «Tu sei stato rispettato dai Mancuso – dice Buzzi a Rotolo —... So’ passati 5 anni... T’ha toccato qualcuno là sotto?». In cambio di questo trattamento, nella ricostruzione dell’accusa, il gruppo romano guidato da Buzzi e Carminati ha concesso ai calabresi l’appalto per la pulizia del mercato romano al rione Esquilino. Il benestare finale sarebbe arrivato da Carminati, presunto capo di «Mafia capitale». Buzzi gli aveva chiesto se fosse d’accordo a concedere attraverso «una piccola cooperativa» affidata agli emissari dei Mancuso «quello che facciamo noi su Piazza Vittorio». E l’ex estremista nero rispose: «Come no, ma che scherzi?».