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 2014  dicembre 12 Venerdì calendario

Alonso di nuovo su McLaren. Un matrimonio forzato. Dopo tutti i disastri, lo spagnolo non se lo pigliava più nessuno; Ma la società inglese è stata costretta dalla Honda a ingaggiare un big...

«Sono felice, fin da bambino sognavo di guidare la Ferrari e oggi il sogno si è avverato» ( Fernando Alonso, 1-3 settembre 2-009, Maranello) «Ricordo ancora di quando ero bambino, i poster nel mio armadio, le mie Mc-Laren giocattolo in cui avrei sognato un giorno di emulare Ayrton Senna» ( Fernando Alonso, 1-1 dicembre 2-014, Woking) Fernando Alonso da bambino sognava parecchio, non c’è che dire. Poi, però, quei sogni si sono trasformati in incubi. È successo durante questi ultimi cinque anni, persi in Ferrari a dare degli scemi (o dei geni) agli ingegneri e ai meccanici del muretto rosso; ed era successo nel 2007 in Inghilterra quando Ron Dennis, il tirannosauro rex che ancora oggi comanda in McLaren, gli preferì per ragioni di passaporto Lewis Hamilton e lui, per rappresaglia, boicottò l’intero team, facendogli perdere il mondiale, e vendendo alla Fia informazioni pesanti sulla famigerata spy story. Alonso, alla fine, costò alla Mclaren una multa monstre di 100 milioni di euro che per poco non fece chiudere la baracca.
Sette anni dopo, nell’ambiente più ipocrita del mondo, riescono tutti nel miracolo di fare finta di nulla e persino di credere alla cosa dei sogni di bambino.
Una frasetta di circostanza, «sono orgoglioso di tutto quello che ho fatto tranne che di quel 2007, ma avevo solo 25 anni», e via verso un futuro radioso pieno di promesse e clausole contrattuali. Le promesse sono quelle, ovvie, di vittorie, anzi, di cicli di vittorie. Le clausole, quelle che prevedono che se si dovesse liberare un posto in Mercedes, Fernando può fare le valige senza pagare penali.
Look da star del Texas hold’em, barba da divo hipster e occhi scavati da un quinquennio di sconfitte made in Italy, Alonso si è presentato a Woking con l’aria di chi fa il vago. In perfetta sintonia con il tirannosauro, del resto: Dennis aveva fatto il matto nei mesi scorsi per evitare di doversi risposare con lo spagnolo. Ma i giapponesi della Honda, quelli che fanno il motore e che pagano, gliel’hanno imposto. Nelle ultime settimane poi, il povero Ron aveva cercato di imporre Kevin Magnussen come secondo pilota, ma Alonso con l’attitudine al dominio ambientale, ormai ben nota a Maranello, è riuscito a imporre la scelta oggettivamente più razionale di Jenson Button.
Ma il vecchio Ron non ha fatto una piega: «Alonso-Button è la migliore coppia possibile, anzi, forse la migliore coppia della storia di questo sport», ha esagerato benedicendo con parole al miele un matrimonio tra disperati. Già, perché dietro la barba di Alonso e il sorriso metallico degli ingegneri inglesi, in questo giorno di finto gaudio, non c’è altro che disperazione: dopo i disastri in McLaren (spy story e guerra con Hamilton), in Renault (finto incidente di Piquet jr e cacciata di Briatore dalla F1) e in Ferrari, lo spagnolo non se lo pigliava più nessuno; e la McLaren, costretta dalla Honda a ingaggiare un big, non aveva alcun piano b. E così le parole diventano pericolose. Come quelle pronunciate, prima dell’amen, da Alonso: «Sono qui per completare il lavoro fatto nel 2007». Buona fortuna a tutti.