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 2014  novembre 27 Giovedì calendario

Lo scandalo senza fine dei voli a Rimini. Parla il nuovo sindaco di Riccione Renata Tosi: «Per riaprire l’aeroporto si muove un coacervo di scatole cinesi. Ci sono le stesse persone, ma se non erano capaci perché dovrebbero esserlo adesso?»

A metà di giugno, vinto il ballottaggio contro il candidato di centrosinistra, Renata Tosi s’insedia al Comune di Riccione. Il primo sindaco non “rosso”, una donna di una lista civica sostenuta da Forza Italia. Dopo un paio di settimane, il sindaco riceve una lettera da banca Carige, riguarda il vicino aeroporto “Miramare” di Rimini, gestito da un curatore fallimentare, poi chiuso il 31 di ottobre. Ci sono almeno 43 milioni di euro di debiti lasciati da Aeradria, società a maggioranza pubblica, di cui Riccione era azionista al 4,56%.
Sindaco, cosa voleva la Carige?
«La richiesta era semplice, esplicita: 1,2 milioni di euro».
E perché?   
«La banca aveva finanziato la ristrutturazione dell’aeroporto e il mio predecessore Massimo Pironi s’era impegnato con una lettera».
Ha saldato il conto?
«No. Ho ordinato un’indagine interna e ho scoperto che non esisteva neanche una delibera in merito».
La Carige si è rassegnata?
«Non credo proprio. Mi è appena arriva un’altra lettera, mi suggeriscono di predisporre un pagamento a rate. Ma penso che adesso si siano rivolti direttamente all’ex sindaco».
Non c’è soltanto la Carige tra i creditori di Aeradria che ha provocato la serrata dell’aeroporto.
«Il danno maggiore sono i mancati introiti per la zona, per la Riviera. Non sapete quanti turisti russi venivano di questi tempi, avevamo un collegamento diretto con Mosca. Ci mancano diversi milioni di euro, niente in confronto ai 600.000 di capitale che abbiamo perso con il fallimento di Aeradria».   
Quando riaprirà il “Miramare”?
«E chi lo può dire? Enac ha pubblicato un bando e ha assegnato una concessione provvisoria a un gruppo di imprenditori che si sono presentati con una società di nome “Airiminum”. Io resto perplessa».
Cosa non la convince?
«Niente, perché niente si capisce. Una settimana fa, io e altri colleghi siamo stati in Prefettura a Rimini, dovevano presentarci un piano industriale e invece abbiamo assistito a una proiezione di una cronistoria del “Miramare” attraverso ritagli di giornali. Mi sembra un po’ paradossale».
E il denaro c’è, almeno?
«Non ci hanno spiegato nulla, se non che vogliono coinvolgere le imprese locali. L’aspetto bizzarro è che “Airiminum” è un coacervo di piccole società con piccoli capitali tra infinite scatole cinesi».   
Non si capisce chi comanda?   
«Magari fosse questo il problema».   
Qual è?   
«Intorno ad “Airiminum” ci sono le stesse persone che si sono proposte durante il concordato saltato con il Tribunale. Non erano capaci prima, perché dovrebbero esserlo adesso?».   
Domenica scorsa, a Rimini e Provincia ha votato il 33% degli elettori, sotto la media regionale. Il disastro del “Miramare” ha contributo?   
«Certo, è innegabile. E questo riguarda tutti i partiti. Lo scalo era essenziale per avere un costante flusso turistico, era l’ideale per un rapporto diretto con le agenzie russe. Adesso ci ritroviamo 43 milioni di euro di debiti, un’inchiesta della Procura e tante incertezze sul futuro. Sarà riaperto l’anno prossimo, fra due o quando? Il “Miramare” è l’infrastruttura più importante della Romagna eppure questo caso non ha mai fatto discutere i grandi politici che stanno a Roma».