La Stampa, 26 novembre 2014
Il canone Rai in bolletta è stato rinviato al 2016 ma l’esecutivo non esclude un decreto ad hoc: «Dal governo resta la conferma della volontà politica di andare avanti, ci stanno lavorando gli uffici legislativi», assicura il sottosegretario Giacomelli
In mattinata, il sottosegretario Antonello Giacomelli, la dava per cosa praticamente fatta. Ma poi, in serata, è arrivato lo stop di Palazzo Chigi. Niente canone Rai nella bolletta elettrica, almeno per ora. Misura che, se da un lato rimane «strategica», dall’altro non vedrà certamente la luce con la Legge di stabilità visti «i tempi tecnici» ormai troppo stretti.
«Nessun giallo né dietrofront», assicurano dall’entourage del premier, ricordando che l’ipotesi di uno slittamento era comunque un’opzione sul tavolo di lavoro. E non è escluso che la norma possa essere introdotta con un decreto legge ad hoc. «Dal governo resta la conferma della volontà politica di andare avanti, ci stanno lavorando gli uffici legislativi», assicura, d’altra parte, lo stesso sottosegretario Giacomelli. Che ieri mattina, ospite di Radio 24, aveva ribadito l’idea di legare il canone Rai al contratto di fornitura elettrica già «dal gennaio 2015», stimando l’importo a carico dei contribuenti intorno ai 60-65 euro. Ma è proprio il nodo dei tempi, che sembrano destinati ad allungarsi, a restare controverso. Era stato del resto il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, a far presente che – contrarietà nel merito a parte («dalla bolletta bancomat si vorrebbe passare alla bolletta esattore fiscale») – riscuotere il canone Rai in bolletta «non sarebbe tecnicamente attuabile a partire dal gennaio 2015».
Tra l’altro, la questione era finita ieri l’altro sul tavolo di un vertice tra i ministeri dell’Economia e quello dello Sviluppo economico, che si riuniranno di nuovo questa settimana. Tempi a parte, c’è da sciogliere anche il nodo del canone dei proprietari di più di un’abitazione per i quali si profilerebbe il rischio di pagare più volte il canone Rai in base al numero delle utenze elettriche a loro intestate. «Tendenzialmente l’idea è quella di evitare che chi ha la seconda casa paghi di più. Anzi, diciamo che in linea di massima sulla seconda casa è escluso», aveva garantito Giacomelli a Radio 24. Problema che gli uffici legislativi di Mef e Mise starebbero affrontando proprio in queste ore. L’ipotesi allo studio è quella di fissare, in questi casi, un importo che, nel complesso, non sia comunque superiore a quello attuale e, per le famiglie meno abbienti, di bloccare il canone a 30 euro. Tutte problematiche che hanno indotto Palazzo Chigi a prendere tempo, con l’intento di procedere solo una volta avuta l’assoluta certezza della fattibilità dell’operazione canone in bolletta.
«Una scelta opportuna da parte di Palazzo Chigi – fa sapere dalla Vigilanza Rai, Michele Anzaldi del Pd -. Visti i tempi stretti, meglio evitare di fare cose fatte male per la fretta, sempre tenendo fermo l’obiettivo finale: pagare meno, pagare tutti». Esulta, invece, il Nuovo centrodestra, da sempre contrario al provvedimento. «Il governo ha ascoltato le nostre ragioni di assoluto buon senso», rivendica la capogruppo alla Camera, Nunzia De Girolamo, appreso dello stop arrivato da Palazzo Chigi. Resta da vedere se sarà della stessa opinione se e quando il governo riproporrà di nuovo la norma.