Fior da fiore, 26 novembre 2014
Scontri a Ferguson dopo il proscioglimento del poliziotto bianco che ha ucciso un ragazzo nero • Il razzismo degli americani secondo la scrittrice Toni Morrison • Il Jobs act passa in Aula senza 40 voti del Pd • Il canone Rai non entrerà nelle bollette elettriche • Le tasse più evase dagli italiani • Menu antiallergie nei ristoranti
Ferguson 1 Notte di fuoco a Ferguson dopo il proscioglimento di Darren Wilson, il poliziotto bianco che il 9 agosto, durante un banale controllo, ammazzò Michael Brown, un afroamericano di 18 anni. Alla vigilia del verdetto il padre e la madre del ragazzo ucciso avevano sottoscritto un appello alla calma, chiedendo alla gente di Ferguson di evitare ogni violenza. Ma adesso che è arrivata l’assoluzione mamma Lesley è salita su una piattaforma davanti a centinaia di persone che manifestavano di fronte al commissariato di polizia di Ferguson piangendo e urlando parole di dolore e rabbia infinita. Louis Head, il suo secondo marito, indicando la caserma della polizia ha urlato: «Bruciamo quella puttana». Alle prime luci dell’alba sono stati dati alle fiamme dodici edifici oltre a due auto degli sceriffi. Bilancio: 61 i manifestanti arrestati, centinaia i colpi di arma da fuoco, nessuna vittima. Anche il presidente Obama ha preso le distanze da quelli che ha definito «atti criminali». Ieri notte l’ondata emotiva di Ferguson ha attraversato tutti gli Stati Uniti, da Los Angeles a Chicago, da Seattle a Washington, con 130 manifestazioni in 37 Stati. Non violenze gravi come quelle di Ferguson: le proteste sono state quasi ovunque pacifiche, ma a Los Angeles il traffico su due grandi autostrade è stato bloccato dai sit-in mentre a New York, dove si sono svolte manifestazioni affollatissime a Times Square, Columbus Circle e Union Square, sono stati a lungo chiusi al traffico il Brooklyn Bridge e il Triboro, il ponte che collega Manhattan con gli aeroporti Kennedy e La Guardia. L’Abc è riuscita a intervistare Darren Wilson, il poliziotto che la famiglia Brown continua a chiamare «killer». E che, sparito dalla circolazione da quando, il 9 agosto, uccise Michael, nei giorni scorsi ha trovato anche tempo e modo di sposarsi. «Mi spiace per la perdita di una vita umana — ha detto Wilson — ma ho fatto semplicemente il mio lavoro. Non è stata un’esecuzione».
Ferguson 2 La scrittrice afroamericana Toni Morrison, 83 anni, Premio Nobel per la letteratura nel 1993: «Non sono affatto stupita da questa iniqua sentenza perché nella storia americana è da sempre difficile ottenere un’incriminazione contro un poliziotto. Su oltre 2 mila casi è accaduto solo 11 volte […] Il giorno in cui mi diranno che un poliziotto ha sparato alle spalle di un giovane bianco, saprò che il razzismo della polizia è un cimelio del passato […] L’arrivo di Obama alla Casa Bianca ha peggiorato enormemente le cose. Una certa America bianca, vecchia e conservatrice è terrorizzata dal fatto che il leader più influente del pianeta sia un nero che vede come una minaccia assoluta al suo potere e alla sua stessa sopravvivenza. Questa gente è uscita dalla tana e strilla per farsi sentire […] I razzisti che in qualche modo continuano ad ispirarsi al Ku Klux Klan sono circa il 20% della popolazione. Ma i veri linciaggi oggi sono di natura politica e accadono tutti i giorni nelle aule del Congresso Usa dove contro il nero Obama vengono mosse le accuse più incredibili ed astiose, unite a continue minacce di impeachment e querela. Per non parlare poi del numero record di pazzi arrestati mentre tentano di entrare armati alla Casa Bianca» (Farkas, Cds).
Jobs Act La legge delega sul lavoro (che il premier Matteo Renzi ha ribattezzato Jobs act) ha compiuto alla Camera il secondo giro di boa, lasciandosi dietro un’aula vuota per metà: 40 deputati del Pd non hanno partecipato al voto e buona parte di loro si è unita alle opposizioni (M5S, Sel e Forza Italia) abbandonando l’emiciclo in segno di protesta. Il governo ha dovuto richiamare in fretta e furia ministri e sottosegretari in Aula perché il totale dei votanti rischiava di non superare il numero legale. L’illusione delle opposizioni, e della minoranza del Pd, è durata però una manciata di minuti: alla fine i voti favorevoli sono stati 316, i contrari 6 (tra i quali Civati e Pastorino del Pd) e 5 astenuti. Totale 327 votanti, una buona spanna sopra il numero legale calcolato ieri a quota 294 (la metà del plenum al netto dei deputati in missione che erano 42). Ora il provvedimento torna al Senato: oggi parte l’iter in commissione Lavoro e la prossima settimana arriverà in Aula per l’approvazione definitiva in modo da consentire al governo di esercitare (con i decreti attuativi) la delega che riscrive i meccanismi sui diritti dei (futuri) lavoratori dipendenti. Matteo Renzi, che ha l’obiettivo di rendere operativi i decreti dal 1° gennaio 2015 insieme alla legge di Stabilità, non ha cambiato rotta e ha rivendicato la bontà della riforma che cambia anche l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970 («Reintegro nel posto di lavoro»): «La Camera approva il Jobs act. Più tutele, solidarietà e lavoro...Grazie ai deputati che hanno approvato il Jobs act senza fiducia. Adesso avanti con le riforme. Questa è #lavoltabuona», scrive su Twitter. La sua idea su chi nel Pd non ha votato il testo non cambia: lo fanno «per frenarmi», per calcoli politici hanno ignorato una mediazione «che ha convinto ex sindacalisti come Damiano ed Epifani». [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Canone Rai Il canone non entrerà nella bolletta elettrica. Fonti di Palazzo Chigi ieri sera hanno dato per «improbabile» l’ipotesi, circolata nell’ultima settimana, che il balzello possa entrare nella Legge di Stabilità e abbinato al pagamento della luce per combattere l’evasione fiscale che è attorno ai 600 milioni. La smentita, lasciata filtrare da Palazzo Chigi, sarebbe stata dettata da Renzi per evitare complicazioni ai cittadini, chiamati a misurarsi col rompicapo delle seconde case intestate a familiari e rimaste sfitte. E c’è chi come Lorenza Bonaccorsi, responsabile Cultura del Pd e membro della commissione di Vigilanza Rai dice che, «visti certi sprechi, il canone Rai andrebbe abolito del tutto».
Tasse 1 Il canone Rai, ovvero la tassa concessione televisiva, è in assoluto da anni l’imposta più evasa dai contribuenti italiani. Secondo le stime del governo ben il 26,5% delle famiglie italiane non paga i 113,50 euro annuali di canone e questo produce un ammanco di circa 600 milioni di euro l’anno. Mentre quelle in regola, in totale circa 16 milioni e mezzo di nuclei, versano ogni anno nelle casse dello Stato 1,7 miliardi di euro. Uno studio del 2012 realizzato da Contribuenti.it alzava invece al 40% la quota di famiglie inadempienti, con punte superiori all’80% in Campania, Calabria e Sicilia (Baroni, Sta).
Tasse 2 In Italia non si emettono (e non si richiedono) gli scontrini fiscali o gli importi battuti sono più bassi di quelli reali, con un buco che uno studio del Nens dell’ex ministro Vincenzo Visco stima in circa 24 miliardi di euro all’anno. E ancora: non si versa l’Iva, o si fatturano i beni ed i servizi con aliquote più basse rispetto a quelle corrette (-6,4 miliardi). E può pure capitare che un grossista fatturi ma non dichiari il reddito corrispondente al venduto e questa pratica, sempre secondo il Nens, sottrae altri 9,3 miliardi di gettito. Molto parcelle vengono pagate in nero, si omette di dichiarare la proprietà di un immobile, e quindi si eludono tutta una serie di imposte piccole e grandi, e molti producono, vendono e lavorano completamente in nero. Parliamo in questo caso di circa 1 milione di abusivi, secondo le ultime stime di Confartigianato, e di un totale di 3,2 milioni di lavoratori irregolari. Col risultato che solo lo 0,1% degli italiani - ovvero uno ogni mille - denuncia più di 300mila euro di reddito all’anno, mentre la stragrande maggioranza (62%) sta sotto i 26mila. Il totale secondo la Corte dei Conti fa la bellezza di 130 miliardi sottratti al Fisco, mentre il Tax Justice Network parla di 180,2 miliardi e Confcommercio addirittura di 272 (ibidem).
Tasse 3 Se si tiene buona la stima di Confcommercio, che colloca l’evasione al 17,4% del nostro prodotto interno, a livello mondiale solo Messico (11,9%) e Spagna (9,5%) riescono a tenerci testa. Nel resto del mondo le tasse invece si pagano: negli Usa l’evasione tocca il 6,7% del Pil, in Francia siamo al 3,9%, Austria, Olanda e Norvegia stanno addirittura all’1% (ibidem).
Tasse 4 Secondo uno studio di Contribuenti.it i principali evasori in Italia sono gli industriali (32,7%), seguono il settore bancario-assicurativo (32,2%), quindi commercianti (10,8%), artigiani (9,4%), professionisti (7,5%) e lavoratori dipendenti (7,4%). Sono concentrati soprattutto nel Nord Ovest (31,4% del totale nazionale) e nel Nord Est (27,1%) ed in misura minore al Centro (22,2%) ed al Sud (19,3%) (ibidem).
Allergie In Italia sono otto milioni le persone con allergie alimentari. Poi ci sono gli intolleranti (si stima siano 12 milioni) e i celiaci (quasi un milione e mezzo i diagnosticati). Per tutte queste persone, mangiare senza conoscere ciò che c’è nel piatto rappresenta un pericolo. Ma dal 13 dicembre prossimo, in applicazione di una legge europea del 2011, la trasparenza nei menu diventa obbligatoria: entrando in un ristorante, in un self service, in un bar, in una mensa, in gelateria, in una gastronomia, le diverse proposte del menu saranno accompagnate da un «foglietto illustrativo» (come per i farmaci) che segnalerà la presenza, se prevista, di uno o più dei 14 principali nutrienti fonte di allergia come glutine, crostacei, latte, uova, crostacei, noci ecc. Oppure saranno presentate da un «addetto agli allergeni» che li elencherà quando si sceglie un piatto, affiancando il cameriere e il sommelier.
(a cura di Roberta Mercuri)