Il Sole 24 Ore, 13 novembre 2014
Monte dei Paschi di Siena approva il bilancio trimestrale con perdite per 796,7 milioni, che portano così il rosso dei primi nove mesi dell’anno a 1,15 miliardi di euro (più che raddoppiato rispetto al 2013)
Dopo il deficit di capitale di 2,1 miliardi, gli accantonamenti extra sui crediti. È ancora il Comprehensive assessment a incidere pesantemente sui conti del Monte dei Paschi di Siena: ieri la banca ha approvato una trimestrale con perdite per 796,7 milioni, che portano così il rosso dei primi nove mesi dell’anno a 1,15 miliardi di euro (più che raddoppiato rispetto al 2013). I conti presentati ieri non sono molto lontani dalle previsioni formulate dagli analisti dopo l’esito dell’Aqr, tuttavia – ha puntualizzato la banca – non è escluso che ancora nell’ultimo trimestre possano arrivare ulteriori accantonamenti, l’ultima coda del doppio esame condotto da Bce ed Eba: lo si scoprirà nelle prossime settimane.
Ci vorrà qualche mese, invece, per capire l’ammontare esatto dell’aumento di capitale. E anche in questo caso, si attendono indicazioni da Francoforte: agli analisti che chiedevano se potrebbero bastare due miliardi o anche meno, il direttore finanziario Bernardo Mingrone ha risposto di «non aver idea». «Quello che era importante per noi – ha sottolineato il cfo – era avere la garanzia di un consorzio per coprire al 100% il deficit di capitale, perché è questo che ci dà flessibilità». Ora, però, «starà alla Bce valutare», perché «la decisione si baserà su presupposti prudenziali e su quale sarà la posizione della banca al momento del lancio». Tra le richieste avanzate alla Bce c’è anche quella di mitigare di 390 milioni il deficit patrimoniale per una reinterpretazione degli utili operativi stimati per il 2014, e anche da questa risposta – positiva o negativa – dipenderà la decisione finale sull’aumento.
La banca, dunque, rimane in una specie di limbo, appesa alle decisioni della Bce, agli umori del mercato (ieri il titolo ha perso il 6,48%) e al lavoro degli advisor Citigroup e Ubs, «incaricati prima di mettere a punto il capital plan e ora di identificare le opzioni migliori per consentire alla banca di operare serenamente», come ha detto ieri il ceo, Fabrizio Viola. Ancora una volta facendo intendere, neppure troppo velatamente, che sul tavolo rimangono tutte le possibilità, compresa l’aggregazione con un altro gruppo bancario.
Difficile, in questo contesto, concentrarsi sull’operatività dell’istituto. Che però mostra qualche segno più: le commissioni salgono ad esempio del 3,2% su base annua, mentre prosegue il percorso di riduzione dei costi con un taglio degli oneri di 110 milioni (-5,2%). Accelera il deleveraging (i crediti sono calati del 4,9% nell’arco di soli tre mesi) e il risultato operativo, sottolinea la nota diffusa dalla banca, sarebbe risultato in crescita del 16,6% a 1,6 miliardi senza le componenti non ricorrenti, che oltre ai maxi accantonamenti hanno anche compreso i i 370 milioni di interessi pagati sui Monti bond al momento del rimborso effettuato a luglio, nonché i 300 milioni di accantonamenti straordinari per coprire i 1.300 esuberi e la chiusura di 150 filiali attesa entro la primavera 2014.
Azioni di efficientamento che impatteranno in futuro, ma che confortano la banca al punto da non modificare i target di piano al 2017, come ha ribadito Mingrone. «I risultati del trimestre dimostrano che le azioni di risanamento stanno dando i risultati sperati», ha aggiunto il ceo Fabrizio Viola. Che rispetto alle prossime tappe ha confermato l’obiettivo di cedere in tempi brevi gli asset di Consum.it (su cui sono arrivate due offerte vincolanti) ma anche la cessione di portafogli di crediti deteriorati, che – sull’onda delle rettifiche imposte dalla Bce – in un trimestre sono saliti dell’8,3 a 24,3 miliardi. Da gennaio, le rettifiche sono ammontate a 2,46 miliardi (+60% sull’anno precedente), con un impatto del terzo trimestre di circa 1,25 miliardi (+71,8%).
L’imperativo è «andare avanti», ha detto a caldo il presidente Alessandro Profumo uscendo dal cda, che ha approvato i conti all’unanimità. Tra le note positive, la neonata banca multicanale Widiba: in un mese ha raccolto 8mila richieste di aperture di conto corrente: «Siamo molto fiduciosi», ha detto al riguardo Viola, aggiungendo che «la banca prima della fine dell’anno verrà dotata di 650 promotori finanziari. Questo passaggio darà ulteriore impulso alla crescita di questo business, che punta a una massa gestita intorno ai 6 miliardi».