La Stampa, 20 ottobre 2014
Perché il Parlamento non riesce a eleggere i due giudici della Corte Costituzionale? La Consulta può decidere anche senza di loro? Ventuno votazioni a vuoto sono un record? Ma i partiti si rendono conto di perdere ancora più credibilità?
Siamo al ventunesimo voto per la Consulta, altrettanti giorni sottratti al lavoro parlamentare.È così importante che le Camere eleggano i 2 giudici costituzionali?
Sì, perché la Corte è come il Parlamento, come il governo, come il Presidente della Repubblica. Cioè un organo che, secondo la Costituzione, non può mancare. E oltre ad esserci, bisogna che funzioni.
Però, senza i due giudici, la Consulta è in grado di decidere ugualmente...
Il regolamento lo permette purché ci siano almeno 11 membri su 15. E dopo le nomine presidenziali di sabato (Del Prete-Zanon), il «plenum» è in salvo a quota 13. Però finché la Corte resterà incompleta, mette chiarezza il professor Giovanni Maria Flick che ne è stato presidente, «sarà come un cocktail nel quale mancano certi ingredienti, e dunque non può avere lo stesso gusto. Il sapore mancante è in qualche misura quello della Politica con la maiuscola, che è assicurato anche dalla diversa provenienza dei giudici e, tra essi, dalla presenza in parti uguali di membri designati dal Parlamento».
E allora, cosa aspettano i nostri rappresentanti a scegliere un paio di personaggi degni?
Difatti, Napolitano giudica imperdonabile questo ritardo. Perché, potendo fare bella figura, i partiti se ne guardano bene.
Sono in molti a obiettare: per eleggere i 2 giudici viene richiesta una maggioranza esagerata, i 3 quinti del Parlamento. È solo una scusa?
No, c’è del vero. L’asticella è altissima, ancora più impegnativa di quella che deve superare il Presidente della Repubblica. Basti dire che, se si fosse votato per il Capo dello Stato, dopo il quarto scrutinio Luciano Violante sarebbe già stato eletto...
Altra giustificazione del ritardo: non è la prima volta che il Parlamento se la prende comoda. Davvero ci sono precedenti?
Se è per questo, è accaduto di peggio. Ricorda Flick: «La Corte ritardò circa 3 anni a entrare in funzione per lo scontro accesissimo su Crisafulli, grande giurista indicato da Pci e rifiutato dalla Dc. Se ne venne a capo solo quando Togliatti accettò di indicare al suo posto Jaeger, che non aveva la tessera di partito». Flick segnala pure il cosiddetto «de bello gullico», dal nome di Gullo, protagonista di un altro interminabile braccio di ferro che si concluse non prima che il candidato gettasse la spugna per andare alla Corte europea di giustizia.
E in tempi meno remoti?
La lista è lunga così. Ci vollero 8 mesi nella X legislatura; se ne andò quasi un anno nella XIII. Il Presidente Segni usò le buone maniere e si lamentò per lettera.
Qualcuno arrivò alle minacce?
Cossiga. Ipotizzò di sciogliere il Parlamento se non avesse nominato i giudici. A quel punto gli onorevoli ubbidirono, perché il Picconatore sarebbe stato capacissimo di mandarli tutti a casa.
Se in passato ci sono voluti anni, perché entrare in fibrillazione dopo «soli» 4 mesi?
I tempi sono cambiati. Siamo nel mondo di internet, dell’alta velocità, dei summit planetari. Certi riti della politica non vengono più accettati, così si alimenta solo la rivolta della gente: anche di questo si preoccupano i vertici massimi.
Possibile che i nostri parlamentari, o perlomeno quelli che impallinano i candidati, non se ne rendano conto?
I franchi tiratori sono spia di un malessere più profondo. È la protesta, tutta sbagliata, di chi per un motivo o per l’altro si sente tagliato fuori. Spiega Flick, in termini didattici: «Il voto segreto è l’unico momento in cui il deputato o senatore riesce ancora a esprimere il suo dissenso verso le scelte calate dall’alto. È come se dicesse: “Finalmente conto qualcosa anch’io”».
Quando si terrà la prossima votazione?
A giorni. I presidenti delle Camere, Grasso e Boldrini,fisseranno la nuova seduta comune. I segnali non sono incoraggianti. Interpellati nel weekend, i capigruppo di maggioranza e opposizione confidano che si brancola nel buio.