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 2014  ottobre 20 Lunedì calendario

Il 70% degli iscritti ai sindacati giudica positivamente il governo Renzi, più dei non iscritti, che promuovono Renzi solo nel 50% dei casi. Intanto la Cgil punta a riempire piazza San Giovanni «per cambiare l’Italia»

Occhi puntati su piazza San Giovanni a Roma. Quella che la Cgil punta a riempire sabato sfidando il presidente del Consiglio, Matteo Renzi . Per il primo sindacato italiano non dovrebbe essere difficile tornare a colmare la storica piazza della sinistra. Soprattutto se si tiene conto del contributo che verrà dai metalmeccanici Fiom di Maurizio Landini e dai pensionati Spi di Carla Cantone. Inoltre, in piazza ci sarà anche la sinistra del Pd, anche se i leader della stessa rischiano di essere contestati perché accusati di aver votato al Senato la fiducia sul Jobs Act che punta a smantellare l’articolo 18 sui licenziamenti. 
Ci sarà la sinistra a sinistra del Pd, da Sel ai movimenti studenteschi. Il richiamo della difesa dell’articolo 18 dovrebbe essere ancora forte, soprattutto perché molti lavoratori temono che, una volta tolto il diritto al reintegro sui nuovi assunti, si finirà per fare la stessa cosa anche su chi è stato assunto in passato. 
Ma ogni paragone con la grande manifestazione del 22 marzo 2002 al Circo Massimo sarà improponibile. Non solo perché il sindacato, nel frattempo, si è indebolito, ma anche perché l’avversario non è più un premier di destra, Silvio Berlusconi , ma addirittura il segretario del Pd, Matteo Renzi. Che, per nulla preoccupato delle iniziative del segretario della Cgil Susanna Camusso , guarda con attenzione solo alle mosse di Landini, l’unico leader alla sua sinistra che sembra avere le potenzialità di un competitor politico. 
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Per avere un’idea dei problemi che la manifestazione Cgil sta creando nel Pd, basta leggere la lettera-appello che un gruppo di delegati delle Rsu lombarde della Fiom ha scritto a Guglielmo Epifani , ex segretario generale della Cgil dal 2002 al 2010 e ora deputato del Pd. 
«Tu sai benissimo cosa significa l’abolizione nei fatti di quello che rimane dell’articolo 18», dice la lettera. Che prosegue: «In altri tempi l’intervento di Epifani sarebbe stato forte e vibrante». E adesso? «Ti chiediamo già da ora di ufficializzare il voto contrario alla fiducia nel caso il governo decida di metterla anche alla Camera». 
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Forse in crisi d’identità per i continui attacchi di Renzi, i sindacati hanno chiesto lumi ai sondaggisti sul loro grado di popolarità presso l’opinione pubblica. 
La Cgil, con l’associazione Bruno Trentin presieduta da Fulvio Fammoni, si è rivolta a Tecnè, che ha intervistato un campione di mille persone più o meno diviso a metà tra iscritti alla Cgil e non iscritti. Ne è risultato che i primi si sentono meno isolati e indifesi dei secondi, ma che anche i non iscritti, nel 72% dei casi, si sono rivolti almeno una volta al sindacato e nel 65% sono rimasti soddisfatti. Secondo il 77% degli iscritti il sindacato è utile mentre ciò è vero solo per il 55% dei non iscritti 
La Uiltucs di Brunetto Boco si è affidata invece a InNova Studi e Ricerche. Anche qui un campione di mille lavoratori, ma questa volta del settore dei servizi. I risultati qui sono un po’ meno confortanti: il giudizio sui sindacati è positivo da parte del 62,9% degli iscritti, mentre scende al 43,3% nei «non ostili» al sindacato e al 23,3% nei «lontani». 
Ma la cosa più interessante è che il 70% degli iscritti giudica positivamente il governo Renzi, più degli stessi «lontani» dal sindacato, che promuovono Renzi solo nel 50% dei casi.