La Stampa, 16 ottobre 2014
Grillo non vuole fare accordi nemmeno con la Lega, Salvini lo ha chiamato e s’è sentito rispondere: «Non c’è bisogno che ci incontriamo, appoggiate le nostre idee senza chiedere niente in cambio»
Ci ha provato anche Matteo Salvini, ma la reazione immunitaria è sempre la stessa. Il leader della Lega Nord ha proposto a Grillo un incontro per fare fronte comune: base di partenza l’uscita dall’euro, per arrivare alle politiche migratorie e ai soldi alle imprese. La risposta di Grillo è stata la stessa che riserva ad ogni tentativo di approccio: un niet diffidente. Nella calura del Circo Massimo i Cinque Stelle hanno annunciato di voler raccogliere le firme e proporre un referendum per dire addio alla moneta unica. L’obiettivo è numericamente ambizioso. Cinque milioni di firme. Ma per centrarlo nel Movimento preferiscono fare da soli.
«Caro Salvini - ha risposto Grillo - non c’è bisogno di alcun incontro ufficiale. La Lega appoggi, se vuole, le idee che ritiene giuste senza chiedere nulla in cambio. Se la Lega propone cose in linea con il programma M5S, riceverà il nostro supporto come è sempre successo per qualunque forza politica».
Salvini, che un po’ se l’aspettava, non ha fatto una piega, anche perché mirando al bersaglio grosso ha colto l’obiettivo minimo di aprire una competizione col Movimento sui temi che costituiscono il core business leghista. «Purtroppo Grillo ha rifiutato il confronto proposto dalla Lega - ha commentato in tempo reale - dicendo che non c’è bisogno di alcun incontro ufficiale. Peggio per lui, noi le nostre battaglie contro l’euro, l’invasione clandestina e lo stato tassatore le facciamo anche da soli».
Da quando guida Salvini, il Carroccio è cresciuto costantemente e ora i sondaggi lo danno attestato tra il 7 e l’8 per cento. Una performance che al quartier generale della Casaleggio Associati hanno ben presente. Il tema dei migranti è il più controverso. I diarchi, caso unico da quando il Movimento è entrato alle camere, hanno dovuto piegarsi alla volontà dei senatori che si sono fatti approvare, dall’aula e dalla base, l’abolizione del reato di immigrazione clandestina. Da allora marcare la Lega su quella fascia è impossibile, mentre non c’è uscita pubblica di Grillo, slide di Casaleggio o dichiarazione degli eletti più in vista, da Di Maio in giù, che non effettui un passaggio sulla necessità di uscire dall’euro e di abbattere l’Irap. «L’ambiente è quasi scomparso. Parliamo solo di dare soldi alle imprese», lamentava martedì in transtantico Stefano Vignaroli, non certo un dissidente, responsabile de facto del Movimento per le politiche ambientali.
Come non è un dissidente Massimo Artini, messo ieri sotto processo sul blog di Grillo per la gestione del server che ospita le email dei parlamentari. La scorsa settimana alcuni deputati avevano adombrato il sospetto di un hackeraggio del sistema e ora dai vertici del Movimento è arrivato l’ordine di dismettere quegli indirizzi di posta. Per il toscano Artini, favorito nella corsa per la posizione di prossimo capogruppo, non si esclude l’avvio di un procedimento di espulsione.