la Repubblica, 16 ottobre 2014
Strano: non è solo il naso a sentire gli odori, tutto il corpo è cosparso di recettori olfattivi
L’olfatto è una delle più antiche prerogative umane, eppure secondo gli scienziati potrebbe essere l’ultima a essere compresa fino in fondo. Solo agli inizi degli anni Novanta, infatti, i biologi hanno descritto il funzionamento dei recettori olfattivi — i sensori chimici interni al nostro naso — con una scoperta che valse al suo autore il Premio Nobel. Da allora, però, le cose si sono complicate: nell’ultimo decennio gli studiosi hanno scoperto che i recettori olfattivi sono disseminati in tutto il corpo — nel fegato, nel cuore, nei reni e perfino nello sperma — dove rivestono un ruolo fondamentale per una serie di funzioni fisiologiche. Adesso un gruppo di biologi della Ruhr University Bochum in Germania, coordinato da Hanns Hatt, ha dimostrato che la nostra pelle è ricoperta di recettori olfattivi. Non solo: esponendo uno di questi recettori (denominato OR2AT4) all’odore sintetico di legno di sandalo si innesca un effetto a cascata di segnali molecolari che incoraggerebbero il processo di guarigione di un tessuto danneggiato. Una scoperta che potrebbe portare alla messa a punto di cosmetici contro l’invecchiamento della pelle e di trattamenti per favorire la guarigione dopo un trauma fisico.La presenza dei recettori olfattivi fuori dal naso potrebbe sembrare bizzarra ma sono tra i sensori chimici più antichi dal punto di vista dell’evoluzione, in grado di individuare non solo i composti trasportati per via aerea. «Se si pensa ai recettori olfattivi come a rivelatori chimici specializzati ha senso il fatto che si trovino in altri posti» dice Jennifer Pluznich, assistente di fisiologia alla Johns Hopkins University che nel 2009 ha scoperto che contribuiscono a controllare il funzionamento metabolico e regolano la pressione sanguigna nei reni dei topi. Si pensi dunque ai recettori olfattivi come a un sistema fatto di serratura e chiave, nel quale la molecola olfattiva è la chiave e il recettore è la serratura. Soltanto determinate molecole si adattano a determinati recettori. Quando la molecola attiva il recettore corrispondente mette in moto una serie di reazioni biochimiche. All’interno del naso questo processo culmina con l’invio di un segnale nervoso al cervello, che noi percepiamo come odore. Lo stesso sistema, però, può svolgere anche altre funzioni biologiche.Hatt è stato uno dei primi a studiarle. Nel 2003 ha scoperto che i recettori olfattivi nei testicoli funzionano come una sorta di guida che permette alle cellule spermatiche di trovare la strada verso l’uovo non fecondato, dando così un’interpretazione nuova al concetto di “chimica sessuale”. Da allora ha individuato recettori olfattivi in numerosi organi. Nel 2009 con il suo team ha scoperto che esponendoli a un composto olfattivo delle violette e delle rose si potrebbe inibire la diffusione delle cellule tumorali della prostata. Lo stesso anno Grave Pavlath, biologa dell’Emory University, ha pubblicato uno studio sui recettori olfattivi nei muscoli scheletrici: immergerli nel Lyral, un aroma sintetico al profumo di mughetto, favorisce la rigenerazione del tessuto muscolare. Al contrario, bloccandoli questa si inibisce. Ne deriva che i recettori olfattivi sono una componente indispensabile nel sistema di segnalazione biochimica che fa sì che le cellule staminali si trasformino in cellule muscolari e riparino il tessuto danneggiato. Tutto sommato, però, questa scoperta non deve sorprendere. I recettori olfattivi sono il più ampio sottogruppo di recettori accoppiati alle proteine G (Gpcr), scoperte sulla superficie delle cellule, che consentono a queste ultime di percepire ciò che accade intorno. Questi recettori sono presi di mira dai farmaci — il 40 per cento di tutte le sostanze farmaceutiche raggiunge le cellule tramite i Gpcr — e ciò promette bene per la cosiddetta medicina a base di profumo. Tuttavia, malgrado i progressi recenti, gli scienziati sono riusciti ad abbinare soltanto un numero esiguo di recettori (ne abbiamo 350 tipi diversi) ai componenti chimici specifici. Non è chiaro neppure se questi si siano evoluti a partire dal naso. «Sono chiamati così perché li abbiamo individuati nella sede per eccellenza dell’olfatto» dice Yehuda Ben-Shahar, biologo della Washington University di St. Louis che ha pubblicato un articolo sui recettori olfattivi presenti nel polmone. «Ma resta da scoprire quale di questi recettori si sia evoluto per primo».