il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2014
I lupi che mordono Francesco all’attacco dei padri sinodali troppo comprensivi con divorziati e omosessuali: «Qui si dimentica il male, qui si dimentica il peccato»
L’ira dei conservatori si abbatte sulla Relazione dei lavori sinodali (in latino, Relatio post disceptationem) e le sue indubbie aperture sugli omosessuali, le convivenze, i matrimoni civili, i divorziati risposati e i bambini che vivono con una coppia gay. L’ala dogmatica è partita per fare a pezzi la sintesi del dibattito, che ha registrato il lento coagularsi di una maggioranza a favore di una linea di apertura. “La misericordia verso le vite ferite… verso chi cerca la salvezza e la felicità, magari anche seguendo vie sbagliate”, ha detto recentemente il segretario di Stato cardinale Parolin, non è “buonismo”. È il “riflesso del gesto con cui il Signore ci ha scelti”. Ma questa impostazione infuria il fronte del no. “Resistere alla tendenza eretica”, titola il Foglio, da marzo 2013 organo ufficiale dei lupi, che attaccano Francesco. Roberto De Matteis, campione dell’integralismo, accusa la Relazione di essere succube dell’egoismo individualista, di non considerare più il “male e il peccato”, anzi di “stabilizzare il peccato” di quanti sono uniti solo da nozze civili. Meglio una sveltina, proclama De Matteis. Nel testo originale, “unione sessuale occasionale e passeggera”. Perché dopo si può rapidamente tornare sulla retta via. È la fine del Vangelo e del catechismo, scandisce l’oracolo dei conservatori, cadono il sesto e il nono comandamento sugli atti e pensieri impuri, crolla il valore dell’ “ordine naturale e divino”. Il contrattacco si muove su un fronte ampio. Per il cardinale Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, la Chiesa non può riconoscere le coppie omosessuali. Nel suo gruppo di lavoro (da lunedì sono riuniti i gruppi linguistici per elaborare il documento finale) Müller, secondo indiscrezioni, è stato ancora più polemico: “Relazione indegna, vergognosa, completamente sbagliata”. Perentorio il presidente della conferenza episcopale polacca, Stanislaw Gadecki: “Relazione inaccettabile. Ci si allontana dall’insegnamento di Giovanni Paolo II. Nel documento si scorgono tracce dell’ideologia antimatrimonialista”. Duro il cardinale Raymond Burke, leader del fronte conservatore insieme a Müller. Qualcosa non funziona nei briefing della sala stampa vaticana, attacca: “L’informazione viene manipolata in modo da dare rilievo solo a una tesi invece che riportare fedelmente le varie posizioni. Un numero consistente di vescovi non accetta le idee di apertura, ma pochi lo sanno”. Anche per il cardinale sudafricano Fox Napier il testo della Relazione contiene cose che appaiono “controverse” e vanno corrette. In questa atmosfera così accesa i riformatori tengono un profilo basso. Il cardinale di Barcellona Luis Sistach sostiene che la Relazione è “sufficientemente oggettiva”, mentre il cardinale Kasper avverte che intorno alle idee di apertura si sta formando una “maggioranza crescente”. La battaglia è comunque aspra. L’ex presidente dell’episcopato italiano, cardinale Camillo Ruini, ha diffuso un suo testo in cui richiama asciuttamente la validità dell’esortazione apostolica di papa Wojtyla Familiaris consortio, che “ribadisce la prassi fondata sulla Sacra Scrittura di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati”. Per ricevere l’eucaristia devono promettere di “vivere in piena castità”. È la bandiera della Tradizione e del magistero di Wojtyla e Ratzinger che i conservatori stanno utilizzando per contrapporsi a Francesco. Eppure è sbaglaito dividere i fronti con l’accetta. Vescovi e cardinali possono seguire opinioni diversificate su temi differenti. Il cardinale Scola è contrario all’ipotesi di dare la comunione ai divorziati risposati, ma predica una nuova attenzione verso gli omosessuali. Mons. Fisichella ora sulle unioni civili si limita a chiedere un ampio confronto in parlamento senza escludere nessuna posizione. Parecchi presuli sollecitano ad ogni modo lo snellimento e la gratuità delle procedure per le dichiarazioni di nullità dei matrimoni religiosi. Il processo di riforma aperto da Francesco è ormai in moto. Difficile tornare indietro. Il documento finale di questa sessione sinodale sarà votato sabato. Probabilmente sarà annacquato e più macchinoso della Relazione del cardinale Erdo. Ma tra questo sinodo e quello dell’ottobre 2015 c’è spazio per rafforzare il fronte riformista. Commenta mons. Kurtz presidente dell’episcopato americano: “Francesco è stato saggio nel proporre un percorso di due anni: oggi non saremmo pronti per fare proposte significative”.