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 2014  ottobre 16 Giovedì calendario

Metà del Pil mondiale riunito a Milano, gli asiatici hanno i soldi, gli occidentali la crisi

Sotto il cielo di Milano, la metà del Pil mondiale. Comincia oggi - per concludersi domani - l’Asem, il meeting Asia-Europa che metterà attorno a un tavolo e in innumerevoli vertici vis à vis ben 53 capi di Stato. Dal ’96 si tiene ogni due anni, alternando la sede tra i due continenti coinvolti (anche se vi partecipano l’Australia e la Nuova Zelanda, che stanno in Oceania): inizialmente un modo per l’Asia per contrapporsi al potere americano, oggi una necessità più che altro per il Vecchio Continente per agganciarsi in qualche modo alla crescita dell’Oriente, sebbene abbia rallentato la corsa di qualche anno fa.
Fatto sta che nell’ultimo decennio le relazioni tra i due continenti sono divenute via via più serrate. «Nel 2013 - ha ricordato ieri il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca, facendo gli onori di casa all’Asia Europe Business Forum, antipasto economico alla due giorni che si apre oggi - gli interscambi commerciali hanno raggiunto i 1250 miliardi di euro, quasi raddoppiando il valore registrato dieci anni fa. L’Asia è divenuta il principale partner commerciale dell’Europa», pari a un terzo degli scambi commerciali totali del Vecchio Continente. Sempre stando ai dati dello scorso anno, l’Europa è la prima «cliente» dell’Asia, pesando per il 28% del totale degli scambi commerciali. Con un problema antico di deficit per l’Europa: le importazioni nel 2013 hanno superato l’export per 219 miliardi di euro. L’Italia è quarta nel Vecchio Continente, sia per import che per export, le Germania prima.
È un’alleanza vitale, da rinsaldare. Un prologo c’è stato due giorni fa a Roma dove il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il premier cinese Li Keqiang (oggi si rivedranno a Milano) hanno celebrato la firma di una ventina di accordi commerciali Italia-Cina per un valore di 8 miliardi di euro. Una coda è stata annunciata stamani con l’accordo di collaborazione tra Intesa Sanpaolo e la The Export Import Bank of China. (China EximBank). Insomma, all’interno di un rapporto che si stringe tra Europa e Asia, c’è un canale preferenziale che unisce Roma a Pechino. Tanto che secondo i calcoli dell’ultimo rapporto «Capital Dragon Index», che indica gli investimenti globali cinesi ed è elaborato dalla «Hong Kong A Capital», l’Italia quest’anno potrebbe diventare il Paese che in Europa annovera il maggior numero di investimenti cinesi. E questo dopo che Shanghai Electric ha comprato il 40% di Ansaldo Energia, State Grid of China il 35% di Cdp Reti e dopo che la Banca centrale cinese ha pigliato un 2% di Enel ed Eni. Questo in un mondo che, nel 2013, ha visto l’Oriente catalizzare il 28% degli investimenti globali, lasciando il 20% all’Europa. Tanta Cina, in questo meeting, senza dimenticare altri «campioni» d’oriente come Giappone e India. In una Milano blindata per le molteplici delegazioni (la stazione Duomo della metro chiuderà per mezza giornata, dalle 14 a fine servizio), si parlerà di politica e di affari, anche se poi, quelli veri, si chiuderanno, al solito, nelle sale più discrete delle banche d’affari.