Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  ottobre 15 Mercoledì calendario

Le banche hanno ricominciato a concedere mutui. Perché le famiglie chiedono finanziamenti più bassi di prima

Dopo anni neri durante i quali chiedere un mutuo era considerato proibitivo e ottenerlo quasi impensabile, il trend sembra essersi finalmente invertito in modo definitivo: l’inversione di tendenza è iniziata a luglio dello scorso anno, dopo un crollo verticale nel biennio precedente, e i dati del mese scorso sembrano confermare lo scenari o positivo: il numero di richieste di mutui da parte delle famiglie italiane fa segnare, secondo il Barometro Crif, una crescita del 14,7% rispetto allo stesso mese del 2013, e un aumento dell’11,8% prendendo in esame i primi tre trimestri dell’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
E se da una parte aumentano le domande di finanziamento per comprare casa, dall’altra le banche iniziano a concederne di più: secondo i dati Abi più recenti, su un campione di 84 banche tra gennaio e agosto 2014 sono stati erogati mutui per oltre 15,6 miliardi di euro, con un incremento del 28,6% rispetto allo stesso periodo del 2013 e dell’11,6% rispetto agli otto mesi del 2012. Dati che evidenziano, secondo l’Associazione delle banche italiane, «la ripresa del mercato dei finanziamenti alle famiglie per l’acquisto delle abitazioni». Sono in aumento soprattutto i mutui a tasso variabile che rappresentano, nei primi otto mesi del 2014, il 79,7% delle nuove erogazioni complessive contro il 77,2% del 2013 e il 69,1% del 2012. Grazie anche ai tassi, scesi ai minimi dal giugno 2011: sulle nuove sottoscrizioni si sono ridotti, secondo l’Abi, al 3,2%.
Nonostante il notevole miglioramento, però, la situazione è certamente ancora molto lontana da quella del 2007, quando le banche italiane erogarono mutui per 62,7 miliardi di euro. Il dato positivo si sta dunque ancora consolidando mese dopo mese, e la strada per tornare a livelli pre-crisi è ancora lunga. «Complessivamente gli italiani sembrano essere ancora fortemente condizionati dalla perdurante situazione di incertezza del quadro macro economico – commenta Simone Capecchi, direttore Sales & Marketing di Crif – con l’uscita dalla crisi che continua a essere rinviata».
D’altro canto, un tasso di disoccupazione costantemente elevato, con quella giovanile che si è assestata su livelli impressionanti, deprime la fiducia delle famiglie e ne limita la propensione ad elevare i consumi o, come nel nostro caso, ad investire sull’acquisto dell’abitazione. Tanto che «solamente quattro immobili su 10 vengono acquistati con il supporto di un mutuo, preferendo attingere, ove possibile, ai risparmi accumulati o ricorrendo al supporto del nucleo familiare». Non a caso l’importo medio dei mutui richiesti nei nove mesi di quest’anno è di 124.199 euro, inferiore rispetto ai 127.685 euro chiesti in media nel 2013 e ancor più dai 131.576 euro del 2012. Una tendenza che, secondo i dati Crif, è «in marcata contrazione da quattro anni a questa parte, sia in virtù della consolidata prudenza da parte delle famiglie, che tendono a richiedere il finanziamento minimo indispensabile per rendere il peso delle rate il meno possibile gravoso, sia della progressiva riduzione del prezzo degli immobi li residenziali».

I PRIVILEGIATI

La diminuzione dell’importo medio richiesto, del resto, è causata dall’aumento di domande per mutui inferiori a 100mila euro, e ancor più per finanziamenti di meno di 75mila euro (il 28,3% del totale, più 1,6% rispetto al 2013), mentre per mutui tra 100 e 150mila euro le richieste, pur essendo ancora il 28,5% del totale, sono calate dello 0,5%. E nonostante le domande e le erogazioni di mutui siano in crescita, difficilmente a comprare casa sono i giovani: l’età prevalente, secondo il rapporto Crif, è compresa fra i 35 e i 44 anni (il 34,5% del totale), seguita da quella tra i 25 e i 34 anni (27,7%). «Evidentemente – sottolinea lo studio – le condizioni di precarietà lavorativa che stanno coinvolgendo le fasce di popolazione più giovani, che sono anche quelle che tipicamente devono soddisfare l’esigenza di acquistare un’abitazione, spiega la debolezza della domanda. È quindi plausibile che una più consistente ripresa del comparto potrà consolidarsi solamente quando il mercato del lavoro mostrerà solidi segnali di ripresa e i redditi disponibili riprenderanno a crescere». Per ora, secondo Capecchi, «gli italiani continueranno a chiedere mutui di importo più contenuto rispetto al passato e con piani di rimborso più lunghi, naturalmente privilegiando il tasso variabile e quello variabile con cap».