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 2014  ottobre 15 Mercoledì calendario

Cronaca dell’ultimo cda di Luxottica durato dodici ore e in cui Abravanel e gli altri consiglieri hanno messo Del Vecchio con le spalle al muro

Che cosa sta succedendo in Luxottica? Se lo stanno chiedendo i numerosi gestori di fondi istituzionali che hanno investito sul titolo da molto tempo e ora sono spettatori di una caduta che in pochi si aspettavano. Ieri sono stati persi altri 500 milioni di capitalizzazione, ma ciò che più preoccupa è lo stato di confusione che sembra regnare al vertice del gruppo con Leonardo Del Vecchio, il fondatore, che sta cercando di riprendere in mano le redini dell’azienda ma, finora, senza grande successo. Il tutto condito da nuovi personaggi che spuntano in ruoli di rilievo e da una saga famigliare che a tratti ricorda le serie di telefilm come Dallas o Dynasty.
Lo stesso consiglio di amministrazione che si è svolto lunedì e che è andato avanti per circa 12 ore, dalle undici di mattina alle undici di sera, non è stato privo di colpi di scena. Anzi, secondo una ricostruzione che Repubblica ha fatto con fonti attendibili, il consigliere Roger Abravanel ha condotto una dura arringa nei confronti di Del Vecchio adducendo alle carenze di governance nella guida dell’azienda seguite all’uscita di Andrea Guerra. E a un certo punto l’accusa si è fatta pesante, quando i consiglieri hanno tirato fuori un contratto di consulenza firmato da Del Vecchio a favore di Francesco Milleri che, secondo le procedure, sarebbe dovuto passare preventivamente dal Comitato per le remunerazioni. Il contratto ha la durata di un anno e prevede una serie di ambiti in cui Milleri dovrebbe agire in qualità di assistente del presidente. Milleri, a quanto si è potuto apprendere, lavora con la Luxottica da circa un decennio e in passato si è occupato della trasformazione del sistema informatico dell’azienda di Agordo voluta dall’ad Andrea Guerra. Del Vecchio conosce Milleri da una ventina d’anni, lo stima e lo ha voluto al suo fianco nella delicata transizione da Guerra a Cavatorta. Ma quando ha visto che il nuovo ad mal sopportava la presenza del suo assistente, ha firmato senza pensarci su più di tanto il contratto che gli ha messo sulla scrivania il direttore delle risorse umane.
Quando ha rivisto spuntare la carta di Milleri durante il consiglio il patron della Luxottica sembra sia trasecolato. E il dubbio di un trappolone ai suoi danni ha cominciato a balenargli nella mente. Abravanel ha terminato il suo intervento annunciando le sue dimissioni e quelle di tutto il consiglio se non si fosse proceduto a bloccare la cooptazione di Massimo Vian al posto di Cavatorta, come annunciato nella mattina di lunedì da Luxottica con un comunicato ufficiale richiesto dalla Consob. A quel punto Del Vecchio, messo con le spalle al muro, ha cominciato a negoziare con i diversi consiglieri una via d’uscita che è stata trovata con l’assegnazione a sé stesso di tutte le deleghe operative e il congelamento di Vian fintantoché non si fosse trovato anche il secondo Ceo deputato a guidare l’area mercati e corporate.
In un sussulto d’orgoglio Del Vecchio, a cda quasi concluso, ha chiamato il suo notaio di fiducia per chiedere se il consiglio potesse rimanere in carica con soli tre membri, cioè lui, il figlio Claudio e il vicepresidente Luigi Francavilla. Così, in caso di dimissioni degli altri consiglieri, avrebbe comunque potuto convocare il giorno dopo l’assemblea per rinnovare integralmente l’organo di governo. Ma, a parte Abravanel, le potenziali dimissioni sono rimaste sulla carta e ora l’appuntamento è fissato al 29 ottobre quando si dovrebbe procedere alla cooptazione di due nuovi Ceo che riceveranno le deleghe trattenute da Del Vecchio.
Questa difficile fase di transizione si è andata poi a inserire in un quadro di risistemazione delle quote societarie nella holding a monte di Luxottica, la Delfin, a cui Del Vecchio sta lavorando alacremente da qualche tempo. A oggi lo statuto della società lussemburghese assegna ai sei figli avuti da tre relazioni diverse il 16,38% a testa in nuda proprietà, l’1,72% al fondatore con tutti i dividendi che affluiscono nelle tasche di Del Vecchio che è dunque ancora il padrone incontrastato della Luxottica con una quota di partecipazione della Delfin che ormai si avvicina al 65%. In caso di sua scomparsa i dividendi si andrebbero ad attaccare alle quote possedute dai figli. Ma, secondo fonti vicine all’operazione, il patron vuole dare un assetto più equilibrato alla sua scatola finanziaria in modo da non lasciare isolato il figlio Leonardo Maria avuto dall’attuale moglie Nicoletta Zampillo. La cessione del 3,8% a testa di azioni Delfin da parte dei sei figli a favore dell’attuale moglie permetterebbe di ottenere un assetto finale per cui il nucleo dei tre figli avuti dal primo matrimonio controllerebbe il 37,5%, il nucleo Zampillo-Leonardo Maria un altro 37,5% e i due figli più piccoli, Luca e Clemente, avuti dalla relazione con Sabrina Grossi, il 25% rimanente. Il tutto verrebbe blindato con una governance che prevede la presenza diretta dei sei figli e della moglie in consiglio della Delfin e una maggioranza qualificata per cambiare qualsivoglia cosa dell’85%, cosicché ogni delibera significativa necessiterebbe del voto favorevole di almeno sei membri su sette. E per arrivare a questo risultato finale Del Vecchio sarebbe anche disposto a mettere sul piatto gran parte dei prossimi dividendi che percepirà fintanto che sarà in vita. Un piano lucido che l’ex martinitt, secondo chi è riuscito a parlargli in queste ore concitate, pare molto determinato a mandare in porto.