Corriere della Sera, 15 ottobre 2014
Su Parma è caduta in un giorno la pioggia che di solito viene giù in un anno
Adesso si è messo a cuccia il torrente la Parma, che del torrente in verità ha poco soprattutto quando, e gli capita spesso, ruggisce gonfio addosso a Palazzo della Pilotta. A cuccia anche il suo affluente Baganza, che di questo alluvione che ha rovesciato fango e detriti su un bel pezzo della città ducale («Più di 9 mila i cittadini coinvolti» fa sapere il sindaco Federico Pizzarotti) è il principale responsabile assieme a una pioggia mai vista da queste parti («300 millimetri in 4 ore: un terzo di quello che viene giù di solito in un anno» raccontano gli esperti).
Tregua dal cielo dopo un lunedì al cardiopalma. Ma a terra, tra i caseggiati anni 60, i campetti da calcio e le botteghe del quartiere Montanara, si spala, si smadonna e si sputa fango. Dovrebbero essere abituati, in questo rione, incastrati come sono in quello spicchio di territorio posto esattamente alla confluenza del Baganza nella Parma. «Ma stavolta ha picchiato davvero duro, veniva su che pareva un mostro...» sospira Germano, che ha salvato il primo piano in via Volturno, ma non la cantina, il garage, il cortile, l’auto e l’inventario ancora non è finito.
Non ci sono morti, non ci sono feriti. Il numero delle persone costrette a lasciare le proprie abitazioni supera di poco la decina. Circa ottanta degenti di una casa di cura e di un centro d’assistenza sono stati caricati in piena notte sui gommoni della Protezione civile e trasferiti all’ospedale Maggiore. Sbriciolato il ponte medievale della Navetta. Chiusi e poi riaperti gli altri. Ovunque un cimitero di auto. Il sindaco Pizzarotti, dando prova d’equilibrio, neanche ci prova a paragonare il fango di Parma a quello di Genova: «Qui le strade sono larghe, è proprio geograficamente una situazione diversa». E, già che c’è, risponde anche sulle contestazioni piovute ieri addosso a Grillo sotto la Lanterna: «No, qui da noi non succede: certo, ci sono persone esasperate per quello che hanno perso, ma complessivamente è un clima buono».
E per non farsi mancare niente, a rendere tutto più complicato ha contribuito anche un gigantesco black out della rete Telecom-Tim che ha reso impossibili le comunicazioni tra i cittadini, creando complicazioni anche agli stessi soccorritori. Una città muta da lunedì pomeriggio, quando l’acqua dei due torrenti ha invaso il piano seminterrato e quello rialzato della Centrale Telecom Italia di via Po, fino a tutta la giornata di ieri, nottata compresa. Non solo. Anche Reggio Emilia, Modena e Piacenza si sono ritrovate in tilt dato che «l’intera rete dell’Emilia Ovest dipende dalla Centrale Parma Po». Inevitabile che ieri più di uno si domandasse quale mente geniale abbia partorito l’idea di costruire una struttura di tale importanza strategica per l’intera Emilia esattamente alla confluenza di due torrenti. Il capo di gabinetto della Prefettura Luigi Swich si è augurato che «Telecom affronti la questione per evitare il ripetersi di situazioni del genere».
Per le immancabili polemiche sulle colpe dell’alluvione meglio passare tra qualche giorno. Però va detto che se quei 4 metri d’acqua che lunedì sera sono transitati con la forza di un milione di Tir sotto il ponte Verdi non hanno sfasciato tutto, inondando l’intera città, il merito è della cassa d’espansione costruita a monte del torrente Parma: un invaso di 13 metri e una diga di 94 capaci di contenere 17 milioni di metri cubi d’acqua. Lo dice chiaro il sindaco: «Ci ha salvato la cassa d’espansione». Lo ribadisce Swich: «C’era il rischio di ritrovarci a contare le bare». Il prossimo passo sarà costruire un’altra cassa a monte del Baganza. I deputati pd Maestri e Romanini sono già addosso al ministro Galletti: «Degli 8 milioni necessari per l’opera, la Regione ha messo i suoi 4, mancano quelli di Roma...».