La Stampa, 15 ottobre 2014
Che schifo il caviale, che buono il waygyu. Sei bambini a cena in un grande ristorante di New York. L’esperimento condotto in un paese che ha fatto del cibo materia d’insegnamento e in cui le scuole allenano i bambini all’alimentazione allevano galline sui tetti e coltivando, sempre sui tetti, vegetali organici
Cosa succede quando metti sei bambini della seconda elementare intorno al tavolo di uno dei ristoranti più chic di New York, e li riprendi mentre mangiano? Certamente un sacco di risate, ma anche una lezione sul gusto, e su come andrebbe curato fin dall’infanzia.
L’idea è venuta al New York Times, che ha selezionato dalla scuola pubblica P.S. 295 di Brooklyn tre bambini, Chester Parish, Rohan Gelber Higgins, Caylon George, e tre bambine, Amira Patrick, Phoebe Spickler e Maya Colombo, per portarli a cena da Daniel. Per chi non lo conoscesse, è uno dei ristoranti più famosi di Manhattan, aperto dal cuoco francese Daniel Boulud dopo il grande successo che aveva avuto nella cucina di Le Cirque con Sirio Maccioni.
Lo scopo era servire un menù selezionato da 220 dollari a persona, per esporre questi ragazzi ad un’esperienza mai provata prima. «Io - ha spiegato Daniel - sono cresciuto in campagna, e ho avuto la possibilità di sperimentare direttamente tante cose. Ai bambini di città non capita altrettanto, e volevamo far conoscere loro i sapori e la consistenza di ingredienti particolari».
I ragazzi sono arrivati vestiti in giacca, alcuni con la cravatta, ma non hanno ceduto il passo davanti alla porta d’ingresso alle ragazze, come peraltro vuole l’etichetta, per non dare l’impressione che entrassero non accompagnate in un locale pubblico. Quindi hanno cominciato ad assaggiare l’insalata di aragosta, il caviale, i ravioli alla zucca, il pesce snapper cucinato alla giapponese, la pregiatissima bistecca wagyu, e per concludere dolci vari, dalle fragole ai «truffle» al cioccolato, senza naturalmente mancare le madeleine all’arancia che hanno ispirato la «Recherche» di Proust.
Vedremo se il menù di Daniel avrà lo stesso effetto su qualcuno dei sei giovani ospiti, ma il risultato dell’esperimento è stato esilarante, come si può vedere dal video che il New York Times ha messo sul proprio sito. Secondo Chester Parish, il piatto migliore è stato il cocktail analcolico a base di succhi di frutta servito insieme alle portate. Amira Patrick invece ha definito «disgustoso» il caviale, ma ha apprezzato molto la carne wagyu che Daniel, presente al tavolo per illustrare le sue creazioni, a suo giudizio aveva «cotto al punto giusto». Naturalmente i ragazzi hanno applaudito in coro, quando il celebre chef li ha invitati a tornare per farsi un bel piatto di «maccheroni and cheese».
L’esperimento è stato divertente e istruttivo, ma dietro c’è assai più che uno show. Nelle scuole americane il cibo è una materia di studio, tanto per capire come si produce, quanto per imparare ad apprezzarlo e a nutrirsi in maniera sana. In quella dove andava mia figlia sul tetto coltivavano vegetali organici, serviti poi alla mensa, e allevavano le galline per fare le uova. I bambini sono sollecitati fin da piccoli a provare tutto, per fare esperienza. Non tutto piace, ma è importante sapere che esiste e avere voglia di compiere avventure culinarie. Serve a sviluppare la conoscenza e il gusto, che va educato come qualunque manifestazione della cultura umana, ma anche a imparare l’alimentazione sana. La First Lady Michelle ne ha fatto la causa principale del mandato alla Casa Bianca, e naturalmente è stata attaccata, perché tutto diventa politica e gli avversari del marito non potevano astenersi dal criticare la sua «correttezza politica» in fatto di cibo.
Quando vanno da Daniel, però, anche i bambini delle elementari notano la differenza, perché mangiare è molto più che riempire in fretta il serbatoio con la prima roba commestibile che capita.