Il Messaggero, 14 ottobre 2014
Pubblici ministeri contro tecnici del Ris nel caso De Santis, il tifoso romanista che ha ammazzato il tifoso mapoletano Cir Esposito. Secondo i pm De Santis ha sparato prima di essere aggredito, secondo il Ris dopo
Daniele De Santis, l’ultrà romanista accusato dell’omicidio del tifoso napoletano, durante gli scontri della finale di Coppa Italia del 3 maggio, avrebbe sparato sui supporter azzurri che gli si avventavano contro prima di essere ferito. Si allontana così l’ipotesi della legittima difesa. Lo sostiene la procura di Roma che ieri, in sede di incidente probatorio, ha ricostruito così la dinamica, confutando la maxiperizia del Ris che collocava gli spari dopo l’aggressione. La ricostruzione è stata illustrata dai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio davanti al gip Giacomo Ebner ed è basata su due elementi chiave: il sangue di De Santis sulla pistola con cui ha sparato e le tracce di polvere da sparo sui guanti attribuiti proprio a ”Gastone” (nome di battaglia dell’ultrà romanista).
Per i pm, De Santis avrebbe sparato coi guanti (e non senza come ricostruito dai periti) per l’alta concentrazione di residui di polvere da sparo rilevata sui reperti. Mentre il sangue sul calcio della pistola dello stesso De Santis sarebbe da ricollegare a una botta sulla fronte assestatagli con l’arma da Alfonso Esposito, un altro tifoso napoletano ferito, e non al sangue dovuto al pestaggio, successivo al delitto.
LA DINAMICA
Il supporter partenopeo (come proverebbero le sue tracce ematiche sulla canna della semiautomatica) dopo che De Santis ha sparato a Ciro, a lui e a un terzo tifoso, gli avrebbe, infatti, sfilato l’arma e lo avrebbe colpito alla testa. Le aggressioni sarebbero avvenute quindi al Ciak Village, dove De Santis ha provato a rifugiarsi. I periti del Ris invece avevano ipotizzato che, vista la presenza del suo sangue sull’arma, De Santis avesse sparato «sopraffatto» dai tifosi napoletani, sporcando con le mani imbrattate di sangue la pistola, concludendo così che non indossasse i guanti che De Santis si sarebbe sfilato al Ciak, dove ha subito il pestaggio in due round.
LA DISTANZA
Su un punto periti e procura concordano: De Santis sparò i quattro colpi di pistola a una distanza di circa un metro dai tifosi napoletani che volevano aggredirlo. Quanto alla chiazza di sangue dell’ultrà, trovata sul luogo della sparatoria e attribuita dal Ris alle ferite da arma da taglio subite dal romanista, l’esperto, sentito ieri dalle parti, non ha escluso che possa essere riconducibile a una profonda ferita riportata da Gastone ad una gamba, ancora compromessa. Improbabile, secondo i pm, che De Santis si sia sporcato le mani col sangue proveniente dai piccoli tagli (notati solo il secondo giorno del ricovero). Motivo? Non è mancino, mentre le ”punzecchiature” sono state rilevate sul fianco sinistro. Pertanto avrebbe dovuto torcersi per toccarsi le ferite con la mano che impugnava poi la pistola.
La prossima udienza dell’incidente probatorio si terrà il 21 ottobre. E, in quella occasione, il gip Giacomo Ebner dovrà pronunciarsi su un supplemento di perizia chiesto dai difensori dei napoletani feriti. I genitori di Ciro Esposito torneranno anche in quella occasione. «L’unica certezza? Quello girava armato e ha ammazzato nostro figlio sparandogli da un metro», commentano. Intanto ieri il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di revoca dai domiciliari di Genny ’a Carogna, il tifoso napoletano accusato di esser il leader e l’istigatore delle violenze che avvennero prima dell’inizio della partita, lo stesso tragico giorno.