la Repubblica, 14 ottobre 2014
Strano: gli italiani non leggono eppure le biblioteche ambulanti (ti lascio un libro, ne prendo un altro) hanno successo
Un libro di fiabe in una casetta in legno sistemata in un parco, un volume di avventure nel cassetto di un hotel, un noir abbandonato su un taxi, un romanzo in una ex cabina del telefono. A disposizione di grandi e piccoli, di chiunque abbia voglia di leggere e regalare emozioni a sua volta. Da Milano a Lecce, da Trento a Roma, sono ormai tante le città che ospitano 25 little free libraries, una delle ultime declinazioni del book-crossing che sta registrando un boom nel nostro Paese. Prendi un libro, ne lasci un altro a tua volta: è questa la regola non scritta per far sì che i libri circolino spontaneamente, senza ansie, senza burocrazia, senza file. Una biblioteca spontanea. La prima a portare una little free library in Italia, nel parco dell’Inviolatella Borghese a Roma, è stata Giovanna Iorio nel 2012. Si tratta di piccole strutture — come quelle adoperate per gli uccelli — realizzate con il legno riciclato di una fattoria americana, che ospitano libri gratuiti e accessibili a tutti. L’idea nasce in America, dove Todd Bol ha costruito nel 2009 per la moglie una di queste casette. Con un altro americano, Rick Brooks, ha creato una rete che registra tutte le little free libraries del mondo. Una volta importate nel nostro paese — dove una famiglia su dieci non possiede nemmeno un libro in casa — le casette del book-crossing si sono moltiplicate «Ognuna — spiega Iorio — nasce con un’anima diversa: ce n’è una creata da una studiosa di alberi che contiene libri sulla natura, un’altra vicino a un ristorante con volumi di cucina. Ma sono strutture libere che si evolvono e cambiano in base a ciò che viene preso e lasciato». Il bookcrossing può anche essere itinerante: oltre alla Biblio Moto Carro di Antonio La Cava che porta libri in giro per la Basilicata a bordo di una Ape usata, da metà novembre partirà a Firenze “Lasciare un libro in taxi”, promosso dalla cooperativa di tassisti fiorentini Socota in collaborazione con Giunti Editore che consentirà a chi viaggia sui taxi della città di scambiarsi libri. Se invece si vuole unire passione per la lettura e eco-sostenibilità, la soluzione si chiama “bibliocabine”: vecchie cabine della Telecom in disuso, riempite di scaffalature e libri a disposizione dei passanti. L’ultima a nascere in ordine di tempo è quella di Torresina a Roma. «La Telecom ci ha concesso il riutilizzo di una cabina telefonica dismessa — racconta Antonio Giustiniani, ideatore del progetto — e l’abbiamo riallestita con scaffalature in legno riciclato provenienti da un asilo del quartiere». A Milano è nata persino la biblioteca di condominio, in via Rembrandt. A metterla su, all’interno della portineria del palazzo in cui vive, Roberto Chiapella, radiotecnico in pensione. A un anno dall’inaugurazione conta più di 5.000 libri. «Ho passato la vita — racconta — a riparare televisioni e quando entravo in casa della gente, cercavo di parlare e ascoltare le loro storie. Ho pensato che una biblioteca fosse il posto giusto per far conoscere persone che vivono nello stesso luogo ignorandosi. Poi l’esperimento si è aperto anche all’esterno. Quando qualcuno viene per un prestito, mi metto a discutere con lui: è come se arrivasse un libro in più, una nuova storia ancora da leggere». Esperienza simile a Roma, dove tra Testaccio e Porta Portese è nata la biblioteca condominiale “Al cortile”. “L’abbiamo voluta — racconta Loredana Grassi — nella sala dove facevamo le assemblee, luogo di liti per definizione. Il libro è un mezzo di aggregazione. Organizziamo anche serate a tema coinvolgendo i condomini». «La cosa che più colpisce di queste esperienze — spiega Antonella Agnoli, autrice del libro “Le piazze del sapere” — è l’elemento della spontaneità. Bisognerebbe integrarle in una rete territoriale che funzioni. È questa la grande sfida».