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 2014  ottobre 14 Martedì calendario

I dieci comandamenti di Benigni in televisione. «Trovo monotoni gli atei perché parlano sempre di Dio»

«Pensavamo di fare una serata ma non sarebbe bastata e abbiamo deciso di farne due, ma io avrei potuto farne anche dieci. Anzi potrei cominciare anche adesso e finire a Natale, andare avanti chissà per quanto tempo, un po’ come Un posto al sole...»: Roberto Benigni torna in prima serata su Rai1, il 15 e il 16 dicembre, con i Dieci Comandamenti.
Viale Mazzini 14, Sala degli Arazzi, teatro di mille riti Rai. Stavolta si celebra il ritorno di Benigni due anni dopo La più bella del mondo, la serata del dicembre 2012 sulla Costituzione (12 milioni e più di spettatori). Soddisfatti il direttore generale Luigi Gubitosi («Sarà un grandissimo evento, è bene goderselo perché il prossimo potrebbe esserci tra duemila anni...») e il direttore di Rai1, Giancarlo Leone, che ricorda come il rapporto tra la tv pubblica e il comico toscano risalga addirittura al 1972, quando lavorò come comparsa nello sceneggiato Sorelle Materassi diretto da Mario Ferrero, protagoniste Sarah Ferrati, Rina Morelli e Nora Ricci. Tra i migliori pezzi di storia e cultura Rai, e forse non fu un caso.
La presentazione alla stampa della doppia serata (Benigni arriva significativamente scortato dall’agente Lucio Presta, da anni potente coprotagonista di tanti palinsesti Rai) è già uno show: «Prima la Costituzione, poi l’Inno di Mameli, mi sto montando la testa, tra poco mi confronterò con l’esegesi dei sette Nani, ho mille segreti su Brontolo, da perdere la testa». Poi arriva il capitolo serio: «I Dieci Comandamenti sono il testo più emozionante, rappresentano le parole più famose nel mondo perché sono contenute nel libro più famoso del mondo, la Bibbia. Certo, c’è sempre qualche amico che fa confusione, ”Non uccidere la donna d’altri”, ”Non rubare durante le feste”». Il registro cambia subito, è il benignismo, altalena tra alto e basso, tra profonda serietà e sorriso: «Quando ho iniziato a studiarli, mi sono reso conto che sono uno più bello dell’altro. Le parole si muovono, hanno vita, riguardano la morale, l’etica, fanno entrare l’infinito nella vita quotidiana. Quando le affronti, ti ritrovi ai confini dell’universo». E poi c’è lo show: «I Dieci Comandamenti sono il più grande spettacolo per eccellenza, sia religioso che laico»
L’operazione ha richiesto molti contributi culturali, Benigni sa che gli sarebbe fatale sbagliare su un tema così caro ai credenti e intrigante per i non credenti (fulminante battuta sugli atei: «Li trovo monotoni, perché parlano sempre di Dio»): «Dovrò avere molto tempo per ringraziare chi mi ha aiutato, laici e religiosi, biblisti e studiosi. Nella stesura mi ha aiutato Franco Marcoaldi. E poi ho avuto molti consulenti, da Mosè al cardinal Ravasi, a Paolo Ricca». Scelta indubbiamente raffinata, trattandosi del massimo teologo valdese italiano. Ma l’attore chiarisce, a scanso di equivoci, che non ci saranno cedimenti al misticismo: «Lo spettacolo ha a che fare con il senso religioso, che esiste anche se si parla ad esempio di politica, questo spero ci sia sempre in tutto il mio lavoro».
Benigni annuncia anche il prossimo film: «Ho un gran desiderio di tornare a fare cinema dopo molto tempo, siamo alla fase della preparazione del soggetto, che inizierà dopo lo spettacolo televisivo e non sarà un tema religioso».
Inevitabili le incursioni nell’attualità. Il dramma di Genova: «C’è incredulità per quello che succede, soprattutto se si guardano le cause. Non si rispettano tre comandamenti, c’è chi ci sputa sopra: non dire falsa testimonianza, non rubare, non ammazzare. C’è una piaga su quella città, una punizione venuta non da Dio ma dagli uomini». Matteo Renzi: «So che stanno rimettendo mano alla Costituzione, mi devo sbrigare a fare i Dieci Comandamenti , non vorrei che mettessero mano anche alla Bibbia… A Renzi voglio bene, lo sapete, di Silvio Berlusconi abbiamo parlato per vent’anni, ora abbiamo Renzi. Ci dicevano: “Voi comici rimpiangerete Berlusconi”, e invece c’è sempre qualche nuovo spunto a cui ispirarci».
E ancora, in filigrana: «I Dieci Comandamenti sono la storia di un uomo disperato che sale sul Colle dove gli vengono date leggi senza possibilità di discutere. Meno male che erano solo dieci, pensa che discussione se si arrivava al Comandamento 18».