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 2014  ottobre 13 Lunedì calendario

Storia dei miei amici di pianerottolo Claudio e Federico e delle loro nevrosi anti-immigrati

Questa storia la posso raccontare perché ci sto giusto in mezzo: conosco Claudio e Federico. Claudio abita sul mio pianerottolo, alla mia sinistra, Federico alla mia destra: ci sto giusto in mezzo, appunto.   Quindi, se vado in salone sento cosa dice Claudio, se sto in camera da letto, quello che dice Federico. Sono case fatte male, i tramezzi sono di carta, del resto è un quartiere povero, poi c’è la crisi, siamo tutti agitati. Claudio tiene sempre la televisione alta, si vede tutti i talk, quelli più beceri, lo sento commentare ad alta voce, adesso ce l’ha con gli immigrati, per via di Ebola, dice sempre: che t’avevo detto ? Lo dice alla moglie, che tra l’altro non ci sta tanto con la testa.   Federico non ascolta i talk, sta invece attaccato a Rai storia, quando sto in camera da letto, sento in sottofondo i documentari, come una nenia, a volte mi ci addormento. Conosco Claudio e Federico, anche Claudio e Federico si conoscono, però non si parlano.   Nemmeno si salutano. Si incontrano dieci volte al giorno, anche perché hanno gli stessi orari e niente, uno guarda a destra, l’altro a sinistra. Un tempo si salutavano, ora no. Deve essere accaduto qualcosa, ma non so cosa, forse è colpa della crisi, ci rende tutti più nervosi e instabili.   Al bar sotto casa, la mattina arrivano insieme. Il bar è gestito da due rumene, belle ragazze. Claudio attacca subito a parlare con loro, scherza e qualche volta scherza pesante. Dice che vengono dallo stesso paese degli zingari e so’ un po’ zingare. Non ce l’ha con le ragazze, ma con i zingari veri, quelli che passano al bar la mattina, però prima scavano nei bidoni dell’immondizia e poi si vengono a prendere il cappuccino. Claudio spesso tiene banco, oltre ai zingari, vuole mandare in prigione tutti i politici. E comunque inizia a parlare con le ragazze, poi allarga la discussione a tutti gli astanti . Io guardo Claudio e Federico, uno è vecchio, l’altro è di mezza età. Claudio è in piedi, vociante e caciarone, inveisce contro qualcuno e guarda Federico, quasi come se ce l’avesse con lui.   Federico, invece, non parla, se ne sta in un angolo, seduto, in disparte, isolato da tutti, legge Repubblica e tuttavia scuote la testa quando ascolta le arringhe di Claudio. Insomma si vede proprio: Federico odia Claudio e Claudio odia Federico, io lo so, del resto ci sto in mezzo.   Comunque, quando Claudio va via, Federico si alza, e se la discussione è ancora in corso (capita spesso, perché gli astanti sono eccitati da Claudio), prova a dire: calma, ragioniamo un po’. Federico, infatti, dice sempre, ragioniamo.   Poi si mette a fare distinguo, non sono zingari, ma sinti, o camminanti, oppure, Ebola non è come l’Aids, la tubercolosi è una cosa, Ebola è un altra, le modalità di contagio sono diverse e c’è chi lo ascolta e si convince, c’è chi a sentire Federico dice: questo mi fa scendere il latte ai coglioni, e se ne va. In genere chi ascolta Federico dice che è una brava persona , uno che legge e studia. Anche le rumene lo pensano, trovano che Federico sia educato e serio, ma non divertente, come invece è Claudio.   Chi invece ascolta Claudio, dice che Federico fa, appunto, scendere il latte ecc, e poi, in fondo, è cattivo, ha portato la mamma in un ospizio e la mamma è morta di una sincope, tutta sola, l’hanno trovata con la faccia contratta, con un ghigno, disperata, è brutto morire da solo.   Mentre Claudio vuole bene alla moglie, anche se è partita di testa, non ragiona più. È pure sorda – e infatti Claudio sente la televisione a tutto volume. Un giorno Claudio ha cominciato a parlar male degli immigrati. Vabbè, oltre agli zingari, erano arrivati quelli che vendevano calzini e accendini, chiamavano tutti fratelli. Qua c’è la crisi e siamo tutti nervosi e soprattutto non possiamo comprare nemmeno i calzini, quindi Claudio si lamentava. Che vi avevo detto? Portano o non portano le malattie? Certo che si, ecco che arriva Ebola.   Quel giorno, chissà, stava parecchio nervoso, aveva gli occhi lucidi e straparlava, ma tanto, e allora, è successo, fatto stranissimo, che Federico si è alzato e ha detto: calma ragioniamo, però ha cominciato a urlare: ma che cazzo stai a dì, che ne sai tu degli immigrati, e di Ebola, lo sai che è difficile contagiarsi? ecc ecc. la rumena del bar ha detto: a raga, calma, ve sta per partì la vena. Infatti i due erano paonazzi e manco a farlo apposto, Claudio ha girato gli occhi ed è crollato a terra, gli sono venute le convulsioni e poi ha contratto la bocca.   Si sono allontanati tutti e tutti hanno guardato Federico, come dire: hai fatto morire pure Claudio. Federico ha detto: ma va fa n’culo e si è buttato su Claudio, massaggio cardiaco, respirazione bocca a bocca e Claudio si è ripreso, ha vomitato, Federico l’ha girato pure. Claudio ha detto solo: come sta mia moglie?   Poi è arrivata l’autoambulanza. Applausi a Federico, tutti contenti. Poi nel parapiglia si è discusso di Claudio, le rumene hanno detto che stava già male, c’aveva la febbre alta da giorni, ma non si curava. Il tizio che, riferendosi a Federico, diceva sempre del latte ai coglioni, ha detto: secondo me qualche nigeriana c’ha mischiato ’na bella malattia.   Perché appunto Claudio il sabato sera andava a puttane. Fatto sta che Federico è diventato un eroe, uno   buono, bravo e generoso   aveva salvato Claudio -poraccio- che aveva preso una brutta botta alla pompa e poi aveva ’sta febbre alta, che complicava le cure.   La mattina dopo Federico non è sceso al bar, nemmeno il giorno dopo, e a un certo punto invece di Rai storia ho sentito Federico che parlava da solo, cioè delirava. Forse aveva la febbre e diceva ad alta voce: mi ha mischiato l’ebola, sto stronzo! l’ebola, l’ebola, morirò, morirò, perché l’ho toccato.   Io l’ho sentito attraverso i muri e allora ho capito che Federico era solo, non c’era nessuno con lui, e chissà perché, uno così ragionevole pensava di avere contratto il virus e da chi, poi, da Claudio? E sì, ne diceva tante contro di lui, una rabbia, e le cose che gli uscivano dalla bocca: contro Claudio, le puttane, le nigeriane, le rumene, i cinesi, l’ebola.   Allora, ho gridato attraverso il muro – che so’ tramezzi attaccati con lo sputo e se ne possono cadere da un momento all’altro, so fragili, come noi per questa crisi- Federico! Calma! Ragiona. Non hai niente, è solo febbre. Ma lui ce l’aveva con Claudio. Volevo bussare, entrare e dargli una mano. Ma non ho avuto il coraggio, avesse veramente l’Ebola, e che ne so io?   Per tutta la notte Federico ha invocato la mamma. Mi ha fatto impressione, non potete capì...