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 2014  ottobre 13 Lunedì calendario

Il caso Pantani. Nuovo colpo di scena, cambia l’ora della morte. I quattro interrogativi ancora senza risposta

Le lancette del Rolex Daytona ferme sulle cinque meno cinque, senza un ragionevole motivo. È l’ultimo giallo intorno alla morte di Marco Pantani: un orologio, quello che il Pirata aveva al polso quando fu ritrovato cadavere la sera del 14 febbraio di dieci anni fa, può diventare un tassello nodale per capire cosa successe davvero nella stanza D5 del Residence Le Rose. Confermando il forte sospetto che il campione non fosse solo. Un dettaglio trascurato anche dalla polizia, che non ritenne necessario analizzare l’orologio, ma che ora riemerge come ulteriore indizio per provare a risolvere il mistero di quel maledetto San Valentino. Perché quel cronografo Rolex in acciaio, un mito anni Novanta ricercato, costoso e soprattutto affidabile, avrebbe dovuto fermarsi? Una domanda che ha acceso la curiosità dell’avvocato Antonio De Rensis, rappresentante legale per la famiglia del campione romagnolo. Una perizia condotta da un esperto qualificato sarà presentata a giorni, ma il modello che aveva al polso Pantani ha peculiarità specifiche che permettono di ricostruirne il funzionamento senza lasciare dubbi: si ricarica con il movimento del braccio, di fatto in pochi istanti al polso di una persona attiva garantisce circa 12 ore di carica, ma può assicurarne fino a 30 se portato almeno un’ora. Marco è morto tra le 10.45 e le 12.30: perché allora l’orologio dovrebbe indicare un orario intorno alle 5? Non certo perché scarico: l’unico motivo che avrebbe potuto fermarlo istantaneamente era la rottura del bilanciere. Ma come si sarebbe rotto? Oppure: chi lo ha fatto? Il caso del Rolex sembra confermare la tesi del legale della famiglia, con la presenza di qualcun altro nella stanza in cui per tutti Marco era solo. Purtroppo nessuno si preoccupò di utilizzare il datario, spostando avanti le lancette, per capire se quelle cinque meno cinque indicate dall’orologio (orario certificato anche dal video della scientifica in cui si sente un poliziotto indicarlo chiaramente al medico legale) erano in realtà le 4.55 o le 16.55. Ma il decesso nel corso della mattinata porta a escludere la prima ipotesi: quante ore il Pirata avrebbe portato al polso un orologio fermo? Più probabile che il bilanciere sia stato danneggiato poco prima delle 17, almeno cinque ore dopo la morte di Pantani ma anche molto prima del rinvenimento del corpo, trovato intorno alle 20.30. L’ipotesi trova inoltre una perfetta corrispondenza cronologica con la perizia scientifica del Professor Avato allegata all’esposto dell’avvocato De Rensis, che analizzando i segni da trascinamento lasciati dal sangue, non troppo fresco ma nemmeno già secco, sostiene che il corpo sia stato movimentato tra le 15 e le 18. E vale la pena ricordare come proprio sul polso sinistro Pantani presentasse una ferita evidente. Ora è possibile che anche il professor Tagliaro, il medico legale incaricato dalla procura di Rimini di formulare una nuova perizia sul decesso del Pirata, una volta letto il resoconto della perizia sul cronografo Daytona possa decidere di analizzarlo, come elemento utile all’indagine. Intanto un altro elemento riemerge dalla memoria delle carte giudiziarie, vecchie ormai di dieci anni: il fax indirizzato il 16 febbraio alle 20.50 alla Procura di Rimi e al pm Gengarelli in cui, ad autopsia ultimata, il medico legale Fortuni indicava nelle 17 l’orario del decesso del campione. Salvo correggersi, a distanza di poco tempo, per ricollocare la morte tra le 11.30 e le 12.30, ammettendo di fatto un errore marchiano. Un errore non certo giustificabile con la fretta: Fortuni fu nominato nonostante la necessità di attenderlo per 48 ore. Magari anche su questo aspetto la nuova perizia scientifica potrà fornire un parere. Intanto resta la sinistra coincidenza delle ore cinque, impresse su un fax frettoloso e sulle lancette di un orologio fermo.