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 2014  ottobre 13 Lunedì calendario

Venezia sarà salvata dall’emiro del Qatar

Forse solo il Sultano del Qatar con l’alleanza degli altri Emirati del Golfo riuscirà a salvare Venezia e la sua Laguna dalla distruzione in atto ad opera dei giganteschi vascelli barbareschi muniti della libera licenza a solcare oltre ogni limite i confini del più straordinario bacino idrico che la natura abbia regalato all’uomo. Se ci riferiamo all’emiro del Qatar non è per una improvvisa riscoperta delle Mille e una Notte quanto per l’atto di amore e di allarme per Venezia espresso nella capitale dell’Emirato, a Doha, nel giugno scorso dal Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco dove capi di Stato e ministri di mezzo mondo “hanno manifestato la propria preoccupazione per l’entità e la scala dei progetti infrastrutturali, di navigazione e di costruzione di grandi dimensioni in Laguna che possono potenzialmente compromettere l’eccezionale valore universale generando trasformazioni irreversibili sul paesaggio del sito, il territorio e l’ambiente marittimo”. L’Unesco “richiede inoltre allo Stato Parte, cioè all’Italia, di effettuare valutazioni sulle potenziali modificazioni della Laguna e del suo territorio, al fine di evitare trasformazioni irreversibili”. La denuncia naturalmente si accompagna alla indicazione delle cause provocate dalla continua e crescente preoccupazione per gli impatti ambientali negativi innescati da imbarcazioni di medio motore fino alle navi di elevato tonnellaggio (già si comincia a parlare della costruzione di navi da 600.000 tonnellate) che hanno progressivamente provocato l’erosione dei fondali lagunari, delle velme e delle barene, e che potrebbero rappresentare una potenziale minaccia per il valore universale del sito. In effetti sta avvenendo il contrario, quasi che il potere assoluto fosse caduto nelle mani di una autorità politico- militare che approfittando del naufragio del sindaco e della giunta, travolti dallo scandalo del Mose, possa imporre a una delle più belle città del mondo la legge di una vera e propria pirateria con poteri di devastazione per ridurre la Laguna ad una rete di canali di transito. La creazione di un megacanale S. Angelo- Contorta (le cui drammatiche prospettive sono state da noi descritte nella “Linea di Confine” di maggio 2014) che darebbe il via a questa fase di devastazione potrebbe essere decisa a giorni, con la benedizione del ministro per le Infrastrutture Lupi e dell’Autorità Portuale, che probabilmente ha preso per uno scherzo il “bollino rosso” emesso dall’Unesco che esprime la propria preoccupazione per come lo Stato italiano non sembri in grado di tutelare l’integrità della Laguna di Venezia e la difesa della città dall’assalto del turismo di massa e dal degrado. “Bollino rosso” come premessa alla cancellazione della città dal novero delle città soggette a tutela mondiale. A maggior chiarezza lo stesso organismo ha contemporaneamente esortato il nostro governo a vietare il passaggio delle grandi navi e delle petroliere nella Laguna e chiesto inoltre allo Stato di adottare, in via d’urgenza, un documento legale che introduca tale processo. «Risulta però che al ministero dell’Ambiente sia stato avviato l’esame del Progetto Contorta senza che questo stesso abbia i requisiti di approvazione del Cipe e senza che il canale sia previsto dal Piano Morfologico, lo strumento richiesto dalla Commissione europea a definizione delle compensazioni ambientali dei lavori eseguiti in Laguna. Per contro esiste un altro progetto della DP Consulting e Duferco (presentato all’Ateneo Veneto) che prevede la costruzione di un Terminal passeggeri alla Bocca di Porto di Lido (progetto chiamato anche De Piccoli dal nome dell’ex viceministro alle Infrastrutture). Questo avrebbe un ridotto impatto ambientale e il vantaggio di mantenere le grandi navi fuori dalla Laguna. Altre ipotesi di creazione di un terminal crocieristico nella Prima zona industriale di Marghera sono state discusse in modo preliminare, ma non approfondite. Queste avrebbero il vantaggio di poter affrontare la problematica della crescita dei flussi turistici nei prossimi vent’anni. L’Unwto stima infatti che il turismo internazionale raggiungerà 1,8 miliardi di persone nel 2030. Se applicato proporzionalmente a Venezia, questo vorrebbe dire che nel 2030 ci saranno 45 milioni di turisti invece che i 24 milioni annui attuali. I suddetti progetti dovrebbero essere valutati in termini di costi e di impatti in alternativa allo scavo del canale Contorta. Speriamo che l’allarme Unesco venga recepito dalle forze politiche nazionali e dal governo che non possono abbandonare le sorti di Venezia, priva in questo momento di una sua rappresentanza democratica, soltanto alla benemerita iniziativa della sia pur maggiore organizzazione di tutela culturale internazionale.