la Repubblica, 13 ottobre 2014
Tags : Omicidi-suicidi nella cronaca italiana (2014)
Rovigo. Davide, cinque anni, soffriva per una rara malattia genetica. Il nonno, disperato ed estenuato, lo ha preso per mano ed è entrato nel fiume con lui
Non ce l’ha fatta più ad assistere alla sofferenza del nipotino di cinque anni, Davide, aggredito da una rara malattia genetica che lo condannava ad un’esistenza tormentata, né al dolore dei familiari, provati sul piano umano ed emotivo. Così, Danilo Giacometti, un pensionato di settantatré anni, il nonno del piccolo, ha compiuto un gesto definitivo e terribile: insieme a lui, si è avviato verso l’argine del fiume, lo ha sollevato dal passeggino, l’ha stretto a sé e baciato per l’ultima volta e poi ha deciso il destino di entrambi gettandosi nelle acque impetuose del canale Adigetto. I due sono rapidamente annegati, abbracciati. È successo nella campagna di Lendinara, nel cuore del Polesine. Un omicidio-suicidio, così lo definisce il rapporto inviato dai carabinieri al pubblico ministero di Rovigo Monica Bombana, dove le stesse circostanze dei ritrovamento — quei corpi ancora uniti dall’abbraccio, portati a galla dai sommozzatori — testimoniano l’ambivalenza di un atto estremo dettato da follia, amore e disperazione. Davide viveva insieme al papà e alla mamma a Spinea, nel Veneziano, ma il nonno si prendeva spesso cura di lui e aveva imparato ad accudirlo. Ieri l’aveva con sé a Lendinara per consentire ai genitori di recarsi a Perugia e partecipare a un convegno sulla sindrome di Angelman, la malattia neurologica che il figlioletto ha contratto fin dalla nascita. A dargli il cambio, verso le quattro del pomeriggio, avrebbe dovuto provvedere lo zio, un agente della stradale che abita nei paraggi. Il poliziotto è uscito di casa in tuta da jogging (è un appassionato di maratona) e si è avviato di corsa verso l’abitazione del pensionato, costeggiando il canale. Ad un tratto, però, ha notato sull’argine un passeggino vuoto e abbandonato: lo conosceva bene e il cuore ha cominciato a martellargli forte. Ha lanciato l’allarme ai vigili del fuoco e poi si è proiettato lungo quel tratto dell’Adigetto, percorrendo a passo svelto la pista ciclabile parallela, fino alla scoperta dei corpi senza vita. Erano a pelo d’acqua: la corrente li aveva trascinati per un centinaio di metri, fino al ponte della Chiusa, ancora stretti in un abbraccio. Le salme sono state composte e trasferite all’obitorio dell’ospedale. Per gli investigatori non è stato difficile comprendere la dinamica del dramma. Ben più arduo è stato il compito di avvertire i genitori dell’accaduto. In paese la notizia ha suscitato sgomento e commozione. Danilo Giacometti è descritto come un uomo gioviale, coinvolgente, attivo nel volontariato e in parrocchia: «Se c’era da dare una mano non si tirava mai indietro», raccontano, ricordando la sua passione per il Risorgimento: aveva aderito al gruppo Amici di Garibaldi e nelle rievocazioni storiche amava indossare un completo grigio con cilindro nero e coccarda tricolore. A nessuno tra gli amici aveva confidato l’ossessione che lo affliggeva. Un grido di dolore per morte del bambino arriva dall’associazione “Il Sorriso”, impegnata nelle attività sportive dei disabili: «Sono sconvolta, Davide si allenava con noi e appena una settimana fa aveva partecipato alla sua prima corsa, soffriva di un forte ritardo mentale ma non era down — rivela la presidente Elisea Campalto — . La madre e il padre erano contentissimi perché finalmente poteva fare sport come gli altri. Certo non va nascosto che questi bambini richiedono un grande impegno dal punto di vista umano ed affettivo, e che tutte le persone che gli stanno intorno vanno aiutate a vivere questa situazione, cercando di alleviare la loro esistenza. Tuttavia mai mi sarei immaginata una tragedia simile, quello che è successo davvero è inspiegabile ed è da ricercare nella mente del nonno».