la Repubblica, 13 ottobre 2014
Dopo Guerra, lascia Luxottica anche Cavatorta. Il padrone Leonardo Del Vecchio e sua moglie Nicoletta Zampillo sono troppo invadenti
Un nuovo scossone investe Luxottica, l’azienda di occhialeria fondata da Leonardo Del Vecchio e diventata negli ultimi vent’anni una multinazionale simbolo dell’imprenditoria italiana. A poco più di un mese dall’uscita di Andrea Guerra - il manager che l’ha guidata per dieci anni e l’ha fatta crescere da 3 a 7 miliardi di fatturato - ora anche il neo ad Enrico Cavatorta rimette le deleghe al Consiglio dopo uno scontro con il patron Del Vecchio. Cavatorta non ha gradito l’invadenza di un consulente di fiducia del fondatore e di sua moglie, Nicoletta Zampillo, che dall’uscita di Guerra in poi si sarebbe occupato delle strategie del gruppo e sarebbe candidato a entrare in cda. In un incontro avvenuto ieri, Del Vecchio non è riuscito a ricomporre lo strappo confermando la fiducia a Francesco Milleri così la Luxottica si trova nuovamente senza una guida forte e con un cda fortemente decapitato in quanto già orfano di Sergio Erede, Guerra e ora Cavatorta.Ma sono un po’ tutti in imbarazzo per la nuova sterzata “famigliare” imposta negli ultimi mesi da Del Vecchio che sembra voler soddisfare molto più che in passato le ambizioni della moglie trasformando il futuro della Luxottica in una dynasty dai contorni incerti. Durante la gestione Guerra, la Zampillo (che è stata già sposata e poi liquidata da Del Vecchio come seconda moglie, ma poi i due si sono risposati) non era mai riuscita a interferire nelle vicende aziendali. Quando però il premier Renzi la scorsa primavera ha cominciato a corteggiare Guerra per un posto da ministro, Del Vecchio non ha saputo resistere ed è intervenuto pesantemente. Ma il nuovo corso si sta risolvendo in un tentativo di riprendere in mano i fili dell’azienda allontanando le persone di fiducia con cui il fondatore aveva lavorato in precedenza e dando carta bianca a nuove figure molto legate alla moglie. Tuttavia la svolta rischia ora di trasformare la futura gestione dell’azienda in una sorta di guerra di successione che sta già mettendo a repentaglio la credibilità internazionale conquistata in tanti anni di operazioni di successo sui mercati. Già oggi si misurerà la temperatura dall’andamento del titolo Luxottica che rifletterà l’umore degli investitori alla notizia di un nuovo avvicendamento al vertice. Dopo l’uscita di Guerra, l’azione è scesa a 40 euro dai 42 precedenti. Ma bisogna calcolare che il dollaro, la valuta in cui è espresso il 60% dei ricavi dell’azienda di Agordo, si è rafforzato da 1,36 fino a 1,26 contro l’euro. Fatto che avrebbe dovuto far crescere il titolo Luxottica almeno fino a quota 44 euro. Dunque la perdita è già pari al 10%. La crescente influenza della Zampillo sulla Luxottica troverebbe una giustificazione nel fatto che la first lady ha chiesto una quota pari al 25% della Delfin, la finanziaria lussemburghese che controlla il 61% dell’azienda di occhiali. Del Vecchio ha però già diviso le azioni della finanziaria in parti uguali tra i sei figli che ora possiedono il 16,38% a testa della Delfin mentre lui ha solo l’1,72%, mantenendo però l’usufrutto su tutte azioni. Il colpo di mano potrebbe avvenire se lo stesso Del Vecchio chiedesse ai figli il voto per deliberare un aumento di capitale della Delfin riservato alla moglie, in modo che questa venga a detenere il 25% della stessa. Di conseguenza il figlio ventenne Leonardo Maria, l’unico nato dal matrimonio tra Del Vecchio e la Zampillo, diventerebbe in prospettiva l’erede designato a guidare il gruppo di occhialeria (anche se il patron ha recentemente dichiarato che non intende inserire alcun figlio in azienda visto che questi «non si possono licenziare»). Parole che sono cadute dopo aver negato al primogenito Claudio, l’unico in Consiglio, la vicepresidenza. L’accesa disputa famigliare finalizzata al controllo dell’azienda non è senza conseguenze sulla sua conduzione. Dopo Guerra e Cavatorta, non si può escludere qualche altra uscita di manager della prima e seconda linea che aspettano solo che le proprie stock option vengano a maturazione. Ma anche tra gli uomini storicamente vicini a Del Vecchio e da cui ora si prendono le distanze, come l’avvocato Sergio Erede (che siede nel cda della Delfin) o il banchiere d’affari ex Goldman Sachs Claudio Costamagna, lo sconcerto per le ultime mosse del fondatore è forte. Mentre il tentativo di spazzare via gli ultimi dieci anni per tornare a una situazione in cui il fondatore riprende il timone con pieni poteri - alla vigilia degli ottant’anni e attorniato da nuove leve - è giudicato velleitario.