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 2014  ottobre 13 Lunedì calendario

Parla Luigi Di Maio «È vero, bisogna stare meno in Parlamento»

«Fuori dal parlamento». Eccolo l’urlo col quale Beppe Grillo ha chiuso il Circo Massimo dei cinque stelle. Eppure sullo stesso palco Luigi Di Maio aveva appena finito di spiegare che lui, di cose da fare alle camere, pensa che ce ne siano, eccome.
Onorevole Di Maio, non vede contraddizioni tra la sua posizione e quella di Grillo?
«Nessuna. Sono d’accordo, bisogna stare meno lì dentro. E quando ci siamo usare l’ostruzionismo per ottenere risultati come quelli sui libri scolastici».
Lei, vicepresidente della Camera, dice che bisogna stare meno in Parlamento. Deluso dall’istituzione?
«Mi sento deluso dalla maggioranza che lo compone. Il Parlamento funzionerebbe se avessimo dei parlamentari di maggioranza che si sentissero legislativo e non esecutivo di Renzi».
L’organizzazione della kermesse le è piaciuta? Casaleggio è sembrato un po’ critico.
«Siamo una macchina da guerra. L’organizzazione è stata impeccabile. Abbiamo organizzato tutto con volontariato e donazioni». 
Per la verità nei giorni scorsi eravate un po’ in difficoltà con la raccolta dei fondi.
«Siamo andati in pari perfettamente con le spese e ora fattureremo e rendiconteremo tutto ai cittadini. Alla faccia dei rimborsi elettorali. Non servono a nulla».
Lei ha fatto un discorso da leader. Davvero non si sente investito di una leadership?
«Io ho fatto solo il quadro della situazione. Ho dato atto agli altri del lavoro svolto e ho spiegato cosa mi aspetto da un’Italia a cinque stelle».
Dare atto agli altri è esattamente quello che fa un leader.
«Non mi sento leader di nulla. Il Movimento sopravviverà finché terrà lontane queste dinamiche. Il mio discorso era doveroso per quanti lavorano ogni giorno al cambiamento del Paese».
Lancerete una raccolta firme per un referendum che preveda l’uscita dall’euro. Lei vuole uscire dall’euro?
«Se riusciamo a fare il referendum voterò sì all’uscita. I Paesi che in questo momento ci stanno rubando le imprese con le delocalizzazioni stampano la propria moneta».
Grillo ha anche invocato l’esercito contro la classe politica. È d’accordo?
«Ha invocato l’esercito in difesa dei cittadini. È un concetto già espresso più volte».
Non per questo meno ingombrante.
«Io credo che stia cambiando qualcosa. Il Consap è intervenuto dal palco delle agorà. Noi martedì andremo a dare man forte ai cittadini di Genova. Anche lì serve l’esercito».
Di preciso cosa andrete a fare?
«Andremo a lavorare».
Quindi ci sarà anche lei.
«Ci sarò senz’altro. Devo solo dire alla Boldrini che non potrò presiedere. Ma Genova è più importante».
Nel fine settimana sono tornate le voci di una sua contrapposizione con Di Battista. In effetti lo stile e i contenuti dei vostri discorsi non potrebbero essere più distanti.
«Con “Dibba” lavoriamo fianco a fianco. È un fratello e uno stakanovista».
Il sindaco Pizzarotti le sta meno simpatico? C’era anche lui al Circo Massimo, nonostante le polemiche per non essere stato invitato a parlare sul palco. Vi siete parlati?
«Ci siamo salutati, ma c’era molto casino. Comunque non ha mai chiesto di salire sul palco e non mi pare abbia fatto alcuna polemica».
Qualche attivista l’ha contestato per non aver fatto abbastanza contro l’inceneritore. Lei lo stima come amministratore?
«Apprezzo quanto ha fatto sul debito, ma anch’io sono preoccupato per l’inceneritore di Parma».
Abbastanza preoccupato da valutare l’ipotesi dell’espulsione dal Movimento, come hanno pensato più di una volta alla Casaleggio Associati?
«Almeno per il momento non credo che la Stampa possieda la telepatia per sapere anche una cosa del genere. Fino ad allora sono e restano illazioni».