8 ottobre 2014
Il tweet di Bonucci e la sfuriata di Conte, i balli di Pellé e i gestacci di Fognini, la squalifica di Tavecchio e quella di Phelps
Il meglio degli articoli delle pagine sportive di oggi, tra squalifiche Uefa, nuove polemiche su Juve-Roma, la sceneggiata di Fognini e la gioia di Pellé per aver conquistato la maglia azzurra.
Bonucci provoca la Roma su Twitter, Conte lo sgrida
Il caso Bonucci è scoppiato all’improvviso nel ritiro della Nazionale. Il difensore della Juventus che ha deciso con il suo gol la partita con la Roma nella notte tra lunedì e martedì aveva postato su Twitter e Instagram la foto dell’esultanza accompagnata dal messaggio «Sciacquatevi la bocca» e dagli hashtag #sinoallafineforzaJuve #vincereèlunicacosacheconta. Antonio Conte non l’ha presa per niente bene, ha pensato prima di cacciare Bonucci dal ritiro, poi ha mandato il team manager Gabriele Oriali in conferenza stampa a sgridare il giocatore davanti a tutti: «Quella di Leonardo è un’uscita improvvida e infelice. C’è un regolamento non scritto che vale e non può essere violato. Accettiamo le scuse di Bonucci che ha capito di aver sbagliato, ma certi episodi non devono più succedere». Parole forti e toni duri davanti al giocatore che ha abbozzato un sorriso nervoso e non ha potuto far altro che adeguarsi [Alessandro Bocci, Cds].
Il dito medio di Fognini al pubblico
Prima la sconfitta contro il numero 553 del mondo, poi il dito medio al pubblico: Fabio Fognini esce malissimo dal torneo Atp di Shanghai. L’azzurro, numero 17 del mondo, è stato sconfitto dalla wild card cinese Wang Chuhan, all’esordio assoluto in un Masters 1000: 6-7 (5-7), 4-6. Lasciando poi il campo ha rivolto il dito medio al pubblico, ottenendo per tutta risposta una valanga di fischi. Infine ha Fognini ha twittato: «Tutti a casa!!! Fantastica trasferta asiatica» [Cds 8/10].
Pellé: «La meritocrazia paga, nel calcio e nella vita»
Per il neoazzurro Graziano Pellé, i social network si possono usare anche per una buona causa. «Io li utilizzo per trasmettere il messaggio chiave della mia carriera, che è anche quello della mia convocazione da parte di Conte: tenere duro sempre, anche nei momenti di massima difficoltà. La meritocrazia paga e io ne sono la dimostrazione vivente: i gol che ho segnato in Olanda e in Inghilterra mi hanno portato qui». La grande occasione di Pellé arriva a 29 anni, in cima a un percorso tortuoso. «Ma è stata solo colpa mia»: dalle giovanili del Lecce al calcio di provincia, dal ripescaggio nell’Az di Van Gaal al mancato boom con Parma e Sampdoria, dalla consacrazione nel Feyenoord all’attuale avventura col Southampton. In Premier League [Enrico Currò, Rep 8/10].
Pellé è stato campione italiano di ballo latino americano. Potevo fare Ballando con le stelle, adesso non posso più perché sarebbe difficile. Mia madre era u’appassionata, mia sorella più grande di me di tre anni era già ballerina e gli serviva un uomo per fare la coppia. Ho utilizzato i tacchi per arrivare alla sua altezza. A undici, dodici anni dovevo scegliere, e mia madre mi ha capito. Non saltavo gli allenamenti, però. Quando uscivo dal campo, però, salivo in macchina sporco e lì mi cambiavo con frack e papillon» [Ugo Trani, Mes 8/10].
Conte gioca a pallone con i giornalisti
Il Conte c.t. azzurro è un altro uomo rispetto a quello che allenava la Juventus. Il Conte c.t. è infatti ecumenico, privo di spigoli, impegnato a pacificare l’ambiente non solo con le parole ma pure con i fatti. La notizia di ieri è la discesa in campo del c.t. per una partitella con i giornalisti al seguito della Nazionale. Conte, per altro, ha pure segnato due gol anche se la sua squadra è uscita sconfitta dal campo: 7-11 [Cds 8/10].
Sarri, l’allenatore che legge Bukowski
L’allenatore dell’Empoli Maurizio Sarri legge Charles Bukowski: «Grazie a lui ho scoperto John Fante. Ora Mario Vargas Llosa, con colpevole ritardo». È alla prima esperienza in Serie A, in passato ha lavorato in banca: banca. «Mi occupavo per il Montepaschi di transazioni fra grandi istituti: 15 anni fa. Ho lavorato a Londra, in Germania, Svizzera e Lussemburgo. Poi ho scelto come unico mestiere quello che avrei fatto gratis. Ho giocato, alleno da una vita, non sono qui per caso. Mi chiamano ancora l’ex impiegato. Come fosse una colpa aver fatto altro» [Francesco Saverio Intorcia, Rep].
L’America ripudia Michael Phelps
Michael Phelps, Mister Gold, 18 ori olimpici, è stato squalificato per sei mesi. In più niente mondiali di nuoto a Kazan, ultima manifestazione importante prima di Rio 2016. L’America non lo vuole. «Preferiamo atleti esemplari, non chi danneggia la nostra immagine. In nazionale si rappresenta il paese non se stessi», ha dichiarato Chuck Wielgus, direttore esecutivo dell’Usa Swimming. Cos’ha fatto Phelps? Il 30 settembre è stato fermato di notte dalla polizia del Maryland per guida pericolosa: la sua Range Rover andava troppo forte. A 84 miglia orarie (135 km/h) quando il limite era di 45. In più il ragazzo era sbronzo: tasso di alcol oltre il doppio del consentito. Verrà multato, niente patente, dovrà andare in rehab, frequentare un programma di sei settimane per guarire dai problemi dell’alcol. Era già stato arrestato per lo stesso motivo quando aveva appena 19 anni, e se l’era cavata con 18 mesi in libertà vigilata [Emanuela Audisio, Rep 8/10].
Secondo Emanuela Audisio «tutto giusto. L’America sul tema ha una sensibilità particolare, non vuole piangere troppe vittime della strada. Ma Phelps che è un atleta, grande, grandissimo, però senza incarichi istituzionali, ha avuto la stessa condanna di Tavecchio, che è un presidente federale. Sei mesi di inibizione che scadranno il 6 aprile 2015. La decisione di escludere il nuotatore anche dai mondiali, in cui tra l’altro si era già qualificato nei 100 farfalla e nei 200 misti, sembra un’ulteriore punizione. Perché lo sportivo, in difficoltà, deve essere colpito non nel suo essere cittadino, ma nel suo mestiere? Cosa c’entrano le gare con una notte alticcia? O forse dietro c’è un altro vizio? (proveniva da un casinò). Per gli stessi motivi nel nostro campionato non dovrebbero giocare molti calciatori».
L’Uefa blocca Tavecchio per sei mesi per le frasi razziste
Carlo Tavecchio, presidente della Figc dallo scorso 11 agosto, non potrà partecipare o farsi nominare in eventuali Commissioni europee per i prossimi sei mesi (in realtà non sono previsti rinnovi di cariche se non fra due anni) e dovrà astenersi dal prendere parte al Congresso Uefa in agenda il 25 marzo 2015. Così ha deciso la Commissione Etica e Disciplina dell’Uefa. La decisione arriva a distanza di due mesi e mezzo dall’uscita dell’allora candidato forte alla presidenza federale. Tavecchio parlò di «...extracomunitari che prima mangiavano le banane...e che, ora, giocano nel nostro campionato, magari nella Lazio...». Lo fece davanti ai delegati della Lega Dilettanti: era il pomeriggio del 25 luglio e, da lì a due settimane, sarebbe cominciata, fra le polemiche, la sua era [Guglielmo Buccheri, Sta 8/10].
Tavecchio viene sanzionato, tecnicamente non si può parlare di squalifica internazionale perchè il numero uno della Figc potrà, ad esempio, seguire l’Italia lunedì nella trasferta di Malta rappresentando la federazione negli impegni ufficiali fra delegazioni. La pena Uefa assume più i connotati del patteggiamento, un accordo fra le parti recepito dalla Commissione Etica e Disciplinare di Nyon [Guglielmo Buccheri, Sta 8/10].
A metà pomeriggio, interpelliamo il presidente che secondo la vulgata, di Tavecchio è stato l’apripista. Claudio Lotito è sereno. Soddisfatto: «Abbiamo già detto più volte che Tavecchio espresse i giusti concetti nel modo sbagliato». La squalifica che Lotito rifiuta di riconoscere come tale: «È tutt’altro, è un qualcosa di concordato» è comunque «viene accettata di buon grado». In più, aggiunge il presidente della Lazio, lo stop non turba il numero uno della nostra Federazione perché, giura Lotito: «Tavecchio non aveva alcuna intenzione di far parte delle commissioni». Quindi, nulla di fatto e palla al centro, magari ancora con Lotito di azzurro vestito: «Ma indossai la felpa della Nazionale solo perché diluviava». Piove ancora, ma chi sa usare l’ombrello, insegna il sommo Altan, sa sempre come difendersi [Malcom Pagani, Fat 8/10].
Il più giovane calciatore squalificato per razzismo
Un ragazzo di sedici anni che nella stagione scorsa giocava negli Allievi Nazionali del Milan è stato squalificato dal tribunale nazionale federale per cinque giornate per aver rivolto ad un avversario un insulto razzista. Da ieri, giorno in cui è stata pubblicata la sentenza, Cosimo Marco La Ferrara (peraltro già entrato nella scuderia di Mino Raiola) è diventato il più giovane calciatore squalificato per le nuove regole sul razzismo. Il fatto risale al 24 marzo scorso, derby Milan-Inter, condito da una «manita» , da un insulto razzista («negro di m…») e da uno schiaffo sferrato dall’offeso Justice Opoku [Laura Bandinelli, Sta 8/10].
Peggiorano le condizioni di Bianchi
Dal Mie General Hospital il team Marussia ha emesso un comunicato sulle condizioni di Jules Bianchi, il venticinquenne francese vittima di un grave incidente domenica nel GP del Giappone. Il pilota nel terribile urto contro il carro gru, ha riportato «un danno assonale diffuso», Per “danno assonale diffuso” si intende una lesione dovuta alla rotazione del capo in seguito al trauma rispetto al collo e al resto del corpo. Una diagnosi considerata la maggior causa di persistente o di grave disabilità nei pazienti affetti da trauma cranico o nei casi più gravi, di decesso [Claudio Russo, Mes 8/10].
Doppia indagine sull’incidente di Bianchi
Il presidente della Fia, Jean Todt, ha ordinato a Charlie Whiting, direttore di gara, di presentare con urgenza una relazione sui fatti, inclusa la comparsa di una bandiera verde di via libera esposta in maniera inappropriata. Si immagina, in particolare, che Whiting dovrà spiegare come mai dopo l’incidente di Adrian Sutil, al giro precedente e nello stesso punto di Bianchi, non è uscita la safety car: il francese ha impattato contro la gru che stava rimuovendo la Sauber del tedesco. L’inchiesta della Fia sarà affiancata, probabilmente, da un’altra, autonoma, invocata da Bernie Ecclestone. Meglio abbondare con le indagini che cercare di far finta di nulla [Flavio Vanetti, Cds 8/10].