la Repubblica, 8 ottobre 2014
Michele Serra invoca un minimo di equilibrio nella discussione sugli Ogm. Chi si oppone non ha niente a che vedere con i fattucchieri di stamina e chi è favorevole non è necessariamente al servizio di un dottor Frankestein o di avidi mercenari
La goffa stretta burocratica del ministro dell’Interno Alfano sulle unioni civili contratte all’estero ha il fondamentale torto di non riuscire a rappresentare più niente, non il governo, non il dibattito in corso, non l’evoluzione dei costumi, non la inarrestabile globalizzazione delle attitudini e perfino delle abitudini. Come voler fermare il mare con un rastrello. Ma Alfano ha una giustificazione, ed è la prolungata viltà legislativa del nostro Paese di fronte a una società in galoppante evoluzione, nella quale lo strenuo concetto di “famiglia tradizionale” è diventato così stretto da calzare male anche a buona parte dell’opinione pubblica cattolica. Perfino il Sinodo sembra discutere di famiglia, in questi giorni, con minore nervosismo e fragilità di quanto abbia dimostrato lungo gli anni, con qualche volonterosa ma impotente eccezione, il Parlamento italiano, paralizzato dalla pretesa di non scontentare alcuno e per questo scontentando tutti. Andrà a finire che sarà il Papa, dopo avere ridotto alla ragione gli oppositori interni, a suggerire alla politica italiana di non essere così spaventata e impotente di fronte al mondo che cambia. Figlioli – dirà l’uomo in bianco – fatevi coraggio e mettete giù finalmente una legge decorosa. Mica potete pretendere che sia proprio io a levarvi le castagne dal fuoco...