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 2014  ottobre 08 Mercoledì calendario

Sempre più giovani se ne vanno all’estero. Per ogni straniero che sbarca da noi, due italiani lasciano il Belpaese. Attenzione: non è l’emigrazione di una volta, con la valigia di cartone. È una vera fuga di cervelli

Che sia una buona notizia oppure no, è difficile a dirsi. Di sicuro, per un lavoratore straniero che arriva in Italia, almeno due italiani se ne vanno all’estero. Secondo i dati raccolti nell’ultimo «Rapporto Italiani nel Mondo», pubblicato dalla Fondazione Migrantes, lo scorso anno sono partiti 94.126 italiani, in aumento sul 2012 di circa il 16%. Un altro balzo in avanti che conferma una tendenza che va di pari passo con la crisi economica: nel 2011 gli «expat» nostrani erano più di 60 mila, l’anno dopo sfioravano gli 80 mila e oggi il saldo delle presenze è ancora positivo, con la soglia dei 100 mila sempre più vicina.
A cambiare è la classifica delle destinazioni preferite: al primo posto non c’è più la Germania, scivolata in seconda posizione, ma il Regno Unito, con 12.933 nuovi iscritti all’Aire, l’anagrafe italiana dei residenti all’estero. Al terzo posto la Svizzera (con 10.300 presenze, in aumento del 16%) e poi la Francia (8.400, più 19%). A preparare le valigie sono più gli uomini delle donne, mentre la classe di età più rappresentata è quella che va dai 18 ai 34 anni (36,2%), a seguire si parte tra i 35 e i 49 (26,8%). Da dove arrivano? Il podio per quest’anno se lo aggiudicano Lombardia, Veneto e Lazio.
Cittadini del mondo
Nel mondo sono 4.482.115 i cittadini italiani iscritti all’Aire, quasi 141 mila in più rispetto allo scorso anno. La maggior parte delle iscrizioni - circa 2 milioni e 300mila - sono per espatrio, seguite dalle nascite, circa un milione e 700mila. L’Argentina è il primo paese di residenza (725 mila), seguita da Germania (665 mila), Svizzera (570 mila), Francia (378 mila), Brasile (332 mila), Regno Unito (223 mila), Canada (136 mila) e Australia (134 mila). Da dove si parte? Poco più della metà degli italiani iscritti all’Aire è di origine meridionale - più di 1,5 milioni del Sud e circa 800 mila delle Isole - il resto si divide equamente tra Nord e Centro. Ma quali sono le regioni che possono contare sulle comunità più numerose? Domina la Sicilia con il 15 per cento sul totale, seguita da Campania e Lazio, agli ultimi posti Trentino Alto Adige, Umbria e Valle d’Aosta.
Sempre più i frontalieri
Sono sempre più anche i lavoratori che ogni giorno arrivano in Canton Ticino, una delle mete più ambite. I frontalieri tra il 2003 e il 2008 sono passati da 33 mila a 41 mila, e oggi sono circa 59 mila. Secondo il dossier della Fondazione Migrantes, anche la mobilità regionale è sempre più significativa: nel 2012 circa l’85% dei cittadini veneti si è cancellato e reiscritto in un comune diverso della stessa regione. In Lombardia, Piemonte e Friuli Venezia Giulia le percentuali di mobilità sono tra l’80 e l’84%. E tra una regione e l’altra? Basilicata e Molise registrano frequenti spostamenti verso le confinanti, mentre Calabria e Puglia resistono con il più classico dei modelli, che riguarda quasi esclusivamente lo spostamento verso il Nord e il Centro. I poli di attrazione sono soprattutto Lombardia e Piemonte per il Nord Ovest, Veneto ed Emilia Romagna nel Nord Est, Lazio nel Centro.
Già pronti a partire?
Bella, ma non ci vivrei. Secondo la ricerca di Coldiretti, realizzata in concomitanza con i risultati del dossier Migrantes, un giovane italiano su due assicura di essere pronto a trasferirsi all’estero per cercare il lavoro che in patria non spera nemmeno più di trovare. Le motivazioni ricorrenti tra chi ha già la valigia se non in mano, sotto il letto? L’Italia è un Paese «fermo», dove non si prendono mai decisioni, poi c’è il problema delle troppe tasse e la cronica mancanza di meritocrazia.
I più intenzionati a lasciare mamma e papà sono i giovani tra i 18 e i 19 anni, la percentuale sale di pari passo con il grado di istruzione.