Libero, 7 ottobre 2014
Lo scrittore Albert Camus morì in un incidente stradale. Lo slavista Catelli sostiene che fu provocato dal Kgb e dal servizio segreto francese
Una macchina, la mattina del 4 gennaio del 1960, sbanda e finisce contro uno dei platani che costeggiano la strada che da Thoissey, nella Francia centrale, porta verso Parigi. A bordo si trovano il premio Nobel per la letteratura Albert Camus, l’editore Michel Gallimard con sua moglie Janine e la figlia Anne. Lo scrittore morirà al momento dell’impatto mentre, Gallimard spirerà all’ospedale qualche giorno dopo. La consorte testimonierà di aver sentito, poco prima dell’incidente, uno scossone così violento da farle supporre un blocco della ruota o la rottura di un semiasse. E così l’accaduto venne archiviato dalla magistratura.
Nel 2011, però, lo slavista e poeta Giovanni Catelli, ottimo conoscitore della cultura ceca, incontra Maria Zabranova, moglie dello scrittore e traduttore Jan Zábrana. Viene così a sapere che le edizioni francese e italiana delle memorie del marito non riportano le pagine in cui l’autore ceco ipotizza che l’incidente a Camus sia stato provocato dal Kgb sovietico per vendicarsi delle prese di posizione del Nobel contro l’invasione dell’Ungheria del 1956. Nel 2013, poi, Catelli per le edizioni Nutrimenti dà alle stampe Camus deve morire e la polemica si sparge a macchia d’olio. La notizia rimbalza sulla stampa europea: il settimanale francese Le Point intervista numerosi biografi di Camus che si dimostrano scettici riguardo alla ricostruzione proposta dallo studioso italiano. La vicenda è ripresa poi dall’inglese Observer e da lì dilaga ovunque.
Adesso però emerge un’importante conferma all’ipotesi di Catelli. «Alla fine della presentazione milanese del mio libro condotta da Antonella Fiori», ci racconta lo slavista, «l’avvocato Giuliano Spazzali mi ha riportato quanto gli aveva confidato verso la fine degli anni Sessanta nel corso di ripetuti colloqui, Jacques Vergès», celebre avvocato transalpino noto per aver difeso i militanti antifrancesi algerini all’epoca della Guerra di Algeria, l’ufficiale delle SS Klaus Barbie (soprannominato «il Boia di Lione»), il primo ministro iracheno Tarik Aziz e molti altri. «Anche per Vergès», continua Catelli, «secondo Spazzali, Camus sarebbe stato eliminato dal Kgb con il tacito accordo dei servizi segreti francesi.
Durante le loro conversazioni l’avvocato francese era ritornato più volte sulla questione. Ed è plausibile che fosse a conoscenza di testimonianze dirette visti gli ambienti che frequentava». Tuttavia l’incredulità domina ancora in Francia. Oltralpe «l’opinione pubblica è abbastanza conservatrice», ribatte lo studioso italiano, «sia perché è sciovinista, e non vuole che qualcuno che non è francese parli di cose francesi, sia a seguito di preclusioni ideologiche. Todd, per esempio, uno dei più recenti biografi di Camus, non nasconde il suo atteggiamento filosovietico e pensa che la mia ricostruzione intenda screditare l’Urss». Ma non tutti sono così.
Michel Onfray s’è detto convinto invece che i sovietici progettassero di eliminare Camus, ma che non lo avrebbero sicuramente fatto organizzando un incidente automobilistico. «E io mi chiedo come, allora?», insiste Catelli. Che ci sia dolo o meno nell’occultare l’accaduto è difficile dirlo. Le memorie di Zábrana nella versione francese e in quella italiana, che deriva da quella d’Oltralpe, sono ridotte a un centinaio di pagine quando l’originale sfiora le mille. Era quindi inevitabile da parte del curatore Patrik Ourednik selezionare le parti più interessanti per il pubblico occidentale. «È sorprendente però», assicura Catelli, «che abbia escluso proprio quelle righe dove Zábrana riportava l’ipotesi dell’assassinio di Camus per mano dei servizi segreti sovietici. Ho incontrato Ourednik più volte. E nei miei confronti è stato sempre gelido, poco aperto al confronto fino a ritenere le righe escluse poco interessanti».
Ma perché l’intelligence francese avrebbe avallato l’assassinio di un suo cittadino e per lo più di un Nobel? «La Francia è stata a lungo sotto l’influenza dell’Urss. Ne parla anche il libro La France sous influence», ribadisce Catelli. «De Gaulle è stato blandito per abbandonare la Nato su pressioni di Mosca, ad esempio. L’infiltrazione sovietica a Parigi era notevole in quegli anni, anche grazie al Partito comunista francese che allora era molto forte. Ed è vero che sarebbe stato difficile portare a termine una simile operazione senza un aiuto interno. E poi Camus era mal visto da molti: dai nazionalisti francesi per l’appoggio alla causa algerina, ma anche dai nazionalisti algerini perché contrario all’indipendenza dell’ex colonia».