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 2014  ottobre 07 Martedì calendario

La storia delle donne e del califfo al Baghdadi. Perché si fanno saltare per aria, perché si vogliono sposare a un guerriero

Pensare che le donne non siano protagoniste della storia è un errore in cui molti incorrono, soprattutto fra coloro che amano camuffare i propri desideri con la veste di fatti realmente accaduti. Per intenderci, chi non avrebbe mai voluto che le donne facessero la storia, come oggi la stanno facendo in un quadrante infuocato contro l’integralismo salafita dell’Isis, si sollazzano con l’idea che la loro sia sempre stata un’esistenza di passaggio. Ma è la storia stessa a smentire questo assunto, tanto infondato quanto strumentale; chi oggi si stupisce della presenza delle donne soldato curde contro lo Stato Islamico di Al Baghdadi, certo si sente molto vicino alle posizioni dei falsi moderati, qui e in tutto l’Occidente, che con una mano sbandierano la condanna verso l’integralismo mentre con l’altra agitano il vessillo del burqa come libertà religiosa. Sostenuti da un certo veterofemminismo d’annata, che ha da tempo barattato la libertà con posizioni di potere. Quella che combattono le donne curde è una guerra non solo contro i carnefici che sgozzano, stuprano e sequestrano in lungo e in largo per il quadrante mediorientale, ma anche e soprattutto contro l’indifferenza e la falsa condivisione di un Occidente che prima di agire si riserva sempre la facoltà di decidere se convenga o meno sporcarsi le mani, mentre a migliaia muoiono o perdono la libertà. NORA E YUSRA Che permette la fuga di ragazzine come la quindicenne franco-marocchina Nora el-Bathy dalla Francia o la sedicenne Yusra Hussien dall’Inghilterra, per unirsi ad un jihad di cui non conoscono nemmeno il significato e nel quale finiranno ad essere vendute come schiave sessuali per quei miliziani che sgozzano sangue del loro sangue. E che non esitano ad ucciderle una volta che sono consumate sotto il peso dei loro sudici corpi sporchi del sangue di innocenti. Si può essere donne e jihadiste, questo lo testimoniano le centinaia di miliziane, che sotto quel niqab che per qualcuno qui è segno di libertà, diventano oggetti senza nome e senza volto. Spettri neri dalle movenze invisibili, per le quali la coscienza si risveglia solo un attimo prima della fine. Ma si può anche essere donne e combattere per la libertà. Le donne curde, che mettono la propria vita su un piatto pur di non cadere vittime dell’orrore jihadista di stampo salafita, combattono senza paura, a viso aperto, sfidando un mostro che spesso si nasconde dietro a vestiti eleganti e alberghi lussuosi. Sorridono, sedute l’una accanto all’altra, con dentro la consapevolezza che domani potrebbe non essere un giorno di sole e che ogni sera è quella giusta per i saluti finali. Ma anche che ogni giorno è un giorno di libertà, di lotta e di coraggio, un giorno accanto alle donne e agli uomini che vedono minacciata la propria vita dalla furia integralista armata dall’Occidente traditore. SORRISO E SPERANZA Hanno lo stesso sorriso e lo stesso coraggio delle donne immigrate, qui nella nostra bella ma ferita Italia, per le quali ogni momento è quello giusto per scappare da un inferno di quattro mura, per difendere i propri figli e figlie, per posare un mattoncino sulla via della lotta all’integralismo domestico e all’ambiguità di alcune comunità, nel silenzio generale sempre più estremizzate. Nei sorrisi delle donne soldato curde rivedo Rachida, Sanaa, Hina e tante altre che hanno preferito perdere la vita piuttosto che piegarsi, abbassare lo sguardo, dire sì e divenire schiave di un padrone che non fosse il proprio cuore. Mentre l’estremismo salafita dell’Isis infetta altre città e avanza indisturbato nonostante i blandi bombardamenti di quegli amici ora divenuti nemici, se sei donna e vuoi rimanere libera hai due sole scelte: resisti e muori subito o combatti e vivi nella speranza di poter un giorno vedere la fine di questo orrore. VIRUS ESTREMISTA Diffidate sempre di chi vi chiede: da che parte stai? Con le donne curde o con le jihadiste? Sempre il virus estremista tenterà, con questo e altri artifici psicologici, di dividere le donne e di spezzare quel filo che unisce un genere intero alla sua umanità di fondo. Io sto con le donne, con quelle che combattono l’estremismo, con quelle che sbagliano perché sono ottenebrate, con quelle che muoiono per difendere la propria libertà e anche con quelle che per paura si piegano, sperando che la morte le sfiori senza toccarle. FERMARE L’ODIO Non posso e non voglio mai dimenticare che l’estremismo e il buonismo hanno diviso le donne, mettendo le une contro le altre e spacciando per libertà quel che invece è solo il frutto della sottomissione. Le donne, in qualsiasi quadrante si trovino, continuano a fare la storia, a combattere guardando in faccia le bestie figlie dell’integralismo salafita. Che prima di ucciderle abbassano gli occhi, sapendo che quel sangue farà nascere altre mille combattenti pronte ad immolarsi pur di fermare un odio a cui il mondo intero ha da tempo venduto i suoi figli.